Su Palermo Today tre ore fa è comparsa la seguente notizia: “Dopo 11 anni riparte a Bagheria il servizio di trasporto pubblico locale”. Subito dopo il sottotitolo riporta la fiduciosa dichiarazione del sindaco Filippo Maria Tripoli (esponente della Lista Civica Radici Future): “Con la riattivazione del servizio si vogliono raggiungere due obiettivi: diminuire i veicoli in circolazione nei centri urbani e offrire un utile servizio a Bagheria”.
Incuriosito dalla notizia, che riguarda il paese dei miei genitori nel quale anch’io ho vissuto per alcuni anni, ho continuato la lettura.
Ho scoperto così che saranno attivate due linee separate: la Linea A (definita “mare”) e la Linea B (“monte”): la prima collegherà il centro di Bagheria con la frazione marinara di Aspra e si suddividerà in due sub-linee, una di andata e una di ritorno (“che si differiscono soltanto per l’itinerario pur percorrendo le stesse strade”: che cosa voglia dire spiegatemelo voi), mentre la seconda collegherà il centro con contrada Consona, a monte dell’autostrada, e con il cimitero, situato a ridosso della SS 113, suddividendosi anch’essa in due sub-linee.
Meraviglioso! Ben due linee o quattro sublinee che dir si voglia! Pensavo già a un servizio pubblico fantastico, con corse continue fra il centro di Bagheria e la periferia…. Ma poi ho scoperto che le linee avranno “una sola corsa al giorno con il seguente orario: Linea A1 Mare (andata) ore 7:00; Linea A2 Mare (ritorno) ore 13:45; Linea B1 Monte (andata) ore 9:45; Linea B2 Monte (ritorno) ore 11:00; Linea B3 Consona cimitero ore 8:15; Linea B4 cimitero Consona ore 12:15”.
Temendo di non aver capito bene, ho letto e riletto: ma la notizia è proprio questa. In altre parole, sono state istituite appena sei corse al giorno, di cui nessuna pomeridiana e nessuna nei giorni festivi.
Il bello è che viene aggiunto subito dopo che “tali scelte sono state effettuate tenendo conto del PUM, il piano urbano di mobilità e alla ubicazione dei bacini di utenza”. Un PUM che è davvero una fucilata alla schiena delle fiduciose speranze dell’amministrazione di “diminuire i veicoli in circolazione nei centri urbani e offrire un utile servizio a Bagheria”.
Non manca peraltro la puntigliosa indicazione delle tariffe (“il biglietto di corsa semplice venduto a terra avrà un costo di 1,20 euro; quello di corsa semplice venduto a bordo € 1,50; il biglietto giornaliero costerà 5 euro; l’abbonamento settimanale 15 euro; l’abbonamento mensile 48 euro”) e delle sanzioni per i trasgressori pescati senza biglietto. Infine si aggiunge (con concordanza verbale discutibile) che “il ricavo dei biglietti competeranno ad AST” e che “il servizio peserà sulle casse comunali 6.525,47 euro al mese più iva, per un totale sino a 31 dicembre 2021 di 45.678,27 euro”.
Va detto che il servizio di trasporto pubblico era stato gestito dall’AST fra il 1991 e il 2011, sino a quando il Comune non fu più in grado di garantire economicamente il servizio, e che “in seguito AST avviò un procedimento monitorio per il recupero coattivo del credito vantato”.
Ora, pensando che Bagheria conta oggi oltre 53.000 abitanti, ho pensato di confrontare la situazione del suo trasporto pubblico con quella di tre cittadine scelte a caso in altre regioni (una del Nord, una del Centro e una del Sud) fra quelle che hanno più o meno la stessa popolazione. Ebbene: a Gallarate (Varese) ci sono 5 linee di autobus, ognuna con almeno 12 corse al giorno fino alle 20 di sera; a Civitavecchia (Roma) esistono sette linee di trasporto pubblico + una linea speciale, tutte con almeno una corsa l’ora e fino a sera; ad Acerra (Napoli) le navette urbane garantiscono oltre 70 corse giornaliere.
Forse però il confronto va fatto con la situazione in Sicilia; ma in tal caso è desolante notare come in quasi tutti i grossi centri dell’isola (paesi con oltre 30.000 abitanti) non esistano quasi mai linee regolari di trasporto pubblico urbano; inoltre, in capoluoghi come Caltanissetta dopo le 18 di sera non esistono autobus dalla stazione ferroviaria di Xirbi al centro e in molti paesi i collegamenti sono garantiti parzialmente solo dagli autobus extraurbani (ad es. a Bagheria ricordo che si saliva sui bus AST alla Punta Aguglia per scendere in Corso Umberto o a “Palagonia”).
Così era cinquant’anni fa, così è ora, nel terzo millennio.
Il fatto è che i mezzi pubblici in Sicilia, oltre che rari, mal gestiti, mal funzionanti e poco funzionali, devono cozzare contro una mentalità di fondo che non ha mai amato troppo ciò che è “pubblico”. Molti, poi, scoraggiati dai disservizi o dall’inesistenza dei servizi, optano da sempre sui mezzi propri: si innesta così un perverso meccanismo senza via d’uscita, che si morde la coda: pochi prendono l’autobus e vanno in macchina perché non c’è un servizio adeguato e non c’è un servizio adeguato perché pochi prendono l’autobus e vanno in macchina.
Lasciamo però che, almeno per oggi, il giovane sindaco di Bagheria si rallegri del grande passo avanti fatto nel settore del trasporto pubblico della sua cittadina; una goccia d’acqua nell’oceano sconfinato dell’inefficienza desolante dei servizi pubblici è pur sempre qualcosa.