La morte di Theodorakis

Ho appreso da poco la notizia della scomparsa del grande compositore greco Mikis Theodorakis, autore fra l’altro della colonna sonora del film cult del 1964 “Zorba il greco” e icona della resistenza alla dittatura dei colonnelli, morto all’età di 96 anni in un ospedale di Atene.

Leggo sulle varie fonti giornalistiche, oltre alla notizia della morte di Theodorakis, le sintetiche note biografiche, pressoché tutte identiche e spesso scopiazzate da Wikipedia (divenuta ormai fonte di cultura massima del nostro tempo).

Vorrei allora aggiungere qualche nota meno “wikipedizzata”.

Nato a Chio nel 1925, Theodorakis studiò al conservatorio di Atene; nel frattempo militava nella resistenza greca durante l’occupazione nazi-fascista. Subì dunque, già giovanissimo, arresti e torture: conobbe i campi di concentramento, compreso quello famigerato sull’isola di Makrònissos, e la deportazione a Icaria; contrasse anche la tubercolosi. Nel 1950, messo in libertà, si diplomò al Conservatorio dell’Odeion.

Negli anni Cinquanta iniziò una brillante attività artistica viaggiando in Europa (fu a Parigi e Mosca) e componendo pezzi sinfonici, musiche per balletto e per film.

La fama internazionale gli venne dalla composizione di splendide colonne sonore per il cinema: nel 1962 compose le musiche di “Fedra” di Jules Dassin, con Melina Mercouri nel ruolo della protagonista; famosissima e di grande successo fu poi la sua colonna sonora del film “Zorba il greco” di Michael Cacoyannis (1964), con Anthony Quinn protagonista: la canzone principale, il famosissimo “Sirtaki”, fu a lungo in testa alle Hit Parade europee.

Anthony Quinn e Alan Bates nel film “Zorba il Greco” danzano il sirtaki di Theodorakis

Theodorakis fondò e diresse un’orchestra sinfonica classica; contemporaneamente decise di misurarsi con la canzone popolare greca, la cui ricchezza musicale, accumulata attraverso una lunga e complessa tradizione, gli sembrava straordinaria, ma menomata da una deludente povertà sul lato dei testi. Mise perciò in musica (usando semplici ritmi popolari) otto parti di un poema di Yannis Ritsos (suo compagno di prigionia a Makrònissos) del 1936, “Epitàfios” (Venerdì Santo), nel quale una donna del popolo, implicitamente paragonata alla Madonna, piange il figlio ucciso durante una manifestazione di lavoratori.

In realtà, “l’aspirazione a comporre una musica dal carattere nazionale a partire da un recupero «non folkloristico» delle forme popolari spinse il compositore a ricercare un linguaggio musicale che, da un lato potesse essere compreso da un pubblico più ampio possibile e, dall’altro, contenesse  elementi  della  cultura  «alta».  Se  il  primo  aspetto […] coincide con il recupero e l’appropriazione di elementi propri del rebetico, il secondo viene ottenuto attraverso la creazione di uno stile riconoscibile che egli stesso definì  «metasinfonico»:  uno  stile  ottenuto  combinando  le tecniche  di  scrittura  corale  e  sinfonica  con  quelle  della  canzone  popolare  e,  al  tempo stesso, realizzato inserendo strumenti greci tradizionali (come il bouzouki o il baglamás) all’interno dell’orchestra sinfonica occidentale, quindi mantenendosi all’interno di uno «status classico»” (E. Pavese).    

Da allora (1960), Theodorakis si collocò al centro del rinnovamento della vita musicale, artistica e culturale della Grecia, impegnata a sconfiggere la povertà e l’arretratezza e a sollevarsi a dignità democratica dopo la guerra civile seguita alla seconda guerra mondiale. Nacque allora, soprattutto grazie a lui e alla sua notorietà internazionale, una vera febbre culturale e politica, che fu però brutalmente fermata dal colpo di stato militare dei “colonnelli” del 21 aprile 1967.

Al momento del “golpe” Theodorakis era presidente del movimento giovanile “Lambrakis” e deputato dell’EDA, il nuovo partito della sinistra Greca (il partito comunista era fuorilegge dagli anni della guerra civile). Il Maestro si schierò, naturalmente, contro il regime: dopo pochi mesi passati in clandestinità fu arrestato e detenuto nelle carceri di Korìdallos. La sua sua fama mondiale gli salvò la vita: fu posto agli arresti domiciliari, prima a Vrachàti, poi nel villaggio di Zàtuna, sui monti dell’Arcadia, sotto stretta sorveglianza di polizia e fra continue intimidazioni rivolte anche ai suoi familiari (la moglie Mirtò, il piccolo figlio Yorgos e la figlia Margarita). In Grecia le sue musiche furono proibite, ma circolavano ovunque clandestinamente, diventando voce ed emblema della Resistenza al fascismo.

Una forte campagna di pressione internazionale, che coinvolse il Consiglio d’Europa, reclamò la sua liberazione, che però arrivò solo nel 1970, dopo un altro periodo di carcere e di ricoveri in ospedali per i continui scioperi della fame ad oltranza.

Da quel momento, tutta la sua attività fu votata, in giro per il mondo, alla lotta per la libertà della Grecia. Del resto, anche nelle carceri era riuscito a comporre molti brani indimenticabili, spesso in collaborazione con molti altri poeti (fra i quali Yorgos Seferis, Manolis Anaghnostàkis e Alexandros Panagulis, il famoso patriota compagno della giornalista Oriana Fallaci). Aveva anche curato altre due famose colonne sonore: nel 1967 quella del film “Z- L’orgia del potere”, di Costa Gravas (sull’assassinio del deputato di sinistra Grigoris Lambrakis e premio Oscar per il miglior film straniero), nel 1973 quella di “Serpico” di Sidney Lumet, con Al Pacino.

Dopo la caduta dei colonnelli, Theodorakis tornò in patria e fu eletto deputato per il Partito Comunista di Grecia. Un memorabile momento di libertà fu nel 1977 l’esecuzione al teatro Licabetto della sua splendida canzone “Ena to chelidoni” (“Una sola rondine”), su versi di Odysseas Elytis, che fu cantata da Grigoris Bithikotsis con la direzione del Maestro e davanti a un pubblico di giovani entusiasti per il ritorno della democrazia dopo anni di violenze e soprusi. Mirabile testimonianza ne resta in un video reperibile su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=UYCx__znSD8.

Grigoris Bithikotsis esegue “Ena to chelidoni” sotto la direzione di Mikis Theodorakis (1977)

“Una sola rondine / ed una primavera che costa molto… / perché ritorni il sole / ci vuole molto lavoro. / Ci vogliono migliaia di morti che stiano sulle ruote, / ci vuole che i vivi diano il loro sangue. / O mio Dio capomastro, / mi hai creato fra i monti, / o mio Dio capomastro, / mi hai creato sul mare” (Ενα το χελιδόνι).

Theodorakis si impegnò a fondo per la riconciliazione tra i Greci, accettando il governo liberale di Karamanlìs purché non si riaprissero le vecchie ferite del suo popolo e si intraprendesse un cammino di reale democratizzazione; in tal senso si impegnò per l’integrazione europea, per il superamento dei pregiudizi reciproci con i Turchi, per sconfiggere l’intolleranza politica, l’affarismo e la dilagante corruzione. E quando il governo socialista di Andreas Papandreou gli apparve corrotto e autoritario, arrivò persino a sostenere momentaneamente l’opposizione di centro-destra. Ovviamente per questo “voltafaccia” fu malvisto sia dai comunisti brezneviani sia dall’estrema destra; molti amici gli voltarono le spalle, compresa la sua cantante migliore, Maria Faranduri, entrata in parlamento con i socialisti del PA.SO.K.

Il settantesimo compleanno di Theodorakis nel 1995 e la scomparsa di Papandreu l’anno dopo consacrarono la riconciliazione tra il grande musicista e la sinistra, anche quella di governo. Decine di concerti in suo onore rilanciarono la sua figura, magari col rischio di farne un riduttivo “monumento nazionale”. Il Maestro continuò sempre a lavorare, nonostante gli anni e la salute malferma, compondo nuove musiche ed eseguendo acclamati concerti in tutta l’Europa. Nel 2005 Theodorakis vinse ad Aquisgrana il Premio del Consiglio Internazionale della Musica dell’Unesco; gli organizzatori vollero rendere così omaggio al suo impegno a favore della pace e della comprensione fra i popoli.

Non si contano le canzoni popolari di Theodorakis, ben note a chi è appassionato della Grecia moderna: vorrei ricordare qui almeno “Barca sulla spiaggia” (Βάρκα στο γιαλό), “Mio aprile” (Απρίλη μου), il bellissimo “Scoglio scoglio” (Βράχο βράχο), il celebre “Ragazzo che sorride” (Το γελαστό παιδί) e la già citata sublime “Unica rondine” (Ενα το χελιδόνι); ma faccio ingiustizia così a tante altre bellissime composizioni qui non citate, che resteranno anch’esse nella memoria di milioni di persone.     

Il 45 giri di Βράχο βράχο  
Il testo di “Το γελαστό παιδί” (“Il ragazzo che sorride”)

Ricordo che nel 2006, quando al Liceo Umberto, insieme con la bravissima collega Anna Maria Avena, curai un corso di Lingua e letteratura neogreca per gli alunni, insegnammo alcune canzoni di Thedorakis ai corsisti, cantandole con loro. E uno dei ricordi più cari che ho di tutta la mia carriera fu, alla conclusione di una di queste lezioni, la vista di queste ragazze e di questi ragazzi che scendevano contenti le scale dell’istituto e tornavano a casa sorridendo e cantando (in greco!) a squarciagola i ritmi di Thedorakis.

Magia della musica, della poesia, della scuola che diventa vita.

Di questo ricordo non potrò mai ringraziare a sufficienza il grande Maestro Theodorakis.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *