Novantasei anni fa, il 3 settembre 1925, nasceva a Bagheria mia madre, Giuseppina Rizzo. Ma nessuno la chiamò mai “Giuseppina”: infatti per la sua bellezza, e in particolare per i suoi occhi azzurri, fu subito soprannominata “Pupetta” e di questo nome non si liberò più.
La sua famiglia era molto numerosa, una di quelle famiglie cui il fascismo assegnava la medaglia d’oro per prolificità: mio nonno Matteo era un industriale della conserva di pomodoro e con la moglie Rosa Sciortino ebbe in tutto dieci figli, senza contarne altri morti prematuramente.
Dopo aver studiato al Liceo classico “Meli” a Palermo, “Pupetta” si laureò in Matematica all’Università di Palermo.
Dal 1950 insegnò alla scuola media, prima in provincia di Benevento, poi dal 1952 (dopo le nozze con mio padre, avvenute proprio il 3 settembre in occasione del suo 27° compleanno) per tantissimi anni a Genova.
Qui fu tra le prime insegnanti a sostenere ed attuare concretamente il nuovo metodo di lavoro nelle cosiddette “classi differenziali”.
Infine dopo il 1976 rientrò a Bagheria insegnando alla Scuola Media “Carducci” fino al pensionamento (nel 1991).
Ebbe la gioia, a ottant’anni, di diventare nonna di mio figlio Andrea, nato nel 2005, che non ha invece potuto conoscere gli altri suoi nonni.
È mancata il 30 novembre 2017, proprio nel giorno di Sant’Andrea, a 92 anni di età.
Come diceva la didascalia di un quadretto che si trovava nella casa dei miei genitori, “Due cose non ti abbandoneranno mai: l’occhio di Dio che ti vede ovunque e il cuore della Mamma che ti segue sempre”.