Las uvas de la suerte

Dieci anni fa ci trovavamo in Spagna, a Barcellona, per il fine anno. In quell’occasione, durante un ottimo cenone in un ristorante vicino al mare, ebbi modo di scoprire la tradizione locale relativa alla “nochevieja” (la “notte vecchia”, quella dell’ultimo dell’anno).

Questa usanza vuole che si saluti l’anno vecchio e si accolga quello nuovo mangiando dodici chicchi (“granos”) d’uva al ritmo dei dodici rintocchi di campana (“las campanadas”) che segnano la mezzanotte del 31 dicembre.

Coloro che riescono a ingurgitare tutti i chicchi d’uva in questo tempo, magari esprimendo un fulmineo desiderio a ogni chicco ingoiato (“pidiendo un deseo por cada uva”), avranno un anno pieno di fortuna e prosperità; non a caso l’uva consumata durante l’ultima notte dell’anno viene chiamata “uva de la suerte”, cioè “uva della fortuna”. L’uva, del resto, è fin dall’antichità simbolo di abbondanza, fecondità, prosperità e unione.

In Spagna sono due i luoghi principali in cui le persone si ritrovano per mangiare l’uva: a casa con la famiglia a coronamento del cenone di Capodanno o nelle piazze principali dei centri abitati. La Puerta del Sol di Madrid è il luogo più famoso dove lo si può fare: qui infatti i fatidici rintocchi sono suonati dalle campane dell’orologio della Casa de Correos, sede della “Comunidad de Madrid”: tutta la nazione consuma i chicchi d’uva all’unisono, grazie alla diretta radiotelevisiva trasmessa a livello nazionale.

Festeggiamenti per il nuovo anno alla Puerta del Sol (Madrid)

Per la precisione, non si contano – come da noi – i dieci secondi mancanti all’anno nuovo (10, 9, 8, 7, ecc.), ma allo scoccare della mezzanotte, quindi già nel nuovo anno, si seguono le “campanadas” (che alla Puerta del Sol sono distanziate fra loro di 3 secondi).

Varie sono le ipotesi sulle origini di questa tradizione: una riporterebbe all’anno 1909, anno in cui gli agricoltori spagnoli, in seguito ad una vendemmia particolarmente abbondante, avrebbero deciso – per smaltire l’eccesso di produzione – di diffondere la voce che l’uva, mangiata alla mezzanotte del nuovo anno, porti fortuna e prosperità. Tuttavia esistono documenti che dimostrano come questa usanza fosse già praticata in passato, per cui probabilmente l’eccedenza del 1909 si limitò ad estendere una tradizione già esistente.

Un’altra teoria riporta la tradizione in epoca un po’ più antica, al 1882, anno in cui il consiglio comunale di Madrid aveva vietato le feste in strada che si tenevano durante la notte dei Re Magi, tra il 5 e il 6 di gennaio (in Spagna l’Epifania, chiamata “i Re Magi”, è la festa principale del periodo natalizio: i re Magi qui prendono il posto di Babbo Natale e consegnano in tutte le case i regali ai bambini). Per reagire a quel drastico bando comunale, un gruppo di madrileni decise provocatoriamente di mangiare dell’uva (emulando così i ricchi) ai rintocchi della mezzanotte nelle vicinanze della “Puerta del Sol” di Madrid. Le cronache del tempo riferirono questa curiosa protesta, che avrebbe poi originato la tradizione nazionale.

Non manca infine un’ipotesi che farebbe derivare l’usanza dalla Francia (“l’uva benefica”).

Comunque sia, ogni anno gli spagnoli arrivano preparati alla fatidica scadenza: oggi esistono anche dei “kit” preconfezionati con dodici chicchi, pelati e senza semi, che consentono di ottimizzare i tempi della consumazione.

Inutile dire che non è facilissimo (specie per chi non è allenato) ingozzarsi ritmicamente di uva mentre suonano i rintocchi della mezzanotte. Ricordo che io mi cimentai audacemente con la prova; forse però l’ultimo chicco fu ingoiato fuori tempo massimo: ciò probabilmente mi costò caro, dato che l’anno che stava iniziando, il 2012, non fu poi per me uno dei migliori.

Nulla vi impedisce, però, di comprare “las uvas” e di provare anche voi, magari accompagnando l’“uva de la suerte” con un bel brindisi in spagnolo: “Arriba, abajo, al centro y pa dentro!”. Visti i tempi che corrono, vale la pena di cimentarsi; tanto, peggio di così…

Auguri a tutti, dunque! Con la speranza tenace che – uva o non uva –  il 2022, che nasce in un contesto quanto mai incerto e oscuro, si riveli migliore dei suoi due predecessori.

Dunque, ¡¡buena suerte y feliz aňo 2022!!

Buon anno!

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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