La valigia del Mago

Mio padre aveva un cugino che si chiamava Giovanni Sciortino. La mia nonna paterna, Giovanna Sciortino, era sorella di Tommaso, padre di questo Giovanni.

Io però nemmeno mi ricordavo del nome esatto di questa persona (ho dovuto farmi rinfrescare la memoria da mia cugina Giovanna, che è l’archivio vivente dei ricordi di famiglia, e ho avuto qualche altra notizia e una sua foto da Domenico Sciortino).

Giovanni Sciortino, il “Mago d’Italia”

Per me, fin da bambino, Giovanni era “il Mago d’Italia”.

Con questo roboante pseudonimo, fin da giovane (era nato nel 1910) aveva esercitato il mestiere di illusionista, iniziando al Cinema Nazionale di Bagheria con brevi spettacoli che teneva negli intervalli dei film in programma; poi però si era messo sempre più in grande: girava l’Italia (ebbe anche una casa a Roma) e guadagnava anche bene, sempre facendo il mago.

A Palermo riceveva vicino al Giardino Inglese, all’Hotel Excelsior; era organizzatissimo, con una segretaria molto sveglia. Lo studio aveva una doppia entrata, una delle quali era “segreta” e permetteva in caso di necessità una comunicazione riservata.

Una volta un funzionario della Finanza venne per fare un’ispezione e si qualificò con la segretaria. Questa gli disse di sedersi e aspettare, ma abilmente (attraverso l’uscita nascosta) riuscì a informare il mago (che stava “visitando” all’interno) dell’arrivo del nuovo visitatore. Quando quest’ultimo fu introdotto, il Mago lo accolse con un sorriso dicendo: “Lei è della Finanza, vero?”; il tizio fu “disarmato” dalle sensazionali capacità medianiche del taumaturgo e non chiese altro.

A Bagheria il Mago abitava all’inizio di Via Lo Re, vicino alla chiesa del Sepolcro; mio padre e i suoi fratelli, quando passavano di là, erano sempre cordialmente accolti dalla zia Ninfa Gagliardo (anzi, come mi racconta Giovanna, quando erano carichi di pacchi e pacchettini sapevano di poter passare “’nna zà Ninfa” per lasciarle in deposito quelli più ingombranti…).

Una volta, a Genova, quando ero piccolo, mio padre vide (non so se sul giornale o in un manifesto per strada) la notizia che il famoso Mago d’Italia era per qualche giorno nel capoluogo ligure; si invitava la cittadinanza ad accorrere numerosa dallo straordinario astrologo.

Mio padre trascrisse il numero di telefono e poi prenotò una “visita”, senza dire il suo vero nome. Quando si recò all’appuntamento, fu accolto dalla solita segretaria e aspettò pazientemente il suo turno. Dopo un’attesa piuttosto lunga, fu introdotto nella sala interna. Qui vide il grande Mago seduto a un tavolino, concentratissimo, con una sfera di cristallo davanti a sé e un cappello che ricordava l’apprendista stregone di Paul Dukas. Ma appena Giovanni Sciortino capì chi era il suo “paziente”, sbottò un po’ scocciato: “Tu si’?” (“Sei tu?”); ma poi scoppiò a ridere e abbracciò il cugino.

In quella occasione mio padre gli chiese come avesse fatto a vivere tutta la vita sfruttando le illusioni e la credulità del prossimo. . E lui rispose: “Forti ca ci criri unu, si’ a postu pi’ tutta la vita” (“Basta che ci crede uno, sei a posto per sempre”). In altre parole, se per abilità, fortuna o puro caso si riusciva a dare almeno un responso oracolare che poi si rivelava corretto, la fortuna era fatta; la persona “miracolata” ne avrebbe chiamate altre, avrebbe fatto propaganda, avrebbe passato la voce. Così era nato il successo del Mago, che era molto astuto e intelligente e all’evidente fortuna (che sapeva astutamente costruirsi) aveva unito una “professionalità” e un’astuzia non comuni.

Il Mago d’Italia, non so perché e non so quando, regalò a mio padre una valigia. Era color cuoio, in pelle, con due grosse cinghie: non ne ho foto originali, ma ne ho trovato su internet una pressoché identica e ne allego l’immagine.

Quella valigia comodissima fece su e giù per l’Italia, da Genova a Bagheria, sul Treno del Sole, non so quante volte. E ogni volta che dovevamo partire, ricordo che mio padre raccomandava sempre di non dimenticare la “valigia del Mago”.

Quando ci trasferimmo a Bagheria nel 1976, lasciando la mia città, la vecchia valigia fu conservata in soffitta, sempre più sepolta da scartoffie e “negghie” di tutti i tipi. Quando purtroppo fu ridotta a un ammasso informe e devastato dagli anni, concluse ingloriosamente la sua esistenza in un cassonetto di rifiuti. 

Oggi il Mago d’Italia riposa al cimitero di Bagheria, non lontano dai miei genitori. E chissà se qualche notte, in quei vialetti silenziosi, il Maestro e il Mago si incontrano ancora, ridendo – sotto i baffi – di questo buffo pianeta.

Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano? / Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia. / Penzaje: stu fatto a me mme pare strano… / Stongo scetato… dormo, o è fantasia?” (Totò, “’A livella”).

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. Io e la mia famiglia ci siamo imbattuti su questo articolo cercando informazioni sul mago di Italia, Sciortino. Durante il pranzo domenicale mio zio e mia madre hanno rispolverato un antico ricordo di Giovanni Sciortino che recitava alla fidanzata tedesca di mio zio la lunga frase di presentazione ed apertura delle sue performance illusionistiche, tutte in tedesco. La ragazza rimase sbigottita. Giovanni aveva imparato in quasi perfetto tedesco la frase d’apertura (per necessità, operando durante il nazifascimo ed essendo Giovanni animale di adattamento) e la ricordava ancora perfettamente anni dopo.
    Mia nonna era sorella di Giovanni (Rosa) ci ha fatto piacere vedere un’antica foto della nonna Ninfa (sopratutto a me che non l’ho mai conosciuta e che avevo visto solo una piccola foto sfocata del busto).
    Grazie dell’articolo, ben scritto anche.

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