Giovedì 8 dicembre sera, al Teatro Sistina di Roma, ho assistito al bellissimo musical “Cats”, nel vivacissimo e coinvolgente allestimento di Massimo Romeo Piparo.
“Cats” risale al 1981 ed è diviso in due atti; è uno dei più famosi e fortunati spettacoli nella storia del “musical” (ha vinto oltre 30 premi, tra cui 7 Tony Award e 1 Grammy). Fu tratto da “Il libro dei gatti tuttofare” (“Old Possum’s Book of Practical Cats”) di Thomas Stearns Eliot, una raccolta di poesie che hanno i gatti per protagonisti. La più celebre canzone è “Memory”, scritta da Trevor Nunn e ispirata dalla poesia di Eliot “Rapsodia su una notte di vento”.
L’adattamento del “Sistina” ambienta la storia originale (con il pieno consenso ottenuto dall’autore) nella Roma più suggestiva, con il Colosseo alle spalle, la Bocca della Verità accanto e un’enorme luna proiettata sul retro del palco fra reperti archeologici intonacati (le belle scenografie sono di Teresa Caruso).
La vicenda presenta una tribù di gatti chiamata Jellicle, che si riunisce per decidere quale gatto andrà in paradiso e tornerà con una nuova vita tra le rovine di Roma. Ogni gatto si mette alla prova cantando una canzone: il fortunato vincitore sarà scelto dal “Gatto filosofo” (Old Deuteronomy, interpretato dal torreggiante baritono lirico Fabrizio Corucci).
Ne deriva una serie di esibizioni vivacissime, a tratti irresistibili, ad es. quelle bellissime di Luca Giacomelli Ferrarini (Rum Tum Tugger, il gatto sensuale) e Sergio Giacomelli (Munkustrap) o quella di Gus (Fabrizio Angelini), il gatto che ricorda Proietti e Totò. Bravissimi anche Jacopo Pelliccia (Bustopher Jones, il gatto ciccione), Pierpaolo Scida (con i suoi movimenti “magici” e illusionistici nel ruolo di Mr. Mistoffelees), gli acrobatici Simone Ragozzino e Rossella Lubrino (i gatti ladruncoli Mungojerry e Rumpleteazer).
Più applaudita di tutti (ovviamente, per la sua grande notorietà) è stata Malika Ayane nel ruolo di Grizabella, la gatta dal passato glorioso.
Banco di prova per la brava cantante è stata l’esecuzione della celeberrima “Memory”, interpretata in passato da artiste straordinarie come Barbra Streisand e Celine Dion; come scrive giustamente Roberta Daniele, «una canzone che, nel corso degli anni, si è slegata dalla colonna sonora ed è diventata un successo a se stante è difficile da reintegrare nella narrazione originale, che vede l’emarginata Grizabella ostracizzata per il suo desiderio di girare il mondo»; tuttavia «l’artista milanese, con il tratto morbido della voce, delinea raffinate rotondità emotive, unite a una lirica semplice e diretta, che immediatamente fanno sognare il pubblico».
Se la vocalità della Ayane appare di ottimo livello, io personalmente avrei forse desiderato un maggiore coinvolgimento scenico ed emotivo; infatti questa Grizabella, con un tacco 12 che rappresenta il residuo di un passato gloriosamente felino, mostrava però una certa legnosità nelle movenze, in contrasto radicale con la sinuosità, l’atleticità, la travolgente vitalità degli altri “cats”. Contrasto forse voluto, si badi bene, per isolare maggiormente Grizabella; ma l’impressione di una staticità eccessiva mi è rimasta.
Al contrario, le bellissime coreografie di Billy Mitchell, stretto collaboratore di Lloyd Webber nelle sue ultime produzioni, risultavano sempre creative, vivacissime, coinvolgenti (con frequenti “discese” dei Gatti in platea fra gli spettatori e con apparizioni sui palchi laterali o dai corridoi). In particolare, era bellissimo il finale del primo atto, con il “Jellicle Ball”, dove emergeva la grande bravura del corpo di ballo.
Le luci di Umile Vainieri coloravano la scena e spesso sorprendevano il pubblico. L’Orchestra dal vivo era diretta dal Maestro Emanuele Friello.
Se proprio devo trovare due piccoli difetti (ma in uno spettacolo così piacevole risultano assolutamente veniali), ho riscontrato (nel secondo atto) due inserzioni un po’ forzate: quella del personaggio aggiunto di “Sandogat” (divertente ma alquanto slegato dalla storia) e il brano “Skimbleshanks The Railway Cat” radicalmente modificato in una sorta di spot per le Frecce Rosse o l’Eurostar (in un tragitto Roma-Siracusa), con l’inserzione di immagini video.
Nel complesso, tutti gli interpreti si sono dimostrati professionisti di grande bravura, con prestazioni di altissimo livello: «senza un’impalcatura narrativa, senza una trama, per due ore e mezza si resta ipnotizzati da uno spettacolo in cui la danza è una serie di fantastici tour de force per la bravura dei ballerini, coreografati da Billy Mitchell, mentre fanno salti a forbice e salti mortali con i loro body in lycra a tema felino sulle canzoni di Lloyd Webber e Trevor Nunn, tradotte in italiano con ricchi riferimenti di attualità e magistralmente eseguite da un’orchestra di 8 elementi diretti dal Maestro Emanuele Friello» (R. Daniele, in www.teatrionline.com).
Dopo aver passato due ore e mezza gradevolissime, in uno dei più celebri e storici teatri del nostro Paese, si usciva sulla Via Sistina con la voglia di sgambettare come simpatici felini, rivitalizzati da uno spettacolo piacevole e spumeggiante, con una colonna sonora efficace e ottimamente eseguita dall’orchestra in diretta.
C’era, lungo il marciapiede, mentre scendevamo al Tritone, impettito e orgoglioso, un po’ zuppo per la recente pioggerella, uno dei tanti gatti di Roma (forse lontano parente di Romeo, “er gatto der Colosseo”). Sembrava soddisfatto e appagato. E sicuramente non aveva torto.
Memory, all alone in the moonlight
I can dream of the old days
Life was beautiful then
I remember the time I knew what happiness was
Let the memory live again…