Il semaforo giallo a Palermo

L’art. 41 del Codice della Strada afferma chiaramente che durante l’accensione della luce gialla del semaforo “i veicoli non possono oltrepassare gli stessi punti stabiliti per l’arresto”, a meno che il conducente non si trovi a una distanza inferiore a quella necessaria per arrestare il veicolo in totale sicurezza; in tali casi è possibile procedere con prudenza, cercando di sgomberare l’incrocio il più in fretta possibile.

L’art. 41 del Codice della Strada afferma chiaramente che durante l’accensione della luce gialla del semaforo “i veicoli non possono oltrepassare gli stessi punti stabiliti per l’arresto”, a meno che il conducente non si trovi a una distanza inferiore a quella necessaria per arrestare il veicolo in totale sicurezza; in tali casi è possibile procedere con prudenza, cercando di sgomberare l’incrocio il più in fretta possibile.

Il segnale giallo dunque, almeno in teoria, è un “preavviso di arresto”; ma questa semplice nozione risulta indigeribile e inapplicabile qui a Palermo, ove – a proposito del Codice della Strada – si deve usare la stessa definizione usata dal mafioso don Mariano (nel “Giorno della civetta” di Sciascia) a proposito del Vangelo: “Belle parole”.

A Palermo, infatti, con il giallo si passa assolutamente e decisamente, almeno finché non diventa rosso; anzi il primo rosso viene considerato diretta filiazione del giallo precedente e quindi autorizza ancora il passaggio del veicolo, che anzi accelera ulteriormente prima del “rosso definitivo”.

Ne derivano:

1) accelerazione brutale delle auto all’apparizione del giallo;

2) strombazzamento spietato dei clacson delle auto retrostanti all’indirizzo dei pochi fessi che osano fermarsi per l’apparizione dell’odiato colore vanamente intimidatorio;

3) intasamento degli incroci, giacché i veicoli che transitano con l’ultimo giallo/primo rosso vengono a collidere con quelli che passano con l’ultimo rosso/primo verde (anche in questo caso, tanta è la fibrillazione dell’automobilista in attesa del verde, che “fiuta” l’apparizione del verde proiettandosi nell’incrocio qualche secondo prima).

E i pedoni? Si comportano in modo analogo, passando imperterriti con il giallo (magari assorti nel loro prolungamento fisico naturale, cioè il telefonino) e trovandosi così esposti alla rabbiosa ripartenza degli automobilisti repressi al semaforo.

Va detto, a onor del vero, che il codice della strada non indica un tempo di durata minima/massima del giallo, il che ha aperto la strada a infiniti dibattiti e ricorsi; una nota del Ministero dei Trasporti (risalente al 2007) ha stabilito una relazione tra tempo minimo di durata del giallo e limite di velocità consentito sul tratto in questione (3 secondi / velocità 50 km/h, 4 secondi / velocità 60 km/h, 5 secondi / velocità 70 km/h).

Mirabile disquisizione filosofica, che – inutile dirlo – non ha minimamente inciso sui canoni di comportamento dei palermitani, i quali comunque si fiondano ai semafori a velocità ben superiori a quelle indicate.

Durante il mio recente viaggio ad Heidelberg, ho notato che là il verde per i pedoni diventa spesso rosso brutalmente e senza la fase intermedia del giallo; ho quindi provato la sgradevole sensazione di trovarmi in torto quando, avendo iniziato ad attraversare la strada con un regolarissimo verde, mi sono trovato improvvisamente con un rosso fisso davanti.

Questione, evidentemente, di abitudini e di automatismi da acquisire; posso però testimoniare che, almeno quando l’attraversamento avveniva sulle (visibilissime) strisce bianche, gli automobilisti rallentavano già cento metri prima, cedendo rispettosamente il passo ai pedoni. Che vergogna! Automobilisti teutonici, è evidente, senza il minimo senso dell’onore e dell’amor proprio, che vilmente chinavano la testa di fronte a pedoni inermi e facilmente arrotabili, umiliandosi ad attendere i comodi delle persone che attraversano lentamente l’incrocio.

Volete mettere con la realtà di Palermo? Qui, pirandellianamente, i colori del semaforo sono tre solo in teoria, mentre la realtà (come sempre da queste parti) si sfaccetta in diverse articolazioni minori, che (se non centomila) sono sicuramente più di tre: il primo verde, il verde, il verde che sta finendo, il verde quasi giallo, il giallo apparente, il giallo insistente, il giallo convinto, il giallo agonizzante, il rosso apparente, il rosso convincente, il rosso quasi verdeggiante, e via filosofando.

Che indicazione dare, allora, ad eventuali spaesati guidatori allogeni o a pedoni sprovveduti che devono cimentarsi con i pericolosissimi incroci palermitani, nei quali vige da sempre la legge del più forte? Una sola: non fidarsi mai delle apparenze e dei criteri validi in altre parti del mondo: qui così è, se vi pare ma anche se non vi pare.

P.S.: La multa per chi passa con il semaforo giallo varia a seconda della fascia oraria nella quale si commette l’infrazione: dalle 7 alle 22 è pari a 163 euro, dalle 22,01 alle 06,59 sale a 200 euro. Ci sarebbe da risanare le finanze del Comune di Palermo, se la norma fosse applicata; ma, come sempre, c’è da chiedersi con il sommo poeta: “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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