La (non) raccolta del vetro a Palermo

Secondo alcune fonti, ci sarebbero addirittura 21 modi di dire “neve” in eschimese; ma altre fonti aumentano ulteriormente questo numero, arrivando fino a 100 parole diverse. Tale prolificità lessicale dipende dal fatto che la neve viene distinta in varie categorie: neve che sta scendendo, neve appena caduta, neve cristallina, neve che si è sciolta, neve ricongelata, neve portata dal vento, e via innevando.

A differenza degli eschimesi, i palermitani hanno, da sempre, un’unica parola per definire tutte le tipologie di rifiuti (siano esse organico, indifferenziato, vetro, plastica o altro): “munnizza”.

La “munnizza” palermitana è una categoria unica ed onnicomprensiva, prodotta in quantità esponenziali ed abbandonata appena possibile, ovunque sia possibile e in qualunque ora del giorno o della notte.

Già da qui si comprenderà come il concetto di “raccolta differenziata” suoni, in questa città, come strampalato e improponibile; non a caso i cassonetti di vario colore vengono daltonicamente e continuamente riempiti con le più varie tipologie di rifiuti, rendendo così vano il lavoro (?) dei (rari) operatori ecologici.

A complicare la già complicata situazione ci si mette l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo, la RAP (Risorse Ambiente Palermo), che assicura attualmente la raccolta differenziata solo in alcune zone della città (rientranti nei progetti “Palermo Differenzia 1” e “Palermo Differenzia 2”). Soltanto con estrema lentezza il Comune sta allargando ad altri quartieri la “differenziazione”:  nel frattempo, i tanti quartieri “non differenziati” sono ritenuti paradossalmente “fortunati”, proprio per la presenza degli antichi e onnivori cassonettoni grigi tradizionali, ove si può buttare di tutto e di più; conseguentemente in questi quartieri “arretrati” affluiscono continuamente persone dei settori “differenziati”, che (non riuscendo da bravi palermitani a sopportare le coercizioni e le regole dei turni della differenziata) vanno a buttare nelle zone “vergini” ogni sorta di rifiuto in barba ad orari e regole.

Ma non è tutto.

Esistevano nella mia zona (che rientra nella avanzatissima sezione “Palermo Differenzia 2”) alcune grosse campane di vetro verdi in cui era possibile buttare (anzi, si dovrebbe dire “conferire”, con verbo meno violento e discriminatorio) il vetro.

Ebbene, queste campane sono sparite: non c’è più quella di via Dante e pochi giorni fa si è smaterializzata quella di piazza Virgilio.

Vero è che – quando c’erano – queste campane erano più che altro dei luoghi in cui l’irrefrenabile istinto libertario dei palermitani ammassava rifiuti di ogni tipo e di ogni risma; ed altrettanto vero è che tali campane erano svuotate dalla RAP irregolarmente, finendo quindi per riempirsi del tutto e obbligando i cittadini più civili a lasciare il vetro per terra accanto all’ormai inutile raccoglitore verde.

Ora però le campane verdi per la raccolta del vetro sono sparite e restano solo quelle delle chiese, che suonano (loro sì) festosamente la domenica mattina.

Il bello è che la sparizione delle campane coincide con un progetto sbandierato lo scorso 12 giugno (cfr. https://ilsicilia.it/stasera-mi-butti-nel-contenitore-giusto-a-palermo-campane-per-il-vetro-intelligenti-clicca-per-video-ed-elenco-strade/), secondo il quale la RAP «ha scelto di aderire al progetto di Anci e Coreve puntando a incrementare il sistema di raccolta differenziata, aumentando i flussi e migliorando, allo stesso tempo, la qualità della frazione del vetro recuperata. Sono 300 le campane “intelligenti”, munite di chip con tecnologia Rfid, già collocate in tutte le otto circoscrizioni del capoluogo, oltre alle antenne Gps per tutti gli automezzi preposti alla raccolta del vetro. L’obiettivo è garantire lo svuotamento di ciascuna campana con una frequenza più costante. La cadenza quindicinale, infatti, non sempre basta. Il sensore all’interno di questi nuovi contenitori manderà, invece, un “alert” attraverso cui l’azienda sarà in grado di monitorare la singola postazione dell’itinerario. Il finanziamento complessivamente è di 280 mila euro, tra campane – che si aggiungono alle oltre 200 già presenti – GPS e campagna di sensibilizzazione dal titolo “Stasera mi butti… (ma nel contenitore giusto!)”. […] La campagna prevede, tra l’altro, incontri itineranti nelle principali piazze e strade della città, oltre che in altri luoghi di ritrovo, per coinvolgere i cittadini e dare informazioni su come conferire correttamente il vetro».

Inutile dire che delle campane “intelligenti”, dei sensori ultrasensibili e, soprattutto, dei millantati “incontri itineranti” il cittadino comune non ha visto e non vede alcuna traccia. E ci si chiede dove si debbano cercare le tracce dei 280.000 euro del finanziamento.

A questo punto credo sia doveroso ringraziare comunque l’efficientissima amministrazione comunale, dedicandole una bella canzone:

«Mi ricordo campane verdi

e le corse di un cittadino

con l’amico suo più sincero,

la munnizza dal muso nero.

Poi un giorno la RAP si prese

le campane e lasciò i miei rifiuti:

là restavano nella strada

e io piangendo pregavo Dio.

Quante volte ho buttato il vetro,

quante volte trovai munnizza!

La città senza cassonetti,

ma io sognavo campane verdi.

Il mio destino

è di stare in mezzo alla munnizza!

Con lei vicino

più paura non avrò…

e più incivile tornerò….»

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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