Giorni fa il mio collaboratore domestico, originario del Bangladesh, avendo ricevuto un’ingiunzione di pagamento per una casa in cui non vive più da anni e su cui aveva regolarmente pagato le tasse, mi aveva chiesto il favore di prenotargli un appuntamento online all’Ufficio Tari del Comune.
Nel fare il tentativo mi ero reso conto, con stupore e incredulità, che la prima data disponibile era a gennaio del 2025!!
L’incredibile notizia, che conferma il livello paleolitico delle istituzioni comunali palermitane, è stata ieri confermata pienamente da un articolo su Palermo Today, in cui si legge: «Farsi ricevere all’ufficio Tari del Comune di piazza Giulio Cesare è praticamente impossibile, se non prima di un anno. L’alternativa è presentarsi allo sportello e sperare che in quella giornata gli operatori evadano nel più breve tempo possibile le pratiche di chi ha prenotato e possano accogliere chi non ha fissato l’appuntamento. “Non abbiamo personale – allarga le braccia Maria Mandalà, capo area delle Entrate e dei Tributi comunali – sono arrivati i funzionari, ma mancano gli istruttori e le quarte qualifiche”. Questi ultimi sono gli impiegati che possono effettuare il ricevimento dei contribuenti. “Al momento – spiega Mandalà – ne abbiamo due al servizio Tari, due a Cup e tributi minori e due a Ici, Imu e Tasi”. […] Per la Tari il primo appuntamento disponibile è il 21 gennaio 2025; per Cup e tributi minori si può essere ricevuti anche oggi; per Ici, Imu e Tasi c’è da attendere il 30 gennaio 2024. Una differenza di tempi legata anche al fatto che i contribuenti Tari sono più di 300 mila, molti di più rispetto a quelli delle altre tasse. Ma visti i comunque pochi impiegati presenti al momento allo sportello, sguarnire un servizio per rafforzarne un altro servirebbe a poco. “In più – aggiunge Mandalà – chi è formato sulla Tari non può occuparsi improvvisamente di altri tributi”. E nemmeno sembra possibile racimolare unità dagli altri uffici della stessa area diretta da Mandalà. “Non siamo nelle condizioni di togliere personale dedicato ad altre funzioni, per esempio chi lavora alle iscrizioni a ruolo, perché non posso far correre il rischio di recare un danno erariale all’ente. Infine non basta ricevere il pubblico se non si lavorano le pratiche”, aggiunge la capo area, facendo riferimento anche alla carenza di istruttori».
E allora?
Allora, direbbe Camilleri, ti saluto e sono. La soluzione non c’è.
O meglio, c’è solo una pallida speranza, come lascia supporre la conclusione dell’articolo di Palermo Today: «L’unica speranza all’orizzonte è legata all’arrivo di lavoratori da altri settori del Comune. “Entro fine gennaio – continua Mandalà – ogni capo area è tenuto a presentare il piano del fabbisogno del personale, poi la direzione generale del Comune farà le proprie valutazioni e magari salta fuori qualche esubero in altri uffici dell’amministrazione. In quel caso, sono pronta ad accogliere nuove figure e a formarle“».
Meravigliosa, questa disponibilità della capo area delle Entrate e dei Tributi comunali: in un’altra città più civile (e in un’epoca meno sfacciata della nostra) si indignerebbe per la vergognosa situazione e darebbe subito le dimissioni, ma qui a Palermo si può dichiarare “pronta ad accogliere nuove figure e a formarle”, magari con l’aiuto di qualche medium.
Di fronte a questa situazione kafkiana, il mio collaboratore domestico, uomo onestissimo, ha fatto un mezzo sorriso e ha preso atto della situazione senza meravigliarsi più di tanto (è in Italia da vent’anni e sa come vanno le cose da queste parti…).
Ma io ho voluto leggere i commenti all’articolo, sempre su Palermo Today. La lettura dei commenti sui social è per me fonte inesauribile di divertimento e di meraviglia, sia perché mi fa toccare con mano i livelli abissali di ignoranza ed approssimazione nell’uso della lingua italiana (sottoposta sistematicamente a sevizie indicibili da quasi tutti i “commentatori”), sia perché mi dà la prova che il palermitano, come lo Stato nella canzone “Don Raffaè” del mio concittadino Fabrizio De Andrè, “si costerna, s’indigna, s’impegna / poi getta la spugna con gran dignità”.
Ecco dunque alcuni vibranti commenti alla notizia:
«Schifo e vergogna maledetti purtroppo noi palermitani ci meritiamo tt questo perché siamo un popolo di pecoroni»
«Ma che c…. me ne faccio del mare e del sole o del cibo quando non funziona una merita [sic!] m****?»
«Infatti fa bene chi espatria e torna 1 mese a luglio vergogna»
«Non pagare!!» [a mali estremi, estremi rimedi…]
«L’importante che arrivano le tasse da pagare»
«Arrivano i funzionari? E che cene [sic!] facciamo di altri scrocconi???»
«Più di accorto [sic!] di personale, siete accorti [sic sic!!] di dignità»
«Quarto mondo, che schifo, mangiafranchi schifosi»
«L’importante è pagare per vivere nella grascia».
«Solo quando ci saranno elezioni comunali ci sarà una promessa di assunzione e se andrà bene può darsi che ci sia».
Vox populi…
Ma da secoli questo popolo è abituato a tacere, pagare e subire, magari ingegnandosi poi per trovare le immancabili vie traverse in grado di risolvere i problemi: in fondo basta avere un amico al posto giusto, un conoscente con le mani in pasta, un traffichino “spirugghiafacenni” (cioè in grado di sbrogliare le situazioni “impossibili”).
In alternativa, basta infischiarsene delle autorità, non rispondere alle loro minacce burocratiche, far sprofondare ogni sanzione e ogni intimazione nel nirvana del tempo che passa e dell’indifferenza generale.
A tutto c’è rimedio: anche all’inefficienza secolare di chi governa in questa città sventurata.