Il “terzo brillante”

Oggi, 9 maggio, mentre scrivo (sono le 8,30) a Palermo piove a dirotto e soffia un venticello pungente da nord-nordest. Il termometro segna 16°.

La pioggia battente mi fa tornare in mente l’espressione “terzo brillante” che ho sentito dire tante volte a Bagheria quando ero ragazzo. Capisco che pochi ormai la conoscono, quindi vedo di chiarirla.

I contadini siciliani, tradizionalmente, attendevano il 3 o il 4 aprile per pronosticare le condizioni meteorologiche dei successivi quaranta giorni: se in quelle giornate avesse piovuto, si prevedeva pioggia per quaranta giorni (se non in continuazione almeno con una certa frequenza); e non sarebbe stato male, perché sarebbe stata evitata la siccità.

Esisteva un’altra credenza ancor più minuziosa, che precisava la durata delle precipitazioni che ci si dovevano aspettare: venti giorni se pioveva il 1° aprile, 30 se pioveva il 2, 40 in caso di precipitazioni il 3.

Da qui i detti popolari siciliani (di fine ‘800): «I tri brillanti quaranta jorna tira avanti» oppure «Tri brillanti quaranta jorna continuanti». In altre parole, se il 3 aprile c’è cattivo tempo, questo continuerà per quaranta giorni.

Ma perché “brillanti”?  Secondo alcuni studiosi, i primi quattro giorni del mese erano chiamati popolarmente “brillanti” per assonanza; infatti un antico detto definiva “aprilante” il primo giorno di aprile quando era piovoso.

Il dizionario Devoto-Oli ne dà conferma, riportando l’aggettivo (?) “aprilante” (derivato di “aprile”) e spiegandolo così: «D’aprile: solo nel proverbio “quarto (o terzo) aprilante quaranta dì durante”, il tempo che fa il quarto (o terzo) giorno d’aprile dura quaranta giorni».

Ora, a essere pignoli, quest’anno ad aprile a Palermo ha piovuto poco e niente e anzi si è aggravata la siccità terribile che continua ad affliggere la Sicilia.

Il “terzo brillante”, insomma, si sta verificando con un mese di ritardo; le previsioni inoltre lasciano dedurre che, dopo questa breve ondata perturbata, tornerà incontrastato il dominio del sovrano assoluto dell’isola, il Re Sole. Saranno così contenti tutti coloro che (infischiandosene degli invasi vuoti e delle conseguenze della siccità) postano esultanti foto di spiagge siciliane assolate e scenari caraibici (tanto qui si vive sempre alla giornata…).

Visto però che oggi, eccezionalmente e provvidenzialmente, sta piovendo, colgo l’occasione per dire che il detto “terzo brillante” mi ha fatto sempre simpatia; e inevitabilmente, appena ad aprile-maggio cade un po’ di pioggia, parte il mio grido esultante e controcorrente: “Terzo brillante!” (e chi mi capisce mi capisce…).

Non solo: quando piove, diluvia e tira vento, e tutti sono scocciati e invocano il sole, allora in tono rassicurante proclamo: «Però, che beneficio per la campagna!» (attirando sguardi perplessi degli interlocutori zuppi d’acqua, fra i quali ovviamente – il primo io – non c’è nessun proprietario terriero).

Inoltre, se tutti si lamentano del freddo persistente e del cattivo tempo, io – con intonazione sicula – proclamo rassicurante: «Al massimo, cosa di tre-quattro mesi può essere!», intendendo dire che da qui all’estate il tempo cambierà per forza.

[La stessa formula può essere usata in estate, quando tutti squagliano di caldo: «Cosa di tre-quattro mesi può essere!». Vale la pena di lamentarsi per qualcosa che deve finire?].

Ma intanto piove ancora, a ondate, a catinelle…

TERZO BRILLANTE!

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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