Una delle più note canzoni popolari della Grecia moderna si intitola “Capitan Andreas Zeppos” (Καπετάν Αντρέα Ζέππο) e fu composta nel 1946 da Yannis Papaioànnou, che ne scrisse il testo e la musica. I versi, molto allegri e spensierati, celebrano un personaggio che, come vedremo, fu realmente esistente e meritò davvero l’ammirazione e il ricordo dei suoi connazionali.
Il testo presenta subito una barca da pesca (“psaropùla”, ψαροπούλα) ormeggiata davanti alla spiaggia, che aspetta il suo capitano.
Il successivo ritornello proclama in quattro versi (in realtà solo due ripetuti a chiasmo) la gioia di rivedere il capitano Zeppos: «Capitan Andreas Zeppos, / son felice quando ti vedo; / son felice quando ti vedo, / capitan Andreas Zeppos» (“Kapetàn Andrea Zepo, / chérome òtan se vlépo”, Καπετάν Αντρέα Ζέππο / χαίρομαι όταν σε βλέπω / χαίρομαι όταν σε βλέπω / Καπετάν Αντρέα Ζέππο”). C’è qui forse un ironico riferimento alle frequenti visite di Zeppos al negozio di Papaioànnou, l’autore della canzone, presso il quale spendeva sempre molto denaro (non c’era da meravigliarsi che l’amico fosse “felice di vederlo”…).
Il fatto è che “tutti calano le reti, ma non prendono pesci”, mentre quando le getta Zeppos pesca dei bellissimi calamari; calamari e gamberi, poi, li pescano solo quelli che amano le cose buone e sanno fare bene il loro mestiere (in greco detti “meraklìdes”, μερακλήδες, perché hanno il “meràki”, μεράκι, cioè una vera passione per il loro lavoro).
Seguono le ritmiche grida giulive dei pescatori che tirano su le reti cariche di pesce: “Oh issa oh issa / c’è la rete piena di pesci” (Έγια μόλα έγια λέσα / έχει ο σάκος ψάρια μέσα).
Viene infine presentata la “ciurma” di Zeppos, i suoi dodici “cavalieri”: sei di loro provengono dall’isola di Salamina (oggi Koùlouri) e sei da Aivalì (Αϊβαλί), oggi Ayvalik sulla costa turca di fronte all’isola di Lesbo. Va detto però che la versione più comune, che parla di “cavalieri” (in greco “ippòtes”, ιππότες), è forse scorretta; c’è chi pensa invece al termine “bevitori” (“i pòtes”, οι πότες), che si pronuncia allo stesso modo e – come vedremo – si adatta maggiormente alla passione smodata di Zeppos per gli alcolici…
Comunque sia, il testo è di una semplicità elementare; ad esso si associa un’esuberante e gioiosa melodia, tipica del genere popolare “rebetiko”, che trasmette allegria e ottimismo. Il grande compositore Mikis Theodorakis dichiarò che quando aveva ascoltato per la prima volta questa canzone, mentre si trovava in esilio a Ikaria, fu colpito dal suo andamento schiettamente popolare, che la rendeva “atemporale”, cioè adatta a ogni epoca.
Sulla vita del “capitano Andreas Zeppos” si conoscono molte notizie.
Zeppos (ma in greco moderno le doppie non si sentono, per cui la pronuncia è “Zépos”) era originario proprio da quella Aivalì, in Asia Minore, che viene citata alla fine della canzone e che era stata sede di molti Greci (che l’avevano ribattezzata “Nuovo Falero”, con riferimento a uno dei porti di Atene).
Andreas, nato il 10 febbraio 1914, era rimasto orfano all’età di sette anni: suo padre Efstràtios (detto “Stratos”), commerciante, fu catturato dai Turchi, che ne distrussero il negozio; di lui non si seppe più niente. La madre Paraskevì (lett. “Venerdì”), con il piccolo Andreas e la sorellina Stratoula, si trasferì in campagna; in seguito Andreas lavorò come mozzo sulla barca da pesca di suo zio, il “capitano” Stelios.
Quando Stelios comprese che la situazione era diventata insostenibile per i Greci residenti in Turchia, prese sua moglie Zoe e la famiglia Zeppos e partì per Atene; tuttavia, per il maltempo, dovette lasciare le donne in un monastero di Egina che ospitava i profughi e condusse con sé Andreas. Con la loro attività di pescatori (il loro peschereccio si chiamava Taxiàrchis), riuscirono a guadagnare abbastanza da poter prendere in affitto una vecchia casetta con due stanze sul mare.
Dopo la morte di Zoe e Stelios, Andreas e sua madre vissero al Pireo; ormai diciannovenne, il ragazzo vendette il “Taxiàrchis” e comprò un peschereccio a motore diesel, l’“Ekaterìni” (Αικατερίνη), che poteva gettare le reti 4-5 volte al giorno fino a 1.200 metri dalla riva, mentre le altre imbarcazioni (a remi) facevano solo due lanci al giorno fino a 400 metri dalla riva: Zeppos dunque riusciva a pescare più in profondità degli altri e a portare a terra almeno il doppio dei pesci rispetto agli altri; inoltre, essendo cresciuto sul mare, Zeppos ne conosceva le correnti, le secche, le zone più pescose. Ben presto dunque il “kapetàn” divenne il primo pescatore della baia del Falero (il porto che si trova a sud-ovest di Atene).
Nel 1938, all’età di 24 anni, si sposò; si stabilì a Moschato, nella casa della moglie, dove nacquero i suoi figli; suo suocero era un suo “collega” pescatore, originario di Salamina.
Molte notizie e curiosità sulla vita di Zeppos furono tramandate da una nota cantante greca, Keti Grey (Καίτη Γκρέυ), che lo conobbe personalmente nel periodo in cui era “sfollata” al porto Turkolimani (oggi Mikrolimani, nella zona del Pireo).
La Grey (oggi centenaria!) ricorda che Zeppos era di carattere esuberante e festaiolo: spesso spendeva nelle taverne quello che guadagnava sul mare; la sua passione per l’alcol (e soprattutto per i bicchierini del micidiale “ouzo”, il liquore all’anice) si accentuò per il dolore causatogli dalla morte della madre.
In particolare, Zeppos frequentava la taverna Kaoudis a Tzitzifiés, una località balneare nella baia del Falero; in questo locale si esibiva il musicista Yiannis Papaioànnou (Γιάννης Παπαϊωάννου, 1913́-1972), amico e lontano parente di Zeppos; fu proprio Papaioannou a scrivere la celebre canzone dedicata ad Andreas, che divenne un successo con Marìka Ninou, intorno al 1946.
La popolarità di Zeppos non derivava solo dalla sua bravura di pescatore e dal suo carattere simpatico, bensì soprattutto dalla sua generosità; non aveva dimenticato di essere stato un profugo, per cui aiutava sempre i bisognosi, provvedendo a sfamare vedove e orfani, a ospitare i mendicanti, a finanziare le nozze di molte ragazze senza padre, ecc.
Non a caso Papaioannou compose in suo onore altri due versi: “Capitan Andreas Zeppos, metti la mano nel panciotto” (Καπετάν Ανδρέα Ζέππο, βαλ’ το χέρι στο γιλέκο), perché Zeppos spesso tirava fuori molte monete d’oro dalla tasca del gilè.
Un figlio di Zeppos nel 1982 ricordava così: “Nostra madre diceva che dopo la pesca Andreas portava a casa un bel po’ di soldi, li metteva sul tavolo della cucina, poi sollevava la tovaglia in un fagotto, se la metteva in spalla e partiva per i locali dove suonavano il bouzouki“. Insomma, il nostro eroe era un bevitore accanito e un amante delle gozzoviglie, ma si faceva voler bene per il suo altruismo e la sua disponibilità; inoltre, a parte l’alcol, non aveva altri vizi (in particolare, né il gioco né le donne).
Particolarmente coraggioso fu il comportamento di Zeppos durante la seconda guerra mondiale: quando nel 1941 i tedeschi bombardarono il Pireo, costringendo molta gente ad abbandonare Atene, il “kapetàn” imbarcò gli sfollati, conducendoli al sicuro e sfamandoli lungo il viaggio con i pesci uccisi dalle esplosioni sottomarine; si prese cura dei feriti e aiutò chiunque glielo chiedesse.
Al tempo dell’occupazione nazista, Zeppos dovette abbandonare le acque del Falero, ormai inquinate, andando a pescare al largo del porto Turkolimani; combatté poi nelle fila della resistenza.
Alla fine del conflitto acquistò una nuova barca di 12 metri, cui diede il nome di suo padre (“Aghios Efstràtios”, Άγιος Ευστράτιος).
Dopo la guerra, il lavoro di Zeppos fu complicato dalla scarsità del suo equipaggio (ridotto a poche persone), dalla crisi economica e dalla sua crescente dipendenza dall’alcol. Dal 1955 iniziò a lavorare come fruttivendolo e rivenditore di pesce (riforniva soprattutto osterie e ristoranti sul mare). Infine si ridusse a vendere pesce come salariato alla stazione ferroviaria del Falero, arrotondando i guadagni con la pesca dei polpi; sua moglie Katina lavorava invece in un albergo.
Un ultimo problema aggravò la sua situazione: si fece infatti garante di un prestito della Banca dell’Agricoltura, per aiutare un suo conoscente di Calcide che glielo chiedeva; tuttavia il prestito non fu rimborsato e Zeppos vendette la sua barca per ripagarlo.
Le delusioni lo spinsero a bere sempre più, sicché si ammalò di cirrosi epatica e ne morì il 7 giugno 1969, a soli 55 anni: era ormai così povero che si organizzò una raccolta di fondi per il suo funerale.
L’amico Papaioànnou gli aveva dedicato una seconda canzone, “Zeppos è stanco” (Ο Ζέππος εκουράστηκε), i cui versi furono scritti da Ilìas Limberòpoulos; questo pezzo è molto triste, descrivendo la stanchezza e la solitudine di Zeppos nei suoi ultimi anni (“Capitano Andrea Zeppos, / vedrò la tua barca / abbandonata, ora, sulla riva / e la mia lacrima per te / pioverà”).
La famosa barca di Zeppos, l’”Aghios Efstràtios”, fu messa all’asta e acquistata da una famiglia di pescatori di Pérama (paesino dell’Attica), i Pagideos, che la ribattezzarono “Zeppos”. In seguito costoro, per acquistare una barca più grande, vendettero il glorioso peschereccio a un pescatore di nome Thanàsis Dantànis, che viveva a Paros; questi a sua volta, pochi anni dopo, la passò all’architetto Costas Gouzèlis.
Merito di Gouzèlis fu aver restaurato lo “Zeppos”, permettendo anche che fosse ripreso dal regista Yorgos Kolòzis in una serie di documentari (“L’Egeo adesso e per sempre”). Oggi la barca è arenata su un molo dell’isola di Antiparos.
Ecco il testo della canzone “Capitano Andreas Zeppos”, prima nella traduzione italiana e poi nell’originale:
«Una barca da pesca / è ormeggiata / davanti alla spiaggia: / aspetta Zeppos.
Capitan Andreas Zeppos, / son felice quando ti vedo!
Son felice quando ti vedo, / capitan Andreas Zeppos!
Tutti calano le reti / ma non prendono pesci: / cala le reti Zeppos / e prende calamari.
Calamari e gamberi / li pescano solo i bravi lavoratori.
Solo i bravi lavoratori pescano / calamari e gamberi.
Oh issa, oh issa! / C’è la rete piena di pesci!
C’è la rete piena di pesci! / Oh issa oh issa!
Dalla sua ciurma / escono cavalieri: / sei sono da Salamina / e sei da Aivalì.
Capitan Andreas Zeppos, / son felice quando ti vedo!
Son felice quando ti vedo, / capitan Andreas Zeppos!
Oh issa, oh issa! / Sali sulla piccola barca! / Sali sulla piccola barca! / Oh issa oh issa!»
Μια ψαροπούλα / είναι αραγμένη: / μπρος στ’ ακρογιάλι / το Ζέππο περιμένει.
Καπετάν Αντρέα Ζέππο, / χαίρομαι όταν σε βλέπω!
Χαίρομαι όταν σε βλέπω, / καπετάν Αντρέα Ζέππο!
Όλοι καλάρουνε, / μα δεν βγάζουν ψάρια: / καλάρει ο Ζέππος / και βγάζει καλαμάρια!
Καλαμάρια και γαρίδες / βγάζουν μόνο οι μερακλήδες!
Βγάζουν μόνο οι μερακλήδες / Καλαμάρια και γαρίδες.
Έγια μόλα έγια λέσα, / έχει ο σάκος ψάρια μέσα!
Έχει ο σάκος ψάρια μέσα, / έγια μόλα έγια λέσα!
Μέσ’ απ’ το τσούρμο του / βγαίνουν ιππότες: / έξ’ είν’ απ’ την Κούλουρη, / κι έξ’ Αϊβαλιώτες.
Καπετάν Αντρέα Ζέππο, / χαίρομαι όταν σε βλέπω!
Χαίρομαι όταν σε βλέπω, / καπετάν Αντρέα Ζέππο!
Έγια μόλα, έγια λέσα! / Έμπα στη βαρκούλα μέσα!
Έμπα στη βαρκούλα μέσα! / έγια μόλα, έγια λέσα!
Su YouTube si trovano molte esecuzioni della bella canzone neogreca; ne segnalo in particolare tre:
1) l’interpretazione dei simpaticissimi e bravissimi bambini del gruppo folkloristico Zouzounia (alla lettera, “i Moscerini”): https://www.youtube.com/watch?v=2RRfXPknaCE;
2) l’esecuzione di Yànnis Kritikòs, accompagnata dalla tipica danza corale (in cui si danza sempre in gruppo, tenendo per mano il vicino), come spesso avviene nelle feste in Grecia: https://www.youtube.com/watch?v=FjykN52Yy78;
3) un’edizione con sottotitoli inglesi: https://www.youtube.com/watch?v=9B7GcUPyOb0.