Tra le carte e i documenti di mio padre, ho trovato una copia del “Notiziario culturale”, che era il Bollettino mensile dell’Università Popolare Sestrese, con sede a Genova – Sestri Ponente in via Sestri 61d; si tratta del n. 6 del giugno 1955 (era il I anno di pubblicazione della rivista).

La prima delle quattro pagine presenta anzitutto una commemorazione di Giuseppe Mazzini nel 150° anniversario della nascita: «Nella ricorrenza del 150° anniversario della nascita di Giuseppe Mazzini, l’Università Popolare Sestrese – fedele al culto delle tradizioni patrie e delle liguri glorie – si associa alle celebrazioni indette dal Comune e commemora questo grande figlio di Genova, nella luce che tuttora emana dal suo pensiero e dalla sua opera».

Segue un interessante articolo che presenta notizie su Sestri Ponente nel 1881: “Quando Sestri Ponente era un fiorente centro balneare…”. Eccone il testo:
«Col volgere dei decenni, Sestri Ponente ha radicalmente mutato il suo aspetto e da località agricola e marinara, zona ideale di villeggiatura e centro balneare di prim’ordine, si è trasformata in una cittadina operosa ed industre, il cui crescente sviluppo edilizio ha provocato una riduzione cospicua della campagna e la completa scomparsa della spiaggia.
La Sestri di oggi è ben diversa da quella del 1881, come la descriveva Achille Bizzoni in un modesto, ma interessante libro dell’epoca (pag. 55): “Fortunatissimo paese, della fortunata Riviera, Sestri, per l’amena postura, pel dolce clima, pel sorriso de’ suoi colli verdeggianti popolati di ville sontuose e di gioiose casette gentilmente colorate, per la flora lussureggiante, che soavemente alletta la vista e conforta le nari, pel cielo splendido specchiantesi nel mare ceruleo, per la vastissima spiaggia dall’arena finissima e scintillante, Sestri non ha nulla da invidiare ai più rinomati ritrovi invernali, alle più famose stazioni balnearie della Liguria marittima”. Ma non basta: più oltre (pag. 136) l’autore definiva orgogliosa mente la spiaggia di Sestri “la più limpida, la più pulita della Riviera”.
Era sorto da poco, per encomiabile iniziativa del marchese Andrea Spinola, il Grand Hotel Sestri, che si aggiungeva all’albergo della Grotta e a quello dell’Aquila Reale e che – con un “servizio in miniatura di tramway” – trasportava gli ospiti fino alla spiaggia e allo stabilimento balneare, attraverso la strada che oggi è denominata Via Caterina Rossi. Scomparso il Grand Hotel, i “Bagni Spinola” sono sopravvissuti fino a trent’ anni fa, frequentati da svariate generazioni di sestresi e di forestieri. La fotografia, che riproduciamo, risale al primo decennio di questo secolo: qualche lettore coi capelli bianchi potrà riconoscere sé stesso e gli amici di allora, mentre i più giovani sorrideranno di fronte all’ atteggiamento e ai costumi di quei “bagnanti”. Tutti proveranno però – nel loro intimo – quel vago senso di rimpianto e di nostalgia, che sempre si avverte di fronte alle cose passate e che non torneranno più».
Ecco la foto:

A pag. 2 si trova una “Curiosità di storia locale”, relativa al poeta dialettale sestrese Giuliano Rossi (1600-1657).

Eccone il testo: «Giuliano Rossi nacque a Sestri Ponente nel 1600, al sorgere di quel secolo d’oro per l’arte ligure, che vide la magnifica fioritura di pittori e scultori come Domenico Pioli, Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella, Giacomo Filippo Parodi. Anche la poesia ebbe i suoi rappresentanti: dotto e onorato da Principi e Papi, Gabriello Chiabrera importò forme oraziane e strofe pindariche in canzoni di intonazione panegirici e si librò, con fresca spontaneità, nella lirica leggera di sapore anacreontico; ma Giuliano Rossi più si accosta a Gian Giacomo Cavalli e a Paolo Foglietta, perché anch’egli seppe dare piacevole veste poetica alla lingua vernacola.
Conosciuto come Todaro Conchetta, Giuliano Rossi fu dunque poeta dialettale genovese di facile vena comica, umoristica, satirica; abbondantissima è la sua produzione ed egli stesso si definisce inesauribile: “Mi scrivo a ra zeneize pe trastullo / e ben spesso pe raggia comme vei / fasso in un’hora dui sonetti o trei / e n’ho in trei meixi impio quasi un baullo”.

Lontano dalla linea morale del Cavalli e del Foglietta, le cui poesie erano fonte di edificazione patriottica, il Rossi porta nei suoi versi il brioso riflesso della sua vita, felicemente vissuta sotto la protezione delle grandi famiglie nobili, mostrandosi buon conoscitore del suo tempo, anche attraverso lo scherzo e l’espressione talvolta un po’ volgare. E tuttavia una dimostrazione di patriottismo resta anche di lui ed è l’attaccamento al natio dialetto di un poeta al quale non faceva difetto la preparazione umanistica.
Giuliano Rossi morì di peste nel 1657, durante la terribile epidemia di quegli anni, e fu sepolto nel cimitero di Sestri Ponente. A Sestri dunque l’onore ed il vanto di aver dato i natali a un poeta, che – pur non avendo toccato il vertice della celebrità – sa ancora essere accessibile a tutti, usando un linguaggio familiare in un dialetto sempre attuale ed efficace».
Sempre a pag. 2 compare il resoconto su alcune “recenti manifestazioni” tenutesi a Sestri Ponente.
1) La sera del 25 maggio 1955, nel salone del Circolo Corale Corradi, il «noto ed apprezzato autore drammatico Enrico Bassano» aveva tenuto «una conversazione brillante ed interessantissima sulla sua produzione teatrale, intessuta di rievocazioni e di spunti aneddotici, rivelando la sua passione di artista e il suo fine animo di scrittore». Alle “applauditissime parole” del Corradi aveva fatto seguito la lettura del suo lavoro in due atti: «Il pellicano ribelle», eseguita dal complesso della Società Amici dell’Arte (S.A.D.A.) di Genova-Sestri, diretto da Giorgio Grassi. In quella “riuscitissima esecuzione” si distinsero il regista Giorgio Grassi (Andrea), Bruna Solimeni (Susi), Renato Ferrando (Giorgio) e Vittorio Ronco (Stefano); bravi anche, nelle parti minori, Piero Quarnienti (Gianni) e Claudia Grassi (Teresa). Il pubblico, numerosissimo, era “attento ed entusiasta”.
2) Nella ricorrenza del 150° anniversario della nascita di Mazzini, l’Università Popolare Sestrese volle partecipare alla celebrazione del grande genovese, invitando l’Avv. Giovanni Di Benedetto a svolgere una conferenza sul tema “Giuseppe Mazzini e l’Italia d’oggi”, che si tenne la sera del 1° giugno 1955, alla vigilia della festa della Repubblica. Come si legge nel resoconto, «l’oratore ha mirabilmente tratteggiato il pensiero di Mazzini stesso, accennando ai suoi mirabili vaticini e alle concrete realizzazioni della gloriosa Repubblica Romana del 1849, chiedendosi infine se l’Italia Repubblicana di oggi, nella cui Costituzione è palese l’insegnamento mazziniano, sia degna dei presagi del Maestro. La risposta non è positiva e l’ombra del Grande sarà placata soltanto quando gli ideali della nostra Repubblica entreranno veramente a far parte del sentimento, della coscienza e del rinnovato costume di tutto il popolo italiano. I numerosi presenti hanno calorosamente applaudito il conferenziere, che ha parlato con brillante oratoria e con viva passione».
3) La sera dell’8 giugno 1955, a chiusura del ciclo primaverile di manifestazioni culturali, si svolse in collaborazione col Circolo Casimiro Corradi, un programma corale, che fu preceduto «da una brillante ed originale introduzione del Professor Salvatore Pintacuda, docente di Storia della Musica al Liceo Paganini di Genova, che ha parlato dell’opera di Verdi e di Bellini».
Proprio in seguito a questa sua conversazione, mio padre ricevette poi la copia del “Notiziario Culturale” che qui sto utilizzando.

In quell’occasione, come si legge nel resoconto, «Il coro, mirabilmente diretto dal Mo Alfio Biondi, ha eseguito brani del “Nabucco” e de “I Lombardi” di Verdi, il brindisi dell’“Ernani” pure di Verdi, il pezzo “Ite sul colle” dalla “Norma” di Bellini e “La Vergine degli Angeli” dalla “Forza del destino”, nella quale si è particolarmente distinto il giovanissimo soprano Carmen Repetto, che ha pure cantato – come solista romanze di Puccini (“Mamma morta”, da Suor Angelica) e di Donizetti (“Convien partir” dalla “Figlia del Reggimento”), rivelando le sue mirabili doti canore. Si sono alternati al pianoforte il M° Zolezi e la sig.ra Repetto. Si è pure manifestato un ottimo tenore il signor Adriano Gandino, Presidente del Circolo Corale Casimiro Corradi ed animatore instancabile di tale associazione, al quale il Dott. Rosso ha consegnato il diploma di “socio benemerito” per la preziosa collaborazione ed ospitalità concessa all’Università Popolare Sestrese. Pubblico eccezionalmente numeroso che ha applaudito più volte il Prof. Pintacuda, il M° Biondi, gli artisti e tutto il coro, il quale si è infine esibito, fuori programma, nell’esecuzione della più nota canzone dialettale genovese (Cheûllia di_Margutti-Capello».

4) Domenica 5 giugno si era svolta una gita culturale a Como, dove si visitarono il Tempio Voltiano, il Duomo, il Broletto e la Torre, e al Lago di Conio, percorso in vaporetto fino ad Argegno, dove la comitiva pranzò nei locali del Ristorante Barelli. I partecipanti erano una cinquantina ed il viaggio si era felicemente effettuato “su un comodissimo e moderno autopullman”.
A pag. 3 viene citata l’attività del Circolo di Cultura “Il Portico” con la III Rassegna d’arte figurativa, aperta dal 19 maggio al 2 giugno 1955. Vi parteciparono alcuni pittori sestresi o comunque noti al pubblico locale per aver già partecipato alle mostre d’arte dell’ Università Popolare Sestrese: «Canepa (paesaggio ligure), Corbari (Marina di Voltri), Damasio (bambina in bleu), Esposto (paesaggio), Fangaresi (la palude, che ha ottenuto il primo premio dalla giuria), Ferrari (alture di Sestri), la Gambaro (natura morta, che il referendum del pubblico ha designato come il quadro migliore), la Gonella-Rosa (colline piemontesi) ed ancora Marchelli (paesaggio e cantieri a Multedo), Molinari (vecchie case), Pavero (porto di Savona), Rigon (vecchio olivo), Stasi (porto di Genova e spianata Acquosola) e la Tessitori (garofani e margherite)».
Nella stessa pagina, per la rubrica “Sestresi illustri”, si legge un “Ricordo dell’ammiraglio Gian Piero Sery”, nato a Genova-Granarolo nel 1848 e deceduto a Sestri nel 1933; oltre all’attività nella Marina, fu «particolarmente versato nella matematica e nello studio delle lingue, rivelandosi un poliglotta ineguagliabile». Dopo aver lasciato la vita militare, «si dedicò all’amministrazione comunale di Sestri Ponente, meritando stima e riverente affetto da tutti i concittadini. A Sestri sono le tombe venerate dei genitori (il Capitano Antonio Sery e la madre Anna Maria Del Santo) e a Sestri egli pose la sua dimora, per trascorrervi un luminoso meriggio, accanto alla gentile consorte Elvira Massard-Henzler Von Lehnensburg. Nella famiglia, che tanto amò, si raccolse umilmente, dopo aver deposto la spada, iniziando una nuova missione: l’apostolato dell’insegnamento e l’assistenza morale della gioventù. E così trascorsero ancora cinque lustri, in cui l’Ammiraglio Sery si dimostrò maestro provetto e guida disinteressata per tutti coloro che, senza distinzioni di fede religiosa o di colore politico, a lui ricorrevano per consigli o per istruzione: tanti furono i discepoli, che egli doveva spesso attardarsi fino alla mezzanotte per prodigare a tutti le sue lezioni brillanti e preziose, rifiutando sempre ogni compenso. Sono questi allievi, che – affranti dal dolore – trasportarono a spalle la sua salma, il triste giorno del suo funerale, mentre tutta Sestri si inchinava, reverente e commossa. Il grande Ammiraglio volle essere sepolto nel campo dei poveri: è stato il Comune di Genova che deliberò di trasferirne la salma in una tomba trentennale, per doveroso senso di riconoscenza verso l’Uomo che tanto operò per Sestri, in tutti i campi dell’amministrazione, della carità e della beneficenza. Il suo nome è ormai legato alla storia della nostra città: la Società di Salvamento gli volle dedicare la propria locale sezione e – in questi giorni – a Gian Pietro Sery è stata intitolata una nuova strada, che da via Manno sale verso l’altura, in una nuova zona di promettente sviluppo edilizio: è un modesto segno di perenne ricordo, che varrà a tenerne desta la memoria nelle generazioni future e nei secoli che verranno». L’articolo è firmato A.C. (forse Archimede Cicarelli, segretario dell’Università Popolare Sestrese).

Seguiva, sempre a p. 3, il seguente programma delle attività di giugno-luglio:

L’ultima pagina era esclusivamente dedicata alla réclame; la riportiamo per curiosità e perché vi si potrà forse riconoscere qualcuno o qualcosa.

Come si è visto da questa rassegna, l’attività culturale nella Sestri del dopoguerra era veramente intensa e ricca di lodevoli iniziative.
Vorrei infine ricordare che il presidente dell’Università Popolare Sestrese, fondata nel 1907 e ricostituita nel 1945, era allora il dott. Nevio Rosso; mi resta una lettera del 13 giugno 1955 in cui Rosso e il segretario Cicarelli ringraziavano mio padre per la sua partecipazione al concerto dell’8 giugno.


MARIO PINTACUDA
Palermo, 8 aprile 2025