Nell’archivio di mio padre ho trovato un fascicolo che presenta la stagione lirica 1925-1926 del Teatro “Carlo Felice” di Genova.
Le opere in programma erano: “Il cavaliere della Rosa” di Richard Strauss (“nuova per Genova”), “Asrael” di Alberto Franchetti, “Aida” di Giuseppe Verdi, “Jacquerie” di Gino Marinuzzi, “L’oro del Reno” di Richard Wagner, “La Traviata” di Verdi, “Manon” di Jules Massenet, “Fauvette” di Domenico Monleone (“nuovissima per Genova”) e “La fanciulla del West” di Giacomo Puccini.

L’elenco degli artisti (diviso per sesso e in un ordine alfabetico non sempre ineccepibile) comprendeva: le cantanti Arangi Lombardi Giannina, Buades Aurora, Conti Ida, Corona Leonora, Dalla Rizza Gilda, Fambri Debora, Giordano Ottavia, Mirella Liuba, Menotti Delfina, Poli Randacio Tina, Rinolfi Isora, Sani Giuseppina, Saraceni Adelaide, Seleska Jana e Vane Alida; i cantanti Baggiore Attilio, Cirino Giulio, D’Alessio Roberto, Gilardi Antonio, Lavarello Ernesto, Lindi Aroldo, Morisani Romeo, Noto Giuseppe, Parvis Taurino, Pasquini Fabbri Giuseppe, Prodan Basilio, Raicew Pietro, Roggio Enrico, Spadoni Cesare, Tomei Giulio, Taccani Giuseppe, Urbano Umberto, Voltolini Ismaele e Morisani Romeo.

Maestri concertatori e direttori d’orchestra erano il comm. Gino Marinuzzi e il Cav. Uff. Angelo Ferrari.
Maestro del coro era Ferruccio Milani, con maestri sostituti Domenico Messina, Angelo Costaguta, Tommaso De Marinis; il suggeritore era Michele Zoppi, il direttore scenotecnico Federico Coraluppi.

Inoltre si prevedevano 80 professori d’orchestra, 75 coristi d’ambo i sessi, 16 ragazzi, 24 bandisti, 24 ballerine, 120 comparse.
Non manca infine la lista dei “fornitori”: la casa editrice Ricordi, la Casa Musicale Sonzogno, la Casa Furstener, lo scenografo Ercole Sormani, la ditta di noleggio “Costumi d’arte”, l’attrezzista A. Rancati, i macchinisti Valle, Merega e Podestà, l’elettricista Virgilio Vassalli, le calzature Bertoletti e il parrucchiere Furlai.

Presidente della Commissione artistica del “Carlo Felice” era Corrado Marchi, allora deputato al Parlamento, che a p. 5 viene così presentato: «Di razza ligure, giovane attivo e fattivo, dotato di talento e di una resistenza al lavoro semplicemente eccezionale, votatosi da pochi anni al giornalismo ed alla politica, ha saputo meritatamente ovunque ed anche degnamente affermarsi. Critico d’arte valoroso, per felice intuizione, chiamato alla Presidenza delle Commissione Artistica del Carlo Felice, ha saputo ben presto spiegare l’attività intelligente e la fede fervida delle forze nuove, che ravvivano, rinnovano e dirigono le sorti del Massimo nostro tempio dell’arte […] E di lui non sarebbe possibile ripetere elogio migliore di quello che l’ex-Regio Commissario Comunale Goffredo Alfredo ha magnificamente ente con queste parole: “superando non comuni difficoltà, prima, forse. quella dello scetticismo di molti, ha saputo assicurare al teatro una stagione d’opera che ha incontrato il plauso di tutta la cittadinanza… e con grande fervore, con amore e con sollecitudine, ha saputo riportare il teatro alle sue glorie antiche”».

Lo stesso Corrado Marchi, in un articolo intitolato “La rinascita del teatro” (p. 4) presentava l’imminente nuova stagione facendo il punto sulla situazione del “Carlo Felice”. L’esordio era improntato a un concreto e fattivo realismo: «Siamo ancora, è vero, in una fase di preparazione (a risolvere un problema teatrale complesso non basta, oggi, la buona volontà di elette categorie interessate) che autorizza le più ardite speranze per l’imminente futuro. Diciamolo subito: le molte parole, i bei schemi teorici, le accademie di quei piccoli parlamentini che sono le commissioni, l’accorata espressione ipercritica degli snobisti per temperamento, devono lasciare il passo alle cose compiute. È così. In tutte le manifestazioni della attività degli uomini, e delle categorie, contano (finalmente!) i fatti».

Seguiva l’elencazione dei “fatti” e delle cose già realizzate: la convenzione stipulata nel 1923 con il Comune, che fu «punto di partenza verso la rinascita»; la lotta contro “misoneismi”, “pregiudizi”, “tarlate consuetudini”; il ritorno alle migliori tradizioni nell’organizzazione dell’attività del teatro: «imponendosi alle imprese, dettando – fuori di ogni o negligente o interessata transigenza – condizioni assolute, esigendo ferme garanzie, concretando il cartellone prima che fosse compiuto I’ esodo degli artisti migliori, offrendo al pubblico e le novità e i vecchi lavori della storia musicale italiana con l’eclettismo di programmi armoniosi».
Marchi faceva poi un bilancio positivo delle più recenti iniziative, rivolgendo un sentito ringraziamento al Maestro Gino Marinuzzi (insigne direttore d’orchestra e compositore palermitano) «per aver voluto, rinunciando ad altre magnifiche offerte, essere apportatore di vivida luce, e di formidabili garanzie estetiche, in questa seconda fase del nostro cammino».

Alle sterili polemiche dei malevoli (che evidentemente non mancavano, ma vengono bollati come “maligni impotenti”) Marchi opponeva il cartellone della nuova stazione lirica, uscito «due mesi avanti l’inizio della stagione e contemporaneamente – o quasi – a quello della Scala».

In conclusione, Marchi non mancava, in qualità di deputato, di rivolgersi al governo in carica: «sappiamo che il problema della rinascita del teatro lirico italiano è ormai affidato al Governo Fascista il quale non ignora – come altri governi ignorarono – la esistenza di Genova e sa che il “Carlo Felice” appartiene a quei teatri di alta tradizione musicale già posti su basi amministrative autonome e pronti per essere inquadrati nel programma totalitario del rapido sicuro rinnovamento artistico della stirpe vittoriosa».
Il fascicolo presenta nelle pagine successive tutte le opere previste per la stagione successiva, con un ricco corredo di immagini; ne allego qui di seguito una selezione.

Nel complesso, la pubblicazione ha il merito di consegnare alla memoria storica una stagione lirica che dovette essere particolarmente interessante e appassionante per il pubblico genovese.











MARIO PINTACUDA
Palermo, 11 maggio 2025