Andrea Camilleri aveva una precisa idea dell’aspetto fisico di Salvo Montalbano: raccontava in proposito un curioso aneddoto.
Nel 1996 era stato invitato all’Università di Cagliari dal prof. Giuseppe Marci, che aveva tenuto quell’anno un corso su Il birraio di Preston; il professore, che sarebbe venuto a prenderlo ad Elmas, si sarebbe fatto riconoscere perché avrebbe tenuto sotto braccio una copia di quel libro.
Camilleri racconta così: «Arrivato all’aeroporto, e con mio enorme stupore, vedo Montalbano in persona con Il birraio di Preston sotto braccio. Il professor Marci era il mio Montalbano. Quindi, quando Carlo degli Esposti, il produttore della serie televisiva, mi chiese come immaginassi il mio commissario, io telefonai a Marci, mi feci mandare tre foto sue e le feci avere alla produzione dicendo: “Eccolo qui Montalbano”. Non trovarono però un attore con quelle caratteristiche e scelsero invece Zingaretti, che fisicamente è l’opposto: è calvo come una palla di biliardo, mentre Montalbano è pieno di peli. Zingaretti era stato mio allievo in Accademia e io sapevo quanto fosse bravo, oltre a essere una persona molto simpatica e molto colta. Non aveva il fisico del ruolo? Pazienza, sarebbe stato in grado di farlo benissimo. E così infatti avvenne» (dalla rivista “MicroMega” 5/2018, p. 17).
Benché negli anni il commissario, nell’immaginario dei lettori e dei telespettatori, abbia assunto le sembianze di Luca Zingaretti, Camilleri non ha mai smesso di descriverlo con le caratteristiche da lui pensate, cioè con molti capelli e coi baffi; così ad es. lo vede la cameriera Adelina quando torna a casa bagnato fradicio per un involontario tuffo nel molo: “Si fermò, sbarracò l’occhi, videnno la cammisa fracita e i capilli e i baffi del commissario che ancora gli gucciuliavano” (La rete di protezione, p. 264).
A Porto Empedocle lo scultore Giuseppe Agnello (nato a Racalmuto nel 1962 e già autore di una statua dedicata a Sciascia nel paese natale) ha realizzato nel 2009 una statua in onore di Montalbano, su incarico dell’ex sindaco Calogero Firetto; la statua, collocata in via Roma, mostra il commissario baffuto, con una folta capigliatura e profonde rughe sul volto ed appoggiato a un lampione; come si vede, l’aspetto è del tutto diverso da quello dell’attore Zingaretti e semmai più vicino a Pietro Germi, il regista cui forse pensava Camilleri quando immaginava il commissario.
Nel racconto pubblicato nel 2019, Il cuoco dell’Alcyon, il commissario deve cambiare le sue fattezze per non farsi riconoscere durante una pericolosa azione poliziesca; viene così affidato a un tal Santonastaso, che gli modifica i connotati in modo quasi grottesco: “Montalbano raprì l’occhi e per picca non gli pigliò un sintòmo. A momenti cadiva dalla seggia. Quella facci d’emerito strunzo coi baffi alla ‘nglisa non era la so, non gli appartiniva. Quel biunnizzo cinnirino dei capilli lo faceva pariri ‘na via di mezzo tra un vecchio marchettaro oramà fora comercio e un ex maggiordomo di case nobili… Faciva semplicementi vomitare” (Il cuoco dell’Alcyon, p. 186). E la metamorfosi risulta così perfettamente ingannevole che alla fine della storia Mimì Augello, non riconoscendo il commissario, gli sferra un potente calcio nella pancia e lo tramortisce (id., p. 244).