Sul “Giornale di Sicilia” dello scorso 11 settembre si leggeva il seguente trionfale annuncio: «Il piccolo esercito che pulirà Palermo da cima a fondo si metterà in marcia domani mattina, lunedì 12 settembre. Primo appuntamento a Partanna Mondello, piazza Simon Bolivar. […] Ogni giorno si muoveranno in contemporanea 90 netturbini per spazzare; 12 operatori per caricare ingombranti lasciati in strada che avranno a disposizione 6 autocarri; 3 operatori-autisti di spazzatrici; 7 autocarri a vasca; 3 autospazzatrici; 5 decespugliatori; 5 soffiatori per liberare strade a marciapiedi da foglie e carta; 3 autocompattatori».
Il piano di “pulizia straordinaria”, voluto dal nuovo sindaco Lagalla, segue un itinerario studiato scientificamente da qualche mente illuminata: è partito dalla zona di Mondello e Partanna, poi è passato a Vergine Maria e all’Arenella, quindi procederà gradualmente coinvolgendo tutte le zone della città e sarà completato dopo 60 giorni lavorativi (85 di calendario) il prossimo 6 dicembre.
Non so quando sia previsto il passaggio della task force anti-munnizza da via Gustavo Roccella, non lontano dal Policlinico e dall’Ospedale Civico.
Un’ora fa, come si vede dalla foto che ho scattato (tappandomi il naso con l’aiuto provvidenziale della riesumata mascherina anticovid) questa era la situazione: immancabile posto-letto abusivo con materasso sul marciapiede, cassonetti stracolmi (erano le 18, quindi molto prima dell’orario prevedibile per il “conferimento” dei rifiuti), scatoloni di cartone (alla faccia di ogni “differenziata”), plastica, polistirolo, rifiuti ingombranti e via di questo passo. Il marciapiede era un lurido susseguirsi di rifiuti, buche e ciarpame vario.
Certo, la “pulizia straordinaria” ha i suoi ritmi e i suoi tempi. Ma che ne è della “pulizia ordinaria”? A quale calenda greca è stata rimandata? E chi controlla gli orari di deposito dei rifiuti?
Ma figuriamoci se si può parlare di controlli, in una strada in cui ho visto sfrecciare motorini con tre persone a bordo senza casco (padre-madre-bambino), in cui ognuno parcheggia come e dove vuole, in cui i numerosi percettori di reddito di cittadinanza (accendendo quotidianamente un lumino al loro grande elemosiniere prof. Conte) sono troppo indaffarati per pensare al decoro dell’ambiente in cui vivono.
Altro che “pulizia straordinaria”, ci vorrebbe qui.
Ci vorrebbe che ciò che è straordinario diventasse ordinario e che (cosa ancora più straordinaria) cambiasse una mentalità, un andazzo e un contesto che appare condannato all’immobilismo e al degrado.
Ah, ma ora ci sono le elezioni! Quante belle promesse stiamo ascoltando! Come ci fanno andare in brodo di giuggiole tutte queste belle promesse!
E allora, che ci vuole ad aggiungerne un’altra? Vogliamo Palermo pulita? Basta prometterlo. Magari con la blasfema formula (oggi di moda) del “credo” salviniano: “Credo che Palermo diventerà uno specchio, una succursale della Svizzera”.
Credo quia absurdum.
P.S.: Per non farci mancare il nostro “tormentone”: “E chistu è u novu amministratore”.