1945 – La “Domenica del Giornale di Sicilia” e le “bizzarrie musicali”

Fra le innumerevoli carte di mio padre, ho ritrovato un numero della “Domenica del Giornale di Sicilia”, “rivista di novelle, sport, varietà”, che risale al 2 dicembre 1945: la guerra era dunque finita da pochi mesi. Il prezzo della rivista era di 15 lire.

Già la copertina mi sembra emblematica delle contraddizioni di quel periodo: vi troneggia anzitutto l’immagine (audace per quei tempi) di una prosperosa ragazza in bikini, una tale Marilù Dondini di cui non sono purtroppo riuscito a trovare nessuna notizia (suppongo fosse un’attrice); questa immagine sembra la proiezione di un desiderio di vita, di rinascita, di libertà (dopo tanti “telefoni bianchi”…). Tuttavia, accanto a questa vezzosa immagine, sulla destra tre trafiletti presentano un quadro ben diverso, più cupo: c’è un riferimento a Ferdinando Bossi, “feroce spia di Mussolini”, colto da un violento attacco nervoso durante il processo contro di lui a Milano; al centro viene mostrato “il noto comico di riviste Nuto Navarrini, alla sbarra per collaborazionismo”; in basso c’è una foto accompagnata dall’invettiva “Quest’uomo ha ucciso!” (ma non è possibile raccogliere l’invito a “leggere in terza pagina” perché – ahimè – questa pagina non è stata conservata).

La pagina 2 è interamente dedicata alla pubblicità locale palermitana. Non so perché, ma queste antiche forme di “réclame” mi intrigano molto: leggendole, mi sembra di viaggiare letteralmente nel tempo, di riesumare persone, luoghi e cose ormai inesistenti, di intuire da qualche dettaglio il modo di vivere di allora. Mi ha colpito in particolare un accattivante annuncio prenatalizio della pasticceria I.R.I.S. (con i puntini!) di via Roma 148 che annuncia, “dopo il grandioso successo riportato nelle feste pasquali”, la vendita della cassetta natalizia “Sicilia canta” al prezzo di £. 3.900. Il suo contenuto era il seguente: una bottiglia di champagne [sic!] Cinzano o Florio, un torrone Giardiniera di gran lusso da g. 500, una scatola di tenerelli a 5 gusti da g. 500, una scatola di cioccolatini finissimi, un rollo di pietrafendola e, per finire in bellezza, “un oggetto regalo del valore da un minimo di £. 500 circa a un massimo di £. 30.000 circa”. Dunque nell’immediato dopoguerra, pur di invogliare agli acquisti, si andavano escogitando anche i primi concorsi a premi; e chissà quale palermitano fortunato, oltre a deliziarsi il palato, avrà vinto quel premio (enorme per l’epoca) di 30.000 lire “circa”!

Fra gli altri avvisi pubblicitari ho notato in particolare: 1) un riquadro dedicato alla orologeria L. Bologna di via Pignatelli Aragona (“noi forniamo di orologi tutta la Sicilia”); 2) un trafiletto dell’antica Casa H. Clement di via Roma 505 specializzata in “busti su misura”; 3) un interessante elenco di “sanitari” della città, con indirizzi e numeri di telefono (per chi lo aveva) di numerosi specialisti; diversi medici erano specializzati in malattie veneree e sifilitiche, evidentemente diffuse: tra loro il prof. Giuseppe Candela, il dott. Tebaldo Cimino, il dott. Carlo Di Gregorio, il dott. Lorenzo Mannino, ecc.

Questa copia della rivista però è sopravvissuta al tempo perché conteneva anche un articolo di mio padre, Salvatore Pintacuda, che sarebbe divenuto di lì a poco il critico musicale del “Giornale di Sicilia”. Si tratta di una serie di “bizzarrie musicali”, presentate in modo semplice e divulgativo, finalizzate a incuriosire un pubblico medio di lettori. Mi limito a citare qui quelle che mi hanno particolarmente incuriosito.

1) La prima bizzarria riguarda le traversie subite “post mortem” dal grande musicista austriaco Franz Joseph Haydn; questi, qualche giorno do­po il decesso (avvenuto il 31 maggio 1809), subì l’asportazione della testa: “La decapitazione venne operata clandestinamente da quat­tro discepoli del frenologo Franz Joseph Gall, ma nel 1820 il singolare furto venne scoperto e la polizia riuscì a recuperare il prezioso teschio che venne così riunito al resto del corpo nella tomba di Einstadt. Molti anni dopo però, un certo Rosembaum, in punto di morte, di­chiarò che la vera testa di Haydn si trovava ancora presso di lui per­ché quella consegnata alla polizia apparteneva al cadavere di uno sco­nosciuto”.

Franz Joseph Haydn

2) Un’altra bizzarria riguarda le “trappole sonore” per sorci; basandosi sull’opinione di “autorevoli naturalisti” secondo la quale i topi avrebbero una squisita sensibilità musicale, “un fabbricante belga pensò di sfruttare queste attitudini dei sorci per la musica costruendo un nuovo ed originale tipo di trappole nelle quali, invece che dal formaggio o dal lardo, i topi vengono attratti da una minuscola scatola armonio­sa, dissimulata in un doppio fondo”. Ingegnoso, no? Vista l’attuale quantità enorme di topi favorita dalle montagne di “munnizza” palermitana, potremmo provare anche noi (ma attenzione a scegliere il giusto repertorio musicale…).

3) Segue un curioso repertorio di composizioni musicali “terapeutiche”: “la Can­zone di Primavera di Mendelssohn e le Danze ungheresi di Brahms sa­rebbero indicate contro le nevra­stenie e le depressioni nervose, il Coro dei pellegrini del Tannhäuser placherebbe l’irascibilità e la col­lera, lo Studio in Sol Bemolle Mag­giore di Chopin sarebbe di grande conforto negli abbattimenti morali e l’Invitation à la Valse di Weber combatterebbe la dispepsia meglio del bicarbonato di soda, del bismu­to e della magnesia calcinata”.

In effetti il valore “terapeutico” della musica è testimoniato già nell’antica Grecia: nell’Odissea, XIX 457, c’è un accenno a “canti emostatici”, ricordati anche da Pindaro nella III Pitica; per Teofrasto l’armonia frigia era un rimedio contro la sciatica; la teoria terapeutica della musica fu al centro della riflessione pitagorica; e via dicendo. Anche oggi, del resto, non mancano esempi ben noti di “terapia musicale”…

4) Un’altra curiosa notizia riguarda un gigantesco strumento musicale, l’ottobasso, conservato al Museo strumentale del Conservatorio di Musica di Parigi: “Si tratta di un gigantesco contrabasso alto ben quattro metri, ideato e costruito dal celebre liutaio Giovanni Battista Vuil­laume. Lo strumento è munito di speciali leve e di enormi tasti d’ac­ciaio che hanno l’aspetto delle dita della mano. Il suonatore, manovrando con le mani e con i piedi un complicato sistema di pedali, faceva azionare le leve ed i tasti che, premendo fortemente sulle tre corde dell’Ottobasso, facevano scaturire lugubri suoni di una profondissima caver­nosità”.

L’ottobasso

5) Molto interessante la bizzarria dedicata alla “Fauna musicale”, con riferimenti alle composizioni musicali che imitano onomatopeicamente i versi degli animali. Vengono poi ricordati alcuni musicisti che furono appassionati giocatori di scacchi: Meyerbeer, Kubelik, Rubinstein, Flesch, Bax, ecc.; in particolare François-André Danican Philidor (1726-1795), uno dei più importanti creatori dell’opera comica francese, era anche autore di un pregevole trattato sul gioco degli scacchi, nel qua­le fu campione imbattibile, “sì da essere proclamato il primo giocatore di Parigi”.

François-André Danican Philidor

6) La bizzarria intitolata “musica a peso” ricorda la curiosa teoria di uno studioso francese (suppongo fosse in pensione, per aver tempo di fare simili ragionamenti), secondo il quale “lo sforzo per abbassare un tasto del pianoforte equivale pressappoco al sollevamento di un pe­so di circa grammi 11,75”; quindi per eseguire il Notturno in Do diesis minore di Chopin “è necessario un dispendio di forza di complessive tredici tonnellate”. Mio padre a questo punto chiosava così: “Ora che abbiamo una così esat­ta unità di misura, è relativamen­te facile stabilire quali autori pianistici sono da considerare più o meno… pesanti”.

7) Un’altra bizzarria riguarda il ruolo ossessivo che il numero 13 ha avuto nell’esistenza di Wagner: “Infatti il nome Richard Wagner è formato di 13 lettere, Wagner è nato nel 1813, completò la partitura del ‘Tannhauser’ il 13 aprile 1844, la burrascosa esecuzio­ne di quest’opera a Parigi avvenne il 13 marzo 1861, lo schizzo orche­strale del primo atto del ‘Tristano e Isotta’ reca la data del 13 gennaio 1858, le rappresentazioni della ‘Te­tralogia’ nel Teatro di Bayreuth si iniziarono il 13 agosto 1876; Wa­gner compose 13 opere e morì a Venezia il 13 febbraio 1883, dopo 13 anni di matrimonio con Cosima Liszt”.

Richard Wagner

8) Interessante, infine, la bizzarria intitolata “L’inferno di Meyerbeer”: infatti nel 1831, dopo il clamoroso trionfo dell’opera di Giacomo Meyer­beer intitolata “Roberto il diavolo”, tutta Pari­gi fu presa da una strana mania “diabolica” (peggio di Halloween…): si aprirono nuovi locali con nomi “infernali” (“Lucifero, Fuoco e fiamme, Satanasso, Stige, Caronte”), nacquero due giornali intitolati “Gli Infernali” e “Gli Indemoniati”, nelle trattorie veniva servito il “pollo alla diavola”, e per di più “le signore portavano tra le eleganti capigliature cornetti rossi portafor­tuna e bizzarri diavoletti di velluto”.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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