L’ “Edipo re” di Vittorio Gassman (1976-1977)

Dall’8 novembre al 5 dicembre 1976 Vittorio Gassman (Genova 1922 – Roma 2000) organizzò a Ronciglione, in provincia di Viterbo, un seminario teatrale o “bottega di teatro” cui intervennero, insieme con giovanissimi allievi dell’Accademia, famosi attori come Tino Buazzelli, Lea Massari, Luigi Proietti e Adolfo Celi, che facevano parte del cast di un Edipo re in allestimento per la televisione italiana (rispettivamente nei ruoli di Tiresia, di Giocasta, del messaggero e del nunzio di Corinto). La regia era dello stesso Gassman, con le scene e i costumi di Gianni Polidori.

L’importanza della sua attività “didattica” di “maestro di teatro” fu sottolineata da Gassman in un’intervista a Luciano Lucignani, nella quale segnalava in particolare il suo atteggiamento sentimentalmente “paterno” nei confronti degli allievi e la necessità di “dialogare” con le nuove generazioni: «nessuno, o pochi, mi sembra, si rendono conto che manchiamo totalmente di strutture di didattica drammatica. È logico, perciò, che chi fa questa professione e sente nei suoi confronti un minimo di responsabilità oggettiva, a un certo punto ci pensi, e cerchi di porvi rimedio. In secondo luogo, più personalmente, perché avvero un bisogno di un contatto con la generazione successiva a me. Con quella dei figli, per intenderci. Uno dei pericoli del mio modo di insegnare è la mia tendenza (che cerco di mascherare con l’uso frequente del paradosso, dell’ironia e magari dell’aggressività) a sconfinare nel rapporto sentimentale. Credo proprio che la mia vocazione di insegnante, come dicevi tu prima, nasconda, e non tanto inconsciamente, il desiderio latente in me di trovare da un lato dei figli, e dall’altro dei fratelli, o dei compagni d’avventura. Da dove nasce, secondo te, quella mia utopia ricorrente, perfino noiosa, a volte, di creare delle comunità di lavoro? Non voglio trovarmi solo, nel mestiere come nella vita. È un’ipotesi intollerabile per me» (L. Lucignani, Intervista sul teatro, Sellerio, Palermo 2002, p. 116). Nella sua “Bottega del Teatro” Gassman insegnava ai suoi allievi il metodo migliore per allestire uno spettacolo teatrale basandosi sulla sua esperienza pratica: partiva dalla lettura e dall’analisi del testo da mettere in scena, chiarendo le fasi di costruzione sia della scenografia che del personaggio, proponendo poi il giusto metodo di approccio allo studio della parte e alle prove precedenti al debutto.

Il materiale relativo al seminario e la rappresentazione dell’Edipo re andarono in onda su RAI 2 (allora Rete 2) il 14 e il 15 aprile 1977.

Copertina del “Radiocorriere TV” del 10-16 aprile 1977

Gassman aveva curato anche la traduzione dell’opera e, accingendosi ad interpretare (per la terza volta nella sua carriera, dopo le precedenti esperienze del 1954 e del 1962) il ruolo di Edipo, dichiarò: «Ho dovuto reimparare la parte, poiché mi tornavano in mente le parole del Sofocle nella versione di Quasimodo. Tradurre è stato però utilissimo: mi ha infatti suggerito insperate soluzioni per la regia e per l’interpretazione» (“Corriere della Sera”, 17 ottobre 1976). Quanto alla sua visione del dramma, il celebre attore dichiarò di avere ritenuto legittima sia una lettura psicanalitica sia una chiave ritualistica, dato che, come ebbe a dire, “Edipo è materia ricchissima. È un grande indovinello, un grande rebus, è tutto ambiguo, e ha vari significati” (“Radiocorriere TV”, 10-16 aprile 1977). Proprio per questo il regista volle fare di questo Edipo re “una grande cerimonia rituale per l’allontanamento della malattia”, facendo precedere il testo da un prologo muto consistente in una grande lamentazione: “Le donne presiedono questa cerimonia. Appaiono frammenti di abluzioni, di lavacri, di fango”.

Una scena dell’Edipo re di Gassman

Dopo questo preambolo aveva inizio la tragedia, in cui Gassman attribuì notevole importanza alla musica, composta da Luciano Berio (Imperia 1925 – Roma 2003), grande compositore italiano d’avanguardia e celebre nel campo della musica elettronica.Fra le musiche di Berio risultò particolarmente efficace, nel finale, una melopea pastorale del flauto sostenuta da accordi dell’arpa.

Nell’allestimento il coro era formato non solo da vecchi Tebani, ma anche da donne e da giovani seminudi, per accentuare il carattere rituale e rappresentare meglio la comunità tebana.

La critica lodò l’interpretazione di Gassman; come scrisse Roberto De Monticelli (“Corriere della Sera”, 16 aprile 1977), si trattava di “un Edipo cauto, perplesso, interiore. Pare intento a leggere dentro di sé, senza riuscire a decifrarli, quei misteriosi caratteri rossi che appaiono di tratto in tratto sullo schermo”. Molto apprezzata dal critico fiorentino era anche Lea Massari, che nel ruolo di Giocasta evidenziava a suo parere “una singolare sintesi di ieraticità, nel volto che il trucco rende enigmatico, e di toni dimessi, teneri, indifesi”.

Lea Massari e Vittorio Gassman

Davvero notevole fu l’interpretazione di Luigi Proietti nella parte del messaggero: questo lungo discorso, recitato in modo esemplare, con grande forza emotiva e patetica, dimostra come anche un ruolo “minore” possa essere trasformato, da un attore bravo e sensibile, in uno splendido momento di teatro.

Gigi Proietti nel ruolo del Messaggero

Destò peraltro qualche perplessità (vista la diversa sensibilità dell’epoca) la parte finale; infatti, a parere di De Monticelli, “Edipo, dopo che s’è accecato, appare con il volto letteralmente inondato di sangue e si strappa poi la benda che gli copre gli occhi martoriati. È questo un effetto realistico che, ingigantito dal mezzo – specie nella visione a colori – finisce col risultare superfluo” [Va precisato che nel 1977 il passaggio alla televisione a colori era avvenuto da poco tempo e molti telespettatori dovevano ancora accontentarsi dei televisori in bianco e nero].

Vittorio Gassman nell’esodo della tragedia

Io ho avuto modo di utilizzare molte volte, nelle mie lezioni di Letteratura greca nelle classi liceali, il dvd di questa edizione dell’Edipo re; e ricordo che l’Edipo di Gassman piaceva moltissimo alle alunne e agli alunni, molto interessati e coinvolti dallo spettacolo; quando poi organizzavamo delle “drammatizzazioni” dei testi tragici greci e i ragazzi dovevano realizzare dei video mettendo in scena alcuni brani delle tragedie studiate, si vedeva in loro, spesso, il tentativo volenteroso di recitare “alla Gassman” o “alla Proietti” e i risultati erano, con le dovute proporzioni, senz’altro positivi. Alcuni di questi alunni sono stati così affascinati da queste esperienze scolastiche di recitazione che poi hanno intrapreso studi regolari di teatro (alcuni oggi sono diventati attori professionisti).

Anche per questa capacità di dare “input” positivi e di coinvolgere l’emotività degli spettatori, la visione dell’Edipo re di Gassman costituisce ancora, a distanza di quasi mezzo secolo, un modello esemplare di allestimento scenico; chi volesse può facilmente rivedere questo spettacolo su Youtube.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *