Palermo e le “installazioni di Natale”

In questi giorni in tutte le principali città italiane, nelle piazze più importanti, troneggia già un sontuoso grande albero di Natale, in mezzo a un fantasmagorico sfavillio di luci.

Anche la mia città, Genova, si è parata a festa: come leggevo ieri sera sul sito del “Secolo XIX”, «Con l’accensione, questa sera, delle luminarie sulle facciate dei palazzi e del tradizionale albero di Natale in piazza De Ferrari si inaugura il periodo delle festività natalizie sotto la Lanterna, alla vigilia della festa dell’Immacolata Concezione. “Un milione di lampadine anche quest’anno illumineranno fino all’Epifania la piazza e accompagneranno per tutto il periodo del Natale i genovesi e i turisti”, spiega il Comune in una nota».

Piazza De Ferrari a Genova, 7 dicembre 2021

L’albero, un abete rosso alto 21,5 metri, proveniente da Gerola Alta (Sondrio), è stato donato dalla Regione Lombardia. Il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha dichiarato: «Con il tradizionale rito dell’accensione dell’albero di piazza De Ferrari anche Genova inaugura il periodo delle festività natalizie. In questi mesi abbiamo dimostrato che la città è capace di fare cose eccezionali nonostante la pandemia. Dobbiamo continuare così, con l’auspicio che il 2022 possa regalare nuove soddisfazioni a tutti i genovesi. Oggi la piazza si illumina e torniamo a respirare l’atmosfera del Natale. Rimbocchiamoci le maniche, rispettiamo le regole e affrontiamo questo Natale e il nuovo anno con ancora più entusiasmo».

Nonostante le persistenti difficoltà dovute all’interminabile pandemia, splendide decorazioni natalizie illuminano già le piazze di Milano, di Torino, di Roma, di Napoli, di tante altre belle città della nostra Italia.

Non manca, ovviamente, l’eccezione, che – tanto per cambiare – è data da Palermo.

Qui il Comune, disastrato e agonizzante, non ha fondi né per l’albero di Natale né per le luci natalizie. Il risultato è che i privati si stanno tassando per realizzare un’installazione luminosa alta 15 metri davanti al teatro Politeama: stanno collaborando Confcommercio, Confartigianato-Casartigiani, Confesercenti, Confindustria, Ance e le aziende partecipate dell’amministrazione, uniti dallo slogan “Un Natale insieme 2021”.

Come dichiara Patrizia di Dio, presidente della Confcommercio di Palermo, «abbiamo provato a tendere la mano, nella totale assenza di pianificazione e di risorse da parte dell’amministrazione. Ci siamo autotassati per garantire almeno il simbolo del Natale». Del resto, come si legge oggi su “Repubblica” (ed. Palermo), cittadini e commercianti «da tempo si sostituiscono al Comune nei piccoli e grandi interventi di ogni giorno a favore della città: dalla pulizia delle strade alla cura delle aree verdi, dal recupero degli spazi abbandonati alla promozione delle attività per bambini e ragazzi».

Dunque a Palermo l’albero sarà sostituito da un’installazione luminosa: e mi sembra che, visti i tempi che corrono, in cui qualche ineffabile mente acuta ha partorito la stramba idea che non si possa dire più “Buon Natale”, ci possa stare che nella piazza principale della città non ci sia più “l’albero di Natale”, ma “l’installazione di Natale”.

O tempora, o arbores!

Ma non è tutto. A Palermo non è mai tutto.

Visto che anche per le luminarie natalizie qui non c’è un centesimo, i commercianti palermitani si stanno dando da fare per illuminare a spese proprie i loro negozi e le aree circostanti, per dare ai turisti (che nonostante tutto continuano a venire da queste parti) l’illusione di non essere capitati nel luogo più oscuro e degradato d’Italia, vista invece la persistente presenza dei cumuli di “munnizza”, delle “scaffe” (buche, per di più piene d’acqua per le forti piogge), degli stessi allagamenti negli stessi eterni posti da decine di eterni anni.

In tutto ciò, meraviglia il fatto che il Comune si faccia invece vivo per autorizzare, nella centralissima via Ruggero Settimo, una specie di “suk” natalizio, con l’installazione di numerose casette di legno di artigiani che costituiscono uno pseudo-mercatino di Natale (il confronto con i “veri” mercatini di Natale è impietoso). Queste casette coprono la vista dei negozi, chiudono gli spazi, favoriscono i tanto deprecati assembramenti, trasformano quella che un tempo era l’area elegante dello shopping in un degradato bazar.

Il mercatino di Natale a Palermo

Il bello è che, come sottolinea Mario Dell’Oglio (titolare di uno storico negozio in questa arteria), qualche anno fa lo stesso schizofrenico Comune di Palermo aveva stabilito che quest’area è “di interesse monumentale”: sarà per questo che si è deciso di costruire un ulteriore “monumento” al kitsch più coatto?

Non mancano, ovviamente, le motivazioni date da Cettina Martorana, assessora alle Attività Produttive (termine ossimorico qui a Palermo): «È stato deciso di venire incontro alle esigenze dei piccoli artigiani provati dalla crisi della pandemia, autorizzando un mercato natalizio come quelli delle grandi città d’Italia e d’Europa». E dàgli, con questo sogno venduto a buon mercato della Palermo “europea”, un sogno che fa a pugni con la realtà, con i disservizi, le inadempienze, il degrado persistente e sempre più aggravato dall’incuria, dall’indolenza e da una buona dose di arroganza.

Ora, so bene che molte persone diranno che non è un albero di Natale, non sono le luci sfavillanti a “fare il Natale”, che dovrebbe invece essere una ricorrenza meno esteriore e appariscente. Ma è innegabile che quasi tutti noi, quando possiamo, decoriamo, chi più chi meno, le nostre case per le festività natalizie; intendiamo così dare un segno di gioia, tanto più necessario dopo tante disavventure, ma soprattutto vogliamo offrire a chi ci viene a trovare la migliore immagine possibile, non fosse altro per una forma di attenzione e rispetto per noi stessi, per rifiutare di scivolare nell’abisso deprimente dello squallore incolore.

Però, evidentemente, per gli amministratori palermitani Palermo non è “casa loro”: e se sempre più questa bellissima e sventurata città annaspa nella costante incuria e nel menefreghismo di chi dovrebbe renderla migliore, questo non sembra riguardarli.

Comunque sia, alla faccia del politicamente ed europeisticamente corretto, auguro a tutti Buona Festa dell’Immacolata, ovviamente vicini alle vostre “installazioni di Natale”.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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