If-history: la storia fatta con i “se”

In diversi dibattiti e convegni, anche negli ultimi anni, si è riproposta una tendenza chiamata “if-history”, variamente definibile come “storia controfattuale”, “ucronìa” (dal greco “nessun tempo”, οὐ + χρόνος), “allostoria”, “fantastoria” o “storia alternativa”.

Si tratta di immaginare e analizzare come sarebbero potute andare le cose se alcuni eventi storici non si fossero verificati o se fossero andati diversamente da come sono andati realmente.

Aveva iniziato Tito Livio (IX, 17-19), chiedendosi che cosa sarebbe successo se Alessandro Magno, invece che verso oriente, avesse indirizzato le sue mire espansionistiche verso occidente e avesse fatto guerra a Roma. Ovviamente lo storico latino rispondeva all’ipotetico quesito in modo squisitamente patriottico: Roma avrebbe saputo sconfiggere anche il grande condottiero macedone, a patto però che “duri in eterno l’amore per questa pace nella quale viviamo e la cura della civile concordia”.

Nel corso dei secoli si possono porre infiniti problemi analoghi: che sarebbe successo se i Cartaginesi avessero vinto la seconda guerra punica? e se l’impero romano d’occidente fosse durato, come quello d’oriente, mille anni di più? e se Cristoforo Colombo fosse rimasto vittima dell’ammutinamento della sua ciurma e non avesse scoperto l’America? e se a Lepanto nel 1571 avesse vinto la flotta musulmana sconfiggendo i cristiani? e se Napoleone avesse vinto a Waterloo? e se Hitler non avesse attaccato l’Unione Sovietica? e se John Kennedy fosse sopravvissuto all’attentato di Dallas?

In molti di questi eventi si viene a sottolineare il ruolo del caso, quello che i Greci antichi chiamavano “tyche” (τύχη), l’imponderabile, l’imprevedibile: chi avrebbe potuto prevedere che Pericle morisse di peste all’inizio della guerra del Peloponneso? o che Cavour morisse il 6 giugno 1861 ricoprendo la carica di primo ministro del neonato Regno d’Italia?

Infinita poi è la letteratura “ucronica”: in Italia, in particolare, diversi scrittori hanno immaginato che cosa sarebbe successo se Mussolini fosse rimasto neutrale (come il “caudillo” spagnolo Franco) durante la seconda guerra mondiale. Nella trilogia “Occidente” (2001-2006) Mario Farneti immaginava un’Italia fascista sopravvissuta al secondo conflitto mondiale (durante il quale era rimasta prudentemente neutrale), appoggiata economicamente e militarmente dagli Stati Uniti e in grado (nientemeno!) di sconfiggere l’URSS durante la terza guerra mondiale, diventando una superpotenza. Anche lo scrittore aretino Pierfrancesco Prosperi ha scritto diverse opere “ucroniche”, fra cui “Gettysburg” (1993), in cui si ipotizzava che Garibaldi aiutasse i nordisti durante la guerra civile americana e fosse sconfitto, con la nascita dei CSA (Stati Confederati d’America).

Non sono nemmeno mancati esempi di film basati sulla “if-history”: nel film “It Happened Here” (1966) di Kevin Brownlow si vedeva la Gran Bretagna occupata dai nazisti; in “Timequest” di Robert Dyke (2000) un viaggiatore temporale preveniva l’assassinio di John F. Kennedy, provocando l’alterazione della storia successiva; in “Bastardi senza gloria” (2009) Quentin Tarantino si concedeva numerose concessioni alla storia “immaginata” (ad es. facendo uccidere Hitler e Goebbels da alcuni soldati ebrei americani): la fortunata trilogia di “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis giocava molto sulle “realtà alternative”.

Ovviamente il gioco della “if-history” può continuare all’infinito.

Ci potremmo chiedere, ad es., che cosa sarebbe successo se Trump fosse riuscito ad essere rieletto presidente degli Stati Uniti (magari proclamando eroi nazionali coloro che avevano assaltato il Campidoglio il 6 gennaio 2021); o se Putin, anziché iniziare la sanguinosa, incerta e lunga guerra in Ucraina, avesse corrotto qualche plutocrate ucraino favorendo un golpe interno che eliminasse Zelensky; o se qualcuno avesse isolato in tempo il contagio del covid nel 2020; e così via.

Un’ultima considerazione. Sarà anche vero che la storia non si fa con i “se” e conta solo la realtà dei fatti; ma anche nella vita di ognuno di noi moltissime volte abbiamo avuto modo di ipotizzare “che cosa sarebbe successo se”; e magari abbiamo immaginato (e i più giovani possono ancora immaginare) esistenze alternative, diverse, con una piega totalmente differente (“ah, se soltanto…!!”), magari con una punta di rammarico.

Purtroppo però si vive una volta sola (“You only live twice” è solo il titolo di un vecchio film di 007); ergo, dobbiamo accontentarci, cancellando i periodi ipotetici dalle nostre disquisizioni esistenziali.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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