“Invecchio imparando”

Da quando lo Stato ha deciso di mettermi in pensione (ma com’è che certi politici ultraottantenni sono ancora in piena e più o meno delirante attività?), mi sono tuffato in un’attività intellettuale (chiamiamola così) ancora più frenetica e onnicomprensiva.

Ho scritto un altro libro per la scuola insieme alla mia inseparabile amica e collega Michela Venuto: si tratta di “Dromos”, corso di greco per il biennio delle scuole superiori, edito da Mondadori Education, che è già balzato al primo posto nazionale nelle nuove adozioni dei libri di testo.

Sto preparando altri due progetti editoriali per la scuola.

Ho ultimato un saggio su Andrea Camilleri, scritto a sei mani con il preside Vito Lo Scrudato e con il caro amico e collega Bernardo Puleio.

Ho tenuto alcune “conversazioni” a Palermo e fuori, riuscendo ancora a parlare alla gente.

Ho fatto un corso di inglese all’International per consolidare il mio livello B1.

Ho scritto recensioni di libri di nuova pubblicazione (mi piace ricordare, fra gli ultimi, “Jacu” di Paolo Pintacuda e “L’editto della diaspora” di Vito Lo Scrudato e Roberta Lo Scrudato).

Quasi ogni giorno scrivo qualcosa su questo blog che a oggi, in 15 mesi di vita, ha avuto 334.734 visite; affronto argomenti di letteratura antica e moderna, di storia, di arte, di musica, di cultura siciliana e genovese, persino di gastronomia; cito ricordi, presento testimonianze, metto a frutto il mio immenso archivio.

Su Facebook non ero mai voluto entrare finché insegnavo; dopo, mi è mancato immensamente il contatto umano con alunni e colleghi; e quindi mi sono “iscritto” a questo “social”, su cui – come sanno i miei 650 “amici” – sproloquio di tutto e di più. Ho anche ritrovato o conosciuto molte persone di cui ho molta stima e che mi arricchiscono ogni giorno con la loro vicinanza.

Insomma, invecchiando, cerco di mantenere desta la mia mente, mi aggiorno sempre, faccio continuamente nuovi progetti.

In questo, tento di applicare il celebre frammento 18 West di Solone (VII-VI sec. a.C.), che consiste di un solo pentametro e ha l’impronta di un proverbio.

Riportato da molti autori per testimoniare il desiderio di conoscenza di Solone, il frammento presenta una concezione ottimistica della vecchiaia, intesa come un momento di maturità e di costante ed ulteriore arricchimento spirituale.

Il concetto, che diventerà un topos nella letteratura classica, si inserisce nella più ampia visione esistenziale di Solone, per il quale ogni età della vita deve essere vissuta pienamente, senza rimpianti per ciò che si perde.

Eccone il testo con una mia traduzione:

Γηράσκω δ’ αἰεί πολλὰ διδασκόμενος.

Invecchio; ma mi piace imparare sempre molte cose”.

Ho cercato di rendere una sfumatura quasi intraducibile del participio presente διδασκόμενος, la cui forma media esprime vantaggio per il soggetto: Solone impara “per sé”, “per suo vantaggio”, “perché gli interessa”; questa forte e ostinata “voglia-piacere-entusiasmo” di imparare è per me esemplare.

Del resto, il mio blog si intitola “Nulla dies sine linea”; e in classe ragazze e ragazzi mi hanno spesso sentito citare questo motto. A che serve svegliarsi, vivere la giornata e andare poi a nanna senza avere aggiunto neanche un mattoncino alla costruzione della nostra vita? E che differenza c’è fra il mattoncino che mettevamo da ragazzi e quello che, magari con qualche scricchiolio di ossa, mettiamo da vecchi? Sempre mattoncini sono. E servono a poter gridare al mondo: “Ancora cammino su questa terra”.

Ma ora vi lascio. Devo andare a imparare qualcosa.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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