Cicerone contro un maiale

Sul “Giornale di Sicilia” di oggi, 7 novembre 2022, a pag. 19, troneggia a quattro colonne (come si vede dalla foto che allego) il seguente titolo: «BASTA CON LE RUBERIE IN SICILIA – COSÌ CICERONE SCONFISSE VERRO». Anche nell’immagine poche righe più su si replica il nome “Verro”: «DIFENSORE DELLA SICILIA – IL GRANDE CICERONE RIUSCÌ A FARE CONDANNARE VERRO».

Mi riservo di leggere con calma l’articolo di Antonino Cangemi (nel quale fra l’altro si ipotizza che Cicerone in Sicilia abbia gustato l’antenato dell’attuale cannolo).

Per ora, a parte l’enfasi (a me sempre sgradita) nella formulazione dei titoli (“il grande Cicerone” me lo rende simile al “Grande Blek” delle antiche strisce a fumetti), non posso non farmi quattro risate al pensiero del “grande oratore” che pensa a “far condannare” e “sconfiggere” un “Verro”, vale a dire – come recita il vocabolario Treccani – «il maschio della specie suina adibito alla riproduzione, cioè il maiale maschio non castrato».

Ora, vero è che in latino il nome comune “verres” (“verro, porco non castrato”) era assolutamente identico al “cognomen” “Verres” (riferito a Gaio Licinio Verre, noto disonesto propretore della Sicilia contro il quale Cicerone pronunciò le sue orazioni “Verrine”); ma un simile doppio clamoroso errore di stampa, per di più nella pagina pomposamente definita di “Cultura Spettacoli” (in asindeto), non può non colpire l’attenzione dei (pochi) lettori che ancora fanno caso a queste cosucce in un’epoca in cui il trasandato, lo sciatto, il superficiale e il frettoloso dominano incontrastati.

Esiste ancora la figura del “correttore di bozze” nei quotidiani?

Esiste ancora un redattore in grado di accorgersi di uno svarione del genere e di correggerlo in tempo? 

Esiste un direttore che strigli i suoi redattori per la loro superficialità?

O i testi trasmessi ormai in videoscrittura, con pseudoprogrammi di correzione ortografica (che pure fanno spesso e volentieri cilecca), hanno indotto l’illusione che gli errori di stampa non esistano più?

A proposito: quando a scuola i miei alunni trovavano nei libri di testo (spesso) errori di stampa e refusi vari, raccontavo loro questo aneddoto:

Una volta un editore, nel pubblicare la seconda edizione di un libro costellato di errori, fece aggiungere prudenzialmente e trionfalmente in terza pagina la seguente precisazione: IL PRESENTE VOLUME È STATO ACCURATAMENTE RIVISTO IN OGNI SUA PARTE. È QUINDI IMPOSSIBILE TROVARVI ALCUN ERRORE DI STUMPA».

Ma oggi gli errori di stUmpa dilagano, invincibili, invisibili e forse ineludibili.

C’è sempre qualcos’altro di più serio (?) a cui pensare.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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