Mio cugino Pietro Maggiore, poeta dialettale bagherese di cui spesso ho avuto occasione di citare le poesie (anche alcune inedite), nacque a Bagheria esattamente 92 anni fa, l’8 novembre 1930.
Oggi gli renderò un omaggio sintetico e “leggero”, adatto al distacco ironico con cui egli guardò sempre la sua produzione poetica.
Una volta, infatti, decise di realizzare un icastico e lapidario componimento per “superare” l’Ungaretti di “Mi illumino d’immenso”.
Ecco il risultato (testimoniato dalla foto con il testo autografo originale):
COME UNGARETTI (MA PIÙ BREVE)
M’arricriavu.
[Componimento non datato]
L’intraducibile espressione “M’arricriavu” (letteralmente “Mi sono ricreato”, ma con il significato pregnante di “Ho provato la massima beatitudine”) era pronunciata spesso da Pietro, che per “arricriàrisi” si accontentava di poco: una giornata nella sua campagna sotto il verde dei limoni; una bella nuotata al largo (era nuotatore provetto e appassionato); un pranzo “di quello giusto”; una bella fetta di anguria (anzi di “muluni”) “p’ asciucàri ‘u suduri ‘nna stati”; un panorama siciliano incontaminato; una bella gita (una volta lo disse respirando a pieni polmoni al santuario di Gibilmanna, che amava moltissimo); un’ora dedicata alla poesia; una giornata in famiglia; e via di questo passo…
P.S.: Se il grande Ungaretti si illuminava d’immenso fra cielo e mare, anche Pietro compose una lirica “Celu e mari”, che io musicai e con cui partecipammo al Festival della Canzone Siciliana organizzato da Pippo Baudo per Antenna Sicilia (la canzone fu eseguita dal tenore Aldo Fiore); per quella volta non vincemmo, ma il pezzo piacque e molti spettatori “si arricriarono” a sentirlo. Ho caricato il video su Youtube; lo si trova al link https://www.youtube.com/watch?v=kYEtFFR6q0Y.