Portieri e gestacci

Nel sito di “Repubblica” si legge quanto segue, a proposito della finale di ieri dei mondiali di calcio e – in particolare – del portiere argentino Martinez: «Nella serie di tiri dal dischetto tra Argentina e Francia che ha deciso il Mondiale il portiere sudamericano Emiliano Martinez è stato determinante nel neutralizzare il tentativo di Coman (subito dopo Tchouaméni ha calciato fuori). Non solo, nei supplementari ha compiuto una parata stellare in uscita su Kolo Muani. Ha messo le mani sul Mondiale, dunque, meritando il premio di miglior numero uno del torneo. Dopo aver ricevuto il riconoscimento, però, Martinez si è lasciato andare a un gesto volgare. Si è portato il trofeo – una manona che indossa un guanto da portiere – all’altezza dei genitali. Non è chiaro se si sia trattato di un momento di euforia o di un’offesa rivolta ai tifosi francesi (pochi) presenti allo stadio di Lusail. Quel che è certo è che quegli istanti, inquadrati dalle telecamere, hanno rovinato la cerimonia di premiazione culminata con Lionel Messi che ha alzato al cielo la terza Coppa del mondo nella storia dell’Argentina. Durante la serie di tiri dal dischetto a cui si è arrivati dopo il 2-2 maturato nei 120 minuti [ma invece era un 3-3!], inoltre, Martinez ha tenuto un comportamento singolare, ai limiti del regolamento. […] La regia internazionale ha inquadrato più volte il numero uno dell’Albiceleste infastidire gli avversari prima del tiro, parlando con loro, provocandoli».

La sconcia foto del portiere argentino (soprannominato “Dibu”, per via del suo aspetto tarchiato e delle lentiggini in volto), che compie il suo gesto volgare sotto gli occhi allibiti di Gianni Infantino e di Al Thani, l’emiro del Qatar, macchia, contamina e disonora la vittoria della sua squadra di calcio, ma soprattutto costituisce l’ennesima testimonianza di un mondo odierno degradato in cui la correttezza dei comportamenti, l’educazione, la dignità delle proprie azioni passano in secondo piano di fronte allo scalmanato sbandieramento degli istinti più bassi e primordiali, non sanzionati se non dalle proteste di chi appare ormai un obsoleto moralista.

Io non tifavo né Argentina né Francia, ieri: l’assenza dell’Italia dai mondiali (dopo la beffa intollerabile alla Favorita) mi aveva tolto ogni piacere di assistere alle partite della competizione; e le due finaliste non mi ispiravano più di tanto sentimenti di parte (ben diversa, in serata, è stata la gioia con cui ho visto il mio Genoa vincere a Marassi contro la capolista Frosinone, dopo essere stato resuscitato dal nuovo allenatore Gilardino); tuttavia devo dire che la partita, che ho visto dal secondo tempo in poi, era stata piacevole e appassionante.

Peccato davvero che lo scimmiesco atteggiamento del portiere argentino abbia deturpato e svilito uno spettacolo che era stato davvero divertente.

Se io fossi il presidente dell’Argentina Alberto Fernández mi attiverei per fare cacciare dalla nazionale del mio Paese un personaggio che, doti sportive a parte, mostra una povertà umana che lo rende indegno di rappresentare il suo Paese, un Paese (va ricordato) che è terra di lavoro, di emigrazione e di accoglienza (più del 50% della popolazione argentina deriva da origini italiane) e che, se merita di gioire per le prodezze del suo bravissimo Leo Messi, non meritava certo di essere così indegnamente svilito dal suo rozzo portiere.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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