Come il prezzo delle angurie

Io in realtà non dovevo nascere il 2 marzo, come avvenne nel lontano 1954.

Il lieto evento era atteso tre settimane dopo, per cui colsi tutti di sorpresa. Fu un bello scherzo architettato nell’ultimo giorno di Carnevale, un martedì.

Per fortuna non ci furono troppi problemi, dato che la nostra vicina di casa, la signora Maria Anglani, era un’ostetrica e allora spesso si nasceva in casa; sicché io emisi verso mezzogiorno il mio primo vagito in Corso Sardegna 48, a Genova: pesavo 3 chili e stavo benissimo.

Una delle mie prime foto

La notizia fu subito comunicata da mio padre ai parenti lontani di Bagheria con un telegramma (“Nato bel maschietto. Tutto bene. Totò”) e l’indomani fu dettagliatamente descritta in una lettera, che posseggo ancora.

Il testo è sormontato da un buffo disegnino del mio sovreccitato genitore (ne allego l’immagine) e dice così: «Genova, 3 marzo 1954. Mamma carissima, dalle comunicazioni telegrafiche e telefoniche avete appreso la straordinaria notizia che ci ha reso tutti felici. L’evento è avvenuto con circa venti giorni di anticipo, ma tutto – grazie a Dio – si è svolto nel migliore dei modi. Pina sta benissimo, la nostra creatura altrettanto. È un batuffolino rosa, con due grandi occhi, una bella boccuccia ed una “nascariedda” che ha rubato a suo padre. A noi sembra bellissimo!! […]» (dove non arriva l’affetto paterno…; ma sulla “nascariedda”, cioè sul nasino in seguito “nasonizzatosi”, confermo…).

Trafiletto sul “Giornale di Sicila” dell’11 marzo 1954

Di quella nascita “anticipata” pago ancora lo scotto. Infatti nella mia esistenza ho fatto molte cose “in anticipo”: sono andato a scuola in anticipo, a cinque anni e mezzo (allora lo si poteva fare soltanto come “uditore”); mi sono laureato in anticipo, a 22 anni; mi sono sposato in anticipo rispetto alle medie maschili pintacudiane, a 30 anni; in anticipo (sulle mie previsioni e sui miei desideri) lo Stato mi ha mandato in pensione.

Solo nel diventare padre non ho anticipato, anzi in questo caso ho atteso per molti anni; ma forse era un contrappasso dovuto all’eccessivo anticipo degli altri momenti…

Devo precisare poi che la mia abitudine di “anticipare”, vivendo qui a Palermo, si è sempre rivelata deleteria: essendo di una puntualità pseudo-elvetica e anzi tendendo ad anticipare prudenzialmente (per cui se ho appuntamento alle 17 arrivo alle 16,45), ho dovuto spesso trascorrere tempi immemorabili in attese interminabili. Posso valutare approssimativamente che, sommando le ore di attesa, intere giornate della mia esistenza sono passate in questo angoscioso stand-by (in proposito, rimando a un recente post sul mio blog: https://pintacuda.it/2023/02/28/sto-arrivando/).

Comunque sia, per colpa di quel fatale “anticipo” iniziale, proprio oggi compio 69 anni. Devo dire che questa cifra mi fa un’antipatia unica, non solo per il fatale tumultuoso incedere degli anni (“Eheu fugaces, Postume, Postume, labuntur anni”), ma per questo “nove” finale che mi sa tanto di provvisorio, di beffa e di sostanziale presa per i fondelli.

Una cifra così mi ricorda i prezzi delle angurie, che qui a Palermo chiamiamo “melloni”.

Se un’anguria costa 2 euro al chilo, qui il venditore espone un cartellino in cui, a mano, viene scritto a caratteri cubitali “euro 0,99”; di sotto poi, in una grafia microscopica, si legge (se si hanno 13 diottrie di vista) “1/2 kg”.

In realtà il problema non riguarda solo le angurie, ma ad esempio anche le poltrone Sofà (leggo una pubblicità: “Ultimi divani e poltrone a partire da 99 euro”) o la Fiat 500 (in vendita in 48 comode rate mensili da 299 euro) o lo yogurt zero Müller a 0,99, ecc. ecc.

Forse era meglio passare direttamente a 70 anni e fare anzi una bella festazza per l’inizio della neocarriera di settantenne. Ma sì, cifra tonda: tanto, che cos’è un anno di fronte all’eternità? Del resto, i 69 anni li ho “compiuti” e quindi “finiti” e vivo già nel mio settantesimo anno (“septuagesimum annum agens”, per dirla con i Latini, che erano molto più saggi e precisi di noi…).

O forse no.

Forse (come si dice qui in Sicilia) “ogni cacatella di mosca è sempre sostanza”; insomma, i tempi vanno rispettati e le angurie pure.

Mi appresto dunque a festeggiare il mio mellonesco compleanno sobriamente e serenamente, essendomi in fondo convinto che il passare inesorabile degli anni (almeno quello) è meglio non anticiparlo mai.

Palermo, 2 marzo 2023

P.S.: il 2 marzo 1954, come ho dettto, era l’ultimo giorno di Carnevale; l’indomani sarebbe iniziata la Quaresima. Ecco forse perché io sono stato sempre, al tempo stesso, ilare e ironicamente malinconico.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. Come sempre, è un piacere leggere queste piccole “chiose”( si dice così? In ogni caso a me piace…) di Mario Pintacuda. Forse è veramente la sua anima sospesa nel limbo delle cose serie e non. Aspetto le prossime. Sono già un fan, pardon, una adepta……Grazie, e buon compleanno. Confando le tre settimane di anticipo, sarebbe venuto al mondo il 22 di Marzo?

  2. caro Mario , tantissimi auguri e continua ad allietarci e a farci sorridere ma ancor di più ad intrattenerci con la tua enorme cultura , mai ostentata come quella del tuo dolcissimo papà , lo zio Totò

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *