L’esempio di Mattarella

La nota che il Presidente della Repubblica ha inviato ieri al ministro dell’interno Piantedosi contiene veramente, come scrive oggi Concita De Gregorio su “Repubblica”, delle “parole da tatuare”: da tatuare nella coscienza civile, nella sensibilità e nella ragionevolezza delle cittadine e dei cittadini di questo Paese.

Ecco il contenuto della nota di Mattarella: «Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

Parole chiare, semplici, nette, autorevoli (di una autorevolezza vera, non di quella che “si misura sui manganelli”), che provengono dalla voce più saggia che oggi sia dato ascoltare in Italia.

Le manganellate agli studenti che manifestavano a Pisa riportano nella memoria collettiva episodi inqualificabili che si credeva (o si sperava) di non rivedere mai più, soprattutto dopo l’ultima guerra, dopo la Resistenza e dopo la stesura della nostra Costituzione, che all’art. 21 dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

Chi si illudesse, annebbiato dall’estasiante gusto momentaneo del potere, di avere ormai carta bianca per fare quello che vuole, quando vuole e come vuole, dovrebbe oggi leggere le parole del Capo dello Stato e riflettere.

Le Italiane e gli Italiani potranno digerire (e ce ne vuole…) la recente abrogazione del reato di abuso d’ufficio, le esternazioni per lo meno inopportune di certi esponenti politici sulla fine di Navalny, le oscillazioni sconcertanti in politica estera fra europeismo di facciata, sovranismo e sostegno a regimi autoritari (come quello ungherese), le manifestazioni di arroganza alla Vannacci o alla Lollobrigida, la crescente insicurezza nelle città in preda alla violenza malavitosa anche minorile (alla faccia dello sbandieramento di “ordine e sicurezza” che ha truffato molti elettori di destra).

Quello che non si può digerire, e che nessuno è disposto a digerire, è che si pensi di riportare il Paese agli anni più bui, con il rischio tangibile di fargli rivivere i suoi incubi più neri (neri di nome e di fatto).

Non si può che ringraziare il presidente Mattarella, non solo per le sue parole in questa circostanza, ma soprattutto per l’esempio morale che dà a tutti noi, richiamandoci alla ragionevolezza e alla moderazione nel momento in cui stoltezza e dismisura pretendono di affermarsi come comportamento “normale” e accettabile.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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