La serenata che durò solo un pomeriggio

Ho caricato nel mio canale YouTube un video tratto da un VHS (della durata di 3’) che risale all’estate del 1991.

Fu girato nella casa dei miei genitori a Bagheria; i protagonisti sono tre: io (con troppi inutili capellacci neri), mio cugino Pietro Maggiore e mio padre. L’operatore era mio cugino Totuccio.

In un pomeriggio domenicale, dopo pranzo, mi metto al piano e improvviso una serenata siciliana; Pietro, con la sua potente voce melodica, si mette subito a cantare accompagnandomi.

Lo facevamo spesso: io componevo le musiche e Pietro le corredava con i suoi versi dialettali. Con le nostre canzoni avevamo avuto molto successo in alcune edizioni del Festival della Canzone Siciliana condotto da Pippo Baudo su Antenna Sicilia di Catania (nel 1982 avevamo vinto con “Tarantella di ‘na vota”, con musica mia e versi di Pietro). Quando venivo a Bagheria, spesso mi mettevo al piano, creavo arrangiamenti musicali per i nuovi versi di Pietro o improvvisavamo nuove canzoni (salvo poi a lasciarle a metà, riassorbiti dagli impegni della vita quotidiana).

In questo video la musica, nelle mie intenzioni, voleva rappresentare l’arrovellamento di un innamorato che, sotto l’immancabile balcone, attendeva che la donna amata si affacciasse e si degnasse di ascoltare la sua serenata. Il ritornello, liberatorio, doveva nelle mie intenzioni collegarsi alla tanto auspicata apparizione della fanciulla.

Mentre io strimpello e Pietro gorgheggia, mio padre, seduto alla sua scrivania, ascolta in modo apparentemente distratto, sfogliando una rivista.

Presto però viene convocato per fissare sul pentagramma le note della canzone (cosa che nessun altro di noi sapeva fare).

E lo si vede calare in tempo reale, a matita, la melodia appena ascoltata in uno dei tanti fogli di carta da musica che teneva sempre a portata di mano: in pochi istanti nasce un primo abbozzo di spartito.

Qui l’anziano Maestro aveva ormai 76 anni, ma non aveva perso niente della sua mirabile capacità di “vivere” la musica e di crearla in ogni istante della sua vita.

Nel finale, mio padre stesso si mette al piano, mutando un po’ il ritmo della canzone; noi assistiamo, pronti a riprendere la discussione.

Quella “serenata” durò lo spazio di quel pomeriggio.

La sera i grilli che subentrarono alle cicale non sentirono più vagare per la vicina campagna bagherese quella melodia smozzicata.

Non la riprendemmo più, né io né Pietro. Ne rimangono solo queste poche note sperdute, immortalate nel video.

Ma se quella serenata non vide mai la luce, non per questo mio padre buttò via quel foglio sbrindellato; e quella bozza musicale scritta a matita andò ad aumentare il suo enorme archivio di spartiti, intrufolandosi fra tanti altri pentagrammi sicuramente più degni di plauso.

Ritrovai quel foglio, intatto, anni dopo, quando mi toccò l’ingrato compito di “sbarazzare” l’enormità di testimonianze dell’attività musicale del Maestro Pintacuda. E siccome oggi non lo trovo più, deduco che dovetti distruggerlo, in uno di quei momenti iconoclastici che a volte ci servono a esorcizzare il dolore per le persone perdute.

Meno male, allora, che resta almeno questo video a preservare questo ricordo lontano.

Il video si trova su YouTube al link https://www.youtube.com/watch?v=Z8y3qgt-ORo.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. Momenti di vita che rivivono non senza lasciare un retrogusto amaro in bocca e nello stesso tempo una carezza al cuore.
    Beato te che ne hai saputo cristallizzare tanti.

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