Durante le feste natalizie, per consolidata consuetudine, le emittenti televisive trasmettono immancabilmente alcuni film legati (più o meno) a questo magico periodo. Non mancheranno, quindi, sul piccolo schermo le riproposizioni di film come “La Bibbia” (il 23 alle 21,15 su TV2000 canale 28), “Sette spose per sette fratelli” (il 24 alle 16,30 su Rete 4), “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (il 24 alle 21,10 su Rai Movie), “Una poltrona per due” (il 24 alle 21,35 su Italia 1), “Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello” (il 24 alle 21,30 su Mediaset 20), “Notting Hill” (il giorno di Natale alle 21,15 su Rete 4), “La conquista del west” (il 26 alle 15,30 su rete 4), “Paddington” (il 26 alle 17,05 su Rai 1), “La principessa Sissi” (il 26 alle 21,10 su Rai Movie), ecc.
Fra questi film tipici del periodo natalizio è ricorrente (e sempre piacevole da rivedere) “Tutti insieme appassionatamente” (titolo originale “The Sound of Music”), che in Italia uscì nelle sale il 30 dicembre 1965 (io lo vidi un mese dopo, il 29 gennaio 1966, al cinema Diana di Genova; avevo undici anni). Quest’anno sarà possibile rivederlo domenica 22 alle 21,40 su TV2000 (canale 28).
Si tratta, come è noto, di un film musicale prodotto e diretto da Robert Wise, tratto dalla commedia musicale teatrale “The Sound of Music” di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein, che a sua volta si rifaceva a “La famiglia Trapp”, romanzo autobiografico di Maria Augusta von Trapp. Il film di Wise era in realtà un “remake” di un film tedesco del 1956, intitolato “Die Trapp-Familie” e diretto da Wolfgang Liebeneiner.
Non era la prima volta che Wise realizzava un musical, dato che nel 1961 aveva diretto (insieme con Jerome Robbins) il famosissimo “West Side Story”, che vinse dieci Oscar (tra cui miglior film e miglior regista). Anche “Tutti insieme appassionatamente” ebbe un successo strepitoso: fu candidato a 10 Oscar e ne vinse ben 5: miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora, miglior montaggio e miglior sonoro.
Il cast comprendeva: Julie Andrews (Maria), Christopher Plummer (capitano Georg von Trapp), Eleanor Parker (baronessa Elsa Schraeder), Richard Haydn (Max Detweiler), Peggy Wood (Madre superiora); i sette figli del capitano von Trapp erano interpretati da Charmian Carr (Liesl), Nicholas Hammond (Friedric), Heather Menzies (Louisa), Duane Chase (Kurt), Angela Cartwright (Brigitta), Debbie Turner (Marta), Kym Karath (Gretl, che aveva appena sei anni durante le riprese). I sette ragazzini non erano attori professionisti: fu Julie Andrews (che aveva iniziato giovanissima la sua splendida carriera artistica) a guidarli e distrarli durante le riprese, cantando spesso per loro “Supercalifragilistichespiralidoso” (tratta dall’altro film da lei girato da poco, “Mary Poppins”).
La durata del film sfiora le tre ore (ben 174’); la sceneggiatura era di Ernest Lehman, la fotografia (splendida) di Ted D. McCord, le musiche di Irwin Kostal, il montaggio di William Reynolds. Il film ebbe un costo di produzione di 8,2 milioni di dollari, ma ne incassò 286,2 milioni, diventando il sesto film con maggiore incasso nella storia del cinema.
Ricordo in breve la trama.
La madre superiora del monastero di Salisburgo, per mettere alla prova la vocazione della giovane Maria, la persuade a trascorrere un periodo di tempo in casa della famiglia Von Trapp, in qualità di istitutrice dei figli del comandante Georg Von Trapp (un ufficiale di marina vedovo, ma ancora giovane). Georg impone ai sette suoi rampolli (2 maschi e 5 femmine) una rigida disciplina militaresca (nella prima scena in cui compaiono vengono convocati e “telecomandati” con un fischietto). Maria inizialmente viene accolta con diffidenza dai ragazzi (abituati a cambiare una governante dopo l’altra), ma poi con il suo carattere espansivo e impulsivo se ne guadagna la simpatia, finendo anche (dopo iniziali scontri) a guadagnarsi gradualmente l’ammirazione e la stima del comandante. Questi però sta per risposarsi con la baronessa Elsa Schraeder, un’algida nobildonna che si ripropone di spedire in collegio tutta la prole di Von Trapp; è proprio la baronessa a far comprendere a Maria che sta tradendo la sua vocazione religiosa dato che si è evidentemente innamorata di Georg. Maria, presa da scrupoli morali, fugge via rifugiandosi fra le mura del convento; tuttavia, poco tempo dopo, finisce per ritornare nella villa di von Trapp e per sposare il comandante, mentre la baronessa si ritira in buon ordine. Al ritorno dal viaggio di nozze, però, i coniugi von Trapp trovano l’Austria occupata dai nazisti (dopo l’Anschluss al Reich); il comandante, rifiutandosi di servire la marina tedesca, organizza la fuga della famiglia, che avviene durante il festival canoro di Salisburgo: infatti i von Trapp, cantando il brano popolare “Edelweiss”, vincono il primo premio ma scappano prima di ritirarlo; sfuggiti all’inseguimento dei nazisti grazie alle suore del convento di Maria, espatriano in Svizzera attraversando a piedi i valichi alpini.
A testimoniare lo straordinario successo di pubblico (unico vero parametro su cui tarare il successo reale di un film), ancora oggi a Salisburgo vengono organizzate visite turistiche nelle location del film.
Il meraviglioso scenario dell’Austria (e in particolare della regione di Salisburgo) fa immediatamente da sfondo alla vicenda: il film inizia con un’ampia veduta aerea delle cime montane dell’Untersberg, finendo per zoomare dall’alto sulla protagonista.
Questa scena presentò molte difficoltà, perché faceva freddissimo e il tempo era molto nuvoloso: per raggiungere la vetta del colle Julie Andrews fu trasportata su un carro trainato da un bue, con a bordo tutta l’attrezzatura per le riprese; l’inquadratura dall’alto del “girotondo” su se stessa di Maria fu fatta da un elicottero, che sollevò tantissima polvere e creò uno spostamento d’aria tale da far perdere l’equilibrio all’attrice.
Le altre “locations” del film sono altrettanto splendide: dai paesaggi lacustri del Wolfgangsee al convento di Nonnberg (fondato nel VII secolo da san Ruperto), dalle fontane dell’antica Salisburgo ai giardini di Mirabell, dal castello di Frohnberg e di Leopoldskron (che, mixati nelle riprese, rappresentavano la residenza dei von Trapp) al gazebo di Hellbrunn (dove Liesl vive la sua effimera storia d’amore col giovane postino Rolf), dal laghetto di Leopoldskron (su cui remano Maria e i ragazzi) alla chiesa di St. Michael a Mondsee a circa 30 km da Salisburgo (dove avvengono le nozze di Maria e Georg e che fu il primo monastero benedettino dell’alta Austria), fino alla Felsenreitschule ove viene ambientato il concerto cui partecipa la famiglia Von Trapp prima di scappare in Svizzera.
Durante le riprese si usarono abiti austriaci e automobili dell’epoca; non mancano nel film i balli tipici, come il “Ländler” (danza popolare austriaca in ¾) eseguito da Georg e Maria, che contribuisce a far scattare fra loro la scintilla dell’amore.
Come tutti i film “monumentali”, anche “Tutti insieme appassionatamente” non sfuggì alla prevedibile ostilità di certa critica, viziata da intellettualismi e pregiudizi. Ecco dunque che diversi aspetti del film furono contestati: le facili “canzonette” di Julie Andrews in quel “tempio della musica” che era il paese di Mozart; i “tradimenti hollywoodiani” alla verità storica della famiglia von Trapp (ad es. la fuga finale improbabile verso la Svizzera, trattandosi di 200 km non certo percorribili a piedi; nella realtà i von Trapp fuggirono dall’Austria in treno passando dall’Italia); il “cambio di tono” fra la prima parte del film e la seconda, che appare più cupa e meno ariosa (per forza, direi, dato che il contesto storico è mutato e i nazisti hanno invaso l’Austria); la presunta “leziosità” dell’insieme (Mereghetti definisce il film, in modo ingeneroso, “musical alla melassa e un po’ stucchevole”).
A smentire quest’ultima osservazione, però, basterebbe rilevare la cura con cui sono tratteggiati i personaggi femminili, prima fra tutte la vivacissima ed estroversa Maria, ma anche la baronessa Schraeder (che sfugge ben presto al cliché della possibile matrigna cattiva) e la giovane Liesl (che passa dai sogni rosei dell’adolescenza alla consapevolezza della crudeltà dei tempi); basti anche notare, nella seconda parte, la fiera avversione di Georg agli invasori nazisti (ad es. quando strappa via dalla sua dimora la bandiera del Reich tedesco).
I brani musicali della colonna sonora hanno raggiunto una fama planetaria: fra i più ascoltati, in particolare, “My Favorite Things” (cioè “Le cose che piacciono a me”), “Edelweiss”, “Do-re-mi”, “The Lonely Goatherd” (“Il pastore che pascolava”), “Climb every mountain”, “Sixteen Going on Seventeen” (trasformato nella versione italiana in “Quindici anni, quasi sedici”, con forzato ringiovanimento – per motivi metrici – della giovane Liesl, interpretata da Charmian Carr, che in realtà in quel momento aveva 22 anni).
“The sound of music” nella versione italiana fu doppiato dalla Fono Roma; a differenza di altri musical precedenti, i produttori del film chiesero che anche le canzoni venissero doppiate nelle varie lingue straniere: della traduzione dei testi originali fu incaricato Antonio Amurri, che aveva già adattato in italiano i testi di “My fair lady” di George Cukor (1964) e del fortunatissimo “Mary Poppins” di Robert Stevenson (1964).
Amurri a volte compose testi differenti dall’originale; basti fare l’esempio di “Do-re-mi”, dove il testo inglese era intraducibile alla lettera perché i nomi delle note in inglese (a parte il “mi” e il “la”) si prestavano ad altre associazioni di idee (“doe” la cerva, “ray” il raggio, “far” lontano, “sew” l’atto di cucire, “tea” il tè): “Doe, a deer, a female deer. / Ray, a drop of golden sun. / Me, a name I call myself. / Far, a long, long way to run. / Sew, a needle pulling thread, / La, a note to follow sew, / Tea, a drink with jam and bread! / That will bring us back to do oh-oh-oh!” (“Doe, una cerva, una cerva femmina. / Ray, una goccia di sole dorato. / Io, un nome con cui mi chiamo. / Lontano, una lunga, lunga strada da percorrere. / Sew, un ago che tira il filo, / La, una nota che segue sew, / Tea, una bevanda con marmellata e pane! / Cosa che ci riporterà a fare oh-oh-oh!”).
Amurri lo modificò adattandolo alla lingua italiana (con tanto di subliminale rimando al famosissimo “’O sole mio”): “DO se do qualcosa a te; / RE è il re che c’era un dì; / MI è il mi per dire a me; / FA la nota dopo il mi; / SOL è il sole in fronte a te; / LA se proprio non è qua; / SI per poi non dire no / e poi si ritorna al DO!”.
Nella versione italiana le parti cantate furono affidate a voci diverse da quelle utilizzate per i dialoghi: ad esempio Julie Andrews era doppiata da Maria Pia Di Meo nei dialoghi e dalla bravissima Tina Centi nelle parti cantate; viceversa Giuseppe Rinaldi, che doppiava Christopher Plummer, si cimentò anche nel canto (con risultati non eccelsi, ma facendo meglio dell’attore canadese, che nelle canzoni era stato doppiato da Bill Lee).
Per quanto riguarda le altre canzoni, il comandante intona due volte la canzone “Edelweiss”, che assume un forte valore patriottico nell’esaltazione della stella alpina, simbolo della libertà e dell’identità austriaca.
Il testo della canzone, nella versione italiana, è molto semplice: “Edelweiss, edelweiss, / una stella di neve. / Edelweiss, edelweiss, / non c’è fiore più lieve. / La nostra patria, / ha un emblema in te, / tu sei il nostro fiore, / e tu sai, edelweiss, / cosa abbiamo nel cuore”. Il testo originale era forse più bello: “Edelweiss, edelweiss / every morning you greet me; / small and white, clean and bright / you look happy to meet me. / Blossom of snow, may you bloom and grow / bloom and grow forever. / Edelweiss, edelweiss, / bless my homeland forever” (“Stella alpina, stella alpina / ogni mattina mi saluti; / piccola e bianca, nitida e luminosa, / sembri felice di incontrarmi. / Fiore di neve, possa tu sbocciare e crescere / sbocciare e crescere per sempre. / Stella alpina, stella alpina, / benedici la mia patria per sempre”).
La canzone “My favorite things” (utilizzata dal 2021 negli spot del Mulino Bianco) presenta un elenco di “cose belle” che rincuorano l’animo nei momenti di difficoltà; eccone la parte finale nella versione italiana: “Tanti vestiti a vivaci colori, / quando ricevi in regalo dei fiori, / le camicette di bianco picchè, / ecco le cose che piacciono a me! / Se son triste, infelice, e non so il perché / io penso alle cose che amo di più / e torna il seren per me! / Il miagolare che fanno i gattini, / ed il sorriso di tutti i bambini, / la cioccolata che è dentro i bignè, / ecco le cose che piacciono a me! / Un bel quaderno appena comprato, / un fazzoletto che sa di bucato, / una gallina che fa coccodè, / ecco le cose che piacciono a me! / Biondi capelli su un viso abbronzato, / pane arrostito con burro spalmato, / quando si ride ma senza un perché, / ecco le cose che piacciono a me! / Se son triste, infelice, e non so il perché / io penso alle cose che amo di più / e torna il seren per me!”
Nella versione italiana fu censurata “Climb every mountain”, che nel film viene intonata la prima volta dalla madre badessa, perché sembrò sconveniente che una suora intonasse canti “laici”; tuttavia nel VHS e nella copia Rai la canzone è stata ripristinata (con il titolo italiano “Cerca il tuo mondo”). Il testo originale del ritornello è questo: “Climb every mountain, / ford every stream, / follow every rainbow, / ‘Till you find your dream” (“Scala ogni montagna, / supera ogni fiume, / segui ogni arcobaleno, / finché non troverai il tuo sogno”). Il trascinante motivo ritorna nell’ultima scena del film, accompagnando il viaggio della famiglia fuggitiva attraverso le Alpi.
Infine, alcune curiosità.
1) Come si è detto, il film deriva dall’autobiografia di Maria von Trapp (nata Maria Augusta Kutschera); le vicende della sua vita (1905-1987) coincidono in gran parte con quelle narrate nel film, tranne alcuni dettagli (ad es. Maria fu l’istitutrice di uno solo dei bambini e non di tutti e sette). Dopo la fuga dall’Austria, i von Trapp viaggiarono per l’Europa e finirono poi per emigrare negli Stati Uniti, stabilendosi nel 1942 nel Vermont; qui divennero famosi grazie alle loro interpretazioni di musiche popolari austriache. Nel 1956 la famiglia si ritirò dalle scene e aprì una scuola di musica a Stowe. Maria Von Trapp nel 1949 pubblicò l’autobiografia “The story of the Trapp Family Singers” che, come si è detto, ispirò prima un film tedesco e poi il film di Wise; fu quest’ultimo a decidere (fortunatamente!) che le musiche originali della famiglia von Trapp fossero sostituite da brani originali. La vera Maria Von Trapp visitò il set durante le riprese del film; ne fu entusiasta, tanto da chiedere di essere inserita tra le comparse insieme alla nipotina di tredici anni: si intravedono infatti nella scena in cui Julie Andrews, lasciando il convento per recarsi per la prima volta alla casa dei Von Trapp, passa sotto tre grandi archi.
2) Fu proprio “Tutti insieme appassionatamente” a salvare la Twentieth Century Fox dal collasso finanziario provocato dal grande flop del film “Cleopatra” di Joseph L. Mankiewicz (1964), che aveva rischiato di mandare in bancarotta la casa cinematografica.
3) “Tutti insieme appassionatamente” è stato il solo film straniero la cui trasmissione era consentita nell’Unione Sovietica negli anni della Guerra fredda. Chissà se ora Putin permette di mandarlo in onda qualche volta…
4) In Italia il film è diventato anche un musical teatrale, portato in scena per la regia di Saverio Marconi nella stagione 2004-2005, con Michelle Hunziker e Luca Ward come protagonisti (e successive riprese negli anni successivi).