Altarini svelati

Ieri, nella sua giornata “horribilis”, il redivivo senatore Silvio Berlusconi, oltre a mandare palesemente a vaff**** l’imminente nuovo presidente del Senato, è stato “sgamato” da un fotografo con davanti a sé un foglio di carta intestata “Villa San Martino” in cui comparivano fioriti epiteti relativi a Giorgia Meloni: «Un comportamento 1. supponente 2. prepotente 3. arrogante 4. offensivo. Nessuna disponibilità al cambiamento. È una con cui non si può andare d’accordo».

A scatenare l’ira funesta del Cavaliere i ripetuti “no” della Meloni ai suoi “desiderata” per il nuovo governo e in particolare il deciso “no” che la presumibile futura premier ha rivolto a Licia Ronzulli, sua fedelissima collaboratrice.

Come se non bastasse, fra gli appunti dell’anziano leader, “Repubblica” e “La7” hanno avvistato e documentato anche una pagina bianca con la scritta “Ministri Forza Italia” che si trova nella cartella tenuta da Berlusconi sul banco del Senato; sul foglio si legge la patetica lista dei ministeri richiesti a Meloni e da questa negati.

Se quest’ultimo dettaglio a me ricorda i “desiderata” che i docenti rivolgevano ai Presidi per l’orario scolastico (giorno libero, entrate e uscite a orari richiesti, ore di “buco”, ecc.), il primo foglietto (quello con le invettive antimeloniane) mi faceva pensare invece a certe versioni di Latino e Greco che i ragazzi tentavano di passarsi eludendo la sorveglianza del docente di turno e talora incappando nei suoi strali punitivi.

Stendendo un velo pietoso su scene indecorose del genere, che riducono il Senato della Repubblica a un istituto scolastico sgangherato, mi chiedo con quale faccia fra qualche giorno Berlusconi possa dare l’avallo a un governo presieduto dalla “supponente, prepotente, arrogante e offensiva” Meloni.

Certo, ci sarebbe la scappatoia additata dall’ex mefistofelico e ora ecumenico neopresidente del Senato: «Io credo che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è fake, però deve dichiararlo lui non lo posso dire io»; e qui La Russa non ha tutti i torti, perché gli Italiani continuano ad essere considerati dai politici da loro eletti alla stregua di una massa di fessi idioti, cui prima puoi dire “A” e poi “B” dicendo poi che eravamo stati noi a capire “A”.  

Del resto minimizza anche Salvini, che canta vittoria per l’assegnazione delle massime cariche dello Stato a esponenti della coalizione di destra-destra e a chi gli chiede dell’ipotesi che Forza Italia vada da sola al Quirinale risponde: “Andremo alle consultazioni insieme”. Per lui tutto quello che è successo ieri è “un piccolo incidente di percorso”, buono per sterili pettegolezzi e comunque del tutto irrilevante.

Il nuovo governo nascerà dunque; e nascerà, salvo imprevisti, all’insegna di un ipocrita accomodamento e di un accordo precario, con una marea di scontenti pronti a trasformarsi in franchi tiratori e a remare contro un esecutivo da cui sono stati esclusi.

Ma quando rivedremo in Tv Berlusconi che stringe la mano di Meloni sorridendo a 32 denti, cerchiamo di ricordare quel foglietto di improperi che le rivolgeva.

Ammesso che esista davvero, questo foglietto, e che non ci dimostrino che ce lo siamo sognato. Sono capaci anche di questo.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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