Ildebrando Pizzetti diede il contributo della sua personalissima musicalità alle rappresentazioni tragiche di Siracusa. Egli scrisse le musiche per l’“Agamennone” (1930), per le “Trachinie” (1933) e per l’Edipo a Colono” (1936).
In realtà già nel 1904 il compositore parmense (che era nato nel 1880) aveva composto le musiche di scena per l’“Edipo re” rappresentato prima a Fiesole e poi a Milano nell’interpretazione del bravo attore livornese Gustavo Salvini (1859-1930); ma in quello spettacolo, tutto imperniato sulla bravura del famoso attore, nessuno badò alla musica, e per oltre vent’anni nessuno parlò mai di quelle pagine.
Successivamente Pizzetti concentrò le musiche composte per la tragedia in “Tre preludi sinfonici per l’Edipo re” (ediz. Ricordi, Milano 1927) che ebbero numerose esecuzioni in molte sale concertistiche.
La musicalità di Pizzetti nell’Agamennone presenta un’essenzialità quasi rude, che dimostra però una grande continuità emotiva; la partitura musicale per orchestra e coro è stata pubblicata dalle edizioni Ricordi, Milano 1930.
La “necessità” (ἀνάγκη, anànkē) incombente sulla stirpe degli Atrìdi si annuncia negli squilli iniziali, ora velati, ora chiari, ripetuti poi – di quando in quando – fino a salutare il vittorioso ritorno di Agamennone.
Una bella nenia alternata tra coro e strumenti è posta al centro del dramma, densa di respiro melodico e sfociante in un episodio corale tutto vocalizzato con lunghi melismi.
La danza che segue è appoggiata su un ritmo sfuggente ed ambiguo; è accompagnata da accordi strani che sembrano intensificare l’atmosfera di terrore creata dal dramma. Nell’esecuzione del 1930 a questa danza conferirono grande espressività le azioni mimiche create e realizzate dalla celebre danzatrice russa Jia Ruskaia (1902-1970).
Di notevole effetto è la lamentazione finale: dopo un inizio declamato su poche note, le parole vengono abbandonate, quasi per sciogliersi dalla materialità del fatto tragico, e il canto del coro si scioglie in vocalizzi conclusi con una melodia lunga e malinconica dalla sola orchestra, in cui s’innestano ancora una volta gli squilli dell’introduzione.
Entusiastico fu il commento di Corrado Sofia su “La Stampa”, «con le danze e i cori di I. Pizzetti abbiamo avuto la pienezza dell’interpretazione del teatro greco. Forse nemmeno gli antichi spettatori la ebbero con tanta immediatezza» (28 aprile 1930).
Nelle musiche scritte da Pizzetti per Le Trachinie il coro ebbe una funzione di primissimo piano: la partitura comprendeva nove brani e ben sette di essi erano di carattere corale.
I nove pezzi sono distinguibili coi seguenti titoli: 1) Preludio; 2) Esortazione alla speranza; 3) Canto di tripudio e danza; 4) La potenza di Afrodite; 5) Invocazione; 6) Presentimento tragico; 7) Lamento; 8) La morte di Eracle; 9) Finale. Con questi pezzi il compositore ha formato successivamente una Suite per coro femminile e orchestra, introducendo tra l’uno e l’altro dei brani musicali brevi discorsi esplicativi di una voce recitante.
L’orchestra è prevalentemente formata di strumenti a fiato (con flauti, oboi, clarinetti, fagotti, quattro corni, tre trombe, due tromboni e bassotuba, timpani, arpa), ma il musicista non ha voluto rinunciare del tutto alle sonorità degli archi (sei violini e tre contrabbassi).
Un preludio orchestrale introduce alla tragedia con uno di quei temi a note ribattute tipicamente pizzettiani: è il tema d’Eracle, cui si contrappone un tema cromatico, il tema di Deianira, che serpeggia nei fiati con tono accorato e malinconico.
Seguono il coro dell’epodo nella parodos e il canto di gioia delle fanciulle per l’annuncio del ritorno di Eracle; in quest’ultimo brano si ha un lungo e bellissimo “a solo” del flauto che sottolinea le parole «M’abbandono al sospirare molle del flauto».
L’atmosfera si fa più grave e oscura nel primo stasimo e nel secondo, cui segue un breve intermezzo orchestrale che accompagna l’arrivo di Eracle assopito e il lamento di Illo.
Con l’ultimo brano del coro «Del futuro le vie niuno sa, ma il presente è sventura per noi» la furiosa tempesta che agitava gli animi si placa e l’invettiva di Eracle si spegne in un sogghigno di morte.
Pizzetti volle dare un carattere severo e pacato alle musiche composte per l’Edipo a Colono (1936), ispirandosi soprattutto alla chiave di lettura religiosa della tragedia.
Nel breve Preludio è descritta la luminosa bellezza del bosco di Colono. Segue una Danza delle Eumenidi su un tema lento e molto ritmato; in questa danza si distinsero particolarmente le danzatrici della scuola Hellerau-Laxenburg dirette dalla prima ballerina ceca Rosalia Chladek (1905-1995).
Dei cinque cori inframmezzati agli episodi, i più belli sono l’inno in onore di Colono (nel primo stasimo) e l’invocazione alle dee dell’Ade (nel quarto stasimo). L’Inno a Colono, ampliato nelle proporzioni e arricchito di linee polifoniche e di una voce di soprano, divenne poi il secondo degli Inni Greci pubblicati da Pizzetti nel 1937.
Questo fu il giudizio di Renato Simoni su queste musiche: «La musica di Pizzetti, austeramente misteriosa e patetica, consolava nel rapimento della preghiera l’affanno e il pianto degli uomini, e nella nera notte d’una umanità curva nel terrore dei numi presagiva di là dal ploro funereo la bontà e la pace d’un Dio che suscita e benedice gli sventurati. Questa musica non pare accompagnare le crisi più acute e empire di melodia le pause, ina nascere dalla tragedia necessaria, voce suprema» (“Corriere della Sera”, 24 aprile 1936).
Importante è soprattutto, il giudizio espresso da Renato Mariani in una «Lettera da Siracusa» sulla “Rassegna musicale” (anno IX, n. 5, maggio 1936: «Le melodie corali di Pizzetti – tutte atteggiate più al fraseggio espansivo che alla declamazione rapida e concisa – sono di una bellezza assoluta e vi è quel fervore, quella intensa passione, quella cantabilità tanto spesso ricorrenti in Pizzetti e che qui ricordano – per meglio precisare – certe pagine vocali dell’Orseolo e i canti corali (pur nella loro solistica strumentalità) del Largo nel Concerto per violoncello e orchestra e della Preghiera per gli innocenti nella Sonata per pianoforte e violino».
[da Mario Pintacuda, Tragedia antica e musica d’oggi, Misuraca editore, Cefalù 1978, pp. 14-16]
P.S.: Le partiture originali delle musiche di scena per Agamennone e Le Trachinie sono custodite presso l’archivio storico della Fondazione INDA di Siracusa e sono state eseguite nel 2018 (in un convegno all’Accademia Chigiana di Siena) dal Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”.
Sull’argomento, si vedano:
Marilena Crucitti, Penombra arcana sulla collina serena: Pizzetti e le musiche di scena per il teatro greco di Siracusa, Collana Chigiana, n. III/1, 2019.
Michele Napolitano, lldebrando Pizzetti e la tragedia greca, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani (https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Ildebrando_Pizzetti_e_la_tragedia_greca.html), 2019.