La morte di Camilla

2 febbraio 2021 – Comunicato dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), con il parere della commissione tecnica scientifica: “In attesa di acquisire ulteriori dati, anche dagli studi attualmente in corso, al momento per il vaccino AstraZeneca si suggerisce un utilizzo preferenziale nelle popolazioni per le quali sono disponibili evidenze maggiormente solide, e cioè soggetti giovani tra i 18 e 55 anni. Si ribadisce tuttavia che, sulla base dei risultati di immunogenicità e dei dati di sicurezza, il rapporto beneficio/rischio di tale vaccino risulta favorevole anche nei soggetti più anziani senza fattori di rischio”. In sostanza, si diceva che AstraZeneca, anche se consigliato principalmente per persone tra 18 e 55 anni, poteva essere usato anche per persone over 55 in salute.

19 marzo 2021: In Francia l’Alta autorità per la salute di Parigi raccomanda l’uso del vaccino Astrazeneca solo per chi ha più di 55 anni. La limitazione è spiegata con il fatto che i gravi casi di problemi nella coagulazione del sangue (che avevano motivato la sospensione del vaccino) erano stati osservati unicamente su persone di età inferiore ai 55 anni.

Franco Locatelli, dal 22 febbraio 2019 presidente del Consiglio superiore di sanità e da due giorni coordinatore del Comitato tecnico scientifico, afferma invece: “Per i Paesi Ue c’è autonomia e libertà per decidere eventuali restrizioni d’uso. Noi abbiamo valutato collegialmente anche questo aspetto che è stato considerato in maniera chiara e non si è ritenuto che sussistessero i motivi di restrizioni d’impiego sotto i 55 anni. Larga parte delle persone sono state vaccinate sotto quell’età e quindi è quasi fisiologico che i casi si siano concentrati lì”.

7 aprile 2021: con una circolare il Ministero della Salute “raccomanda” un uso preferenziale del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca nelle persone di età superiore ai 60 anni. Giovanni Rezza, direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, scrive infatti così: “tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni”.

22 maggio 2021: nel sito di Sky-TG24 si legge che “in diverse regioni d’Italia sono stati organizzati degli Open day vaccinali, cioè degli appuntamenti speciali in cui vengono somministrate le dosi dei medicinali anti-Covid. L’obiettivo è sia quello di invogliare i cittadini più giovani a vaccinarsi prima del tempo, senza aspettare il turno di prenotazione della propria classe di età, sia di smaltire dosi di vaccino che rischiano di rimanere inutilizzate. […] Per ottimizzare le scorte, alcune Regioni hanno deciso di lanciare queste iniziative e di permettere a chi lo desidera di ricevere una dose prima del tempo”.

Si potrebbe continuare con citazioni del genere, da cui emerge con palmare evidenza quanto segue:

1) le autorità tecnico-scientifiche (o presunte tali) hanno colpevolmente oscillato nel consentire, negare e riconsentire l’uso di AstraZeneca in fasce d’età continuamente diverse;

2) in diversi casi ci si è limitati a “raccomandare” o a “consigliare” l’uso o meno del suddetto vaccino, delegando ai pazienti una scelta che evidentemente non erano in grado di fare autonomamente, non avendo alcuna “competenza” scientifica in proposito (ammesso che qualcun altro l’avesse);

3) la necessità impellente (anche se comprensibile) di incentivare al massimo la campagna vaccinale ha indotto a “ottimizzare le scorte”, somministrando AstraZeneca a sempre più ampie fasce “volontarie” (mentre tantissime altre persone rifiutavano questo vaccino in seguito ad alcuni casi avversi segnalati dai “media”);

4) l’esempio di altri Paesi (ad es. la Gran Bretagna), dove quasi tutta la popolazione è stata vaccinata con AstraZeneca senza particolari controindicazioni e senza bufere mediatiche, ha indotto a “raccomandare” l’uso di questo vaccino per procedere nella campagna vaccinale e smaltire le scorte;

5) AstraZeneca è il meno costoso dei vaccini in circolazione; fin dall’inizio della campagna vaccinale il governo Conte e poi quello Draghi hanno investito prioritariamente su questo vaccino (il 29 dicembre scorso il governo prevedeva l’acquisto di 40,4 milioni di dosi AstraZeneca, quantità quasi quadrupla rispetto a Moderna e quasi doppia rispetto a Pfizer).

La morte della povera Camilla, la ragazza diciottenne di Sestri Levante vaccinata con AstraZeneca e deceduta ieri all’Ospedale San Martino di Genova in seguito a trombosi, si è abbattuta come devastante tempesta sulla campagna vaccinale in corso.

Il microbiologo Andrea Crisanti, professore dell’Università di Padova, ha così commentato: “Sono sorpreso del fatto che, dopo le raccomandazioni che erano state date di fare il vaccino AstraZeneca a quelli che avevano più di 60 anni, improvvisamente si fanno queste iniziative di open day che sono poi di fatto in contrasto con le indicazioni. Mi chiedo: ma c’è una regola in questo Paese o no?”.

Le domande reali sono tante: i vaccini si “raccomandano” o si somministrano in base a dati attendibili e alle fasce d’età che danno le maggiori garanzie di poterli tollerare? È ammissibile delegare la scelta ai pazienti o ai medici di turno? Nel caso dei ragazzi giovani, che di norma arrivano alla vaccinazione senza avere magari mai fatto dei controlli ematici, era pensabile aprire ad “open day” indiscriminati?

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha aggiunto queste considerazioni: “Le indicazioni di Ema dicono che i vaccini a vettore vitale, quindi anche AstraZeneca, sono sicuri. Ma deve finire il tempo delle raccomandazioni vaghe, che di fatto lasciano la responsabilità alle Regioni: Aifa, ministero della Salute e Cts devono prendere una posizione netta a riguardo. In questi mesi, troppe volte sono cambiate le indicazioni: abbiamo ricevuto uno stop a vaccinazioni in corso e cambi totali delle linee di azione sulle fasce di età e sulle categorie prioritarie. In Gran Bretagna l’intera popolazione è stata vaccinata praticamente solo con AstraZeneca. Ma qualora si avesse certezza che questo vaccino non sia sicuro, le Istituzioni preposte a farlo, e quindi non le Regioni, devono prendersi questa responsabilità e decidere di utilizzare solo vaccino di tipo mRna”.

In aggiunta alle parole di Toti, ci si potrebbe chiedere come sia possibile che nessuno, nel Comitato tecnico-scientifico o al Ministero della Salute, senta il disagio, il dolore e l’amarezza per una situazione che evidentemente è stata gestita male da più parti. Il problema, va ribadito, sta nel fatto che non si dovevano assolutamente fare “raccomandazioni” ondivaghe, ma occorreva dare indicazioni chiare, oggettive e soprattutto non mutevoli qual piuma al vento, in mancanza delle quali anche il minimo dubbio avrebbe dovuto indurre a precisione e prudenza ben diverse. Lo richiedeva prima di tutto il rispetto delle persone e della vita umana.

Purtroppo però ha prevalso la volontà di procedere a tutti i costi. Ma la morte di una ragazza che sta per andare a fare gli esami di maturità, nel momento più bello della vita, è un costo ammissibile? Il suo dolce sorriso nella foto che gira oggi sui media è una pugnalata al cuore di tutti. Speriamo di non dovere mai più soffrire così davanti a un sorriso rad

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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