A proposito di acrostici

Come è noto, un acrostico è un componimento poetico, o semplicemente un’espressione linguistica, in cui le lettere iniziali, lette verticalmente, formano un nome o una frase di senso compiuto. Il termine è di origine greca (da “ákron” = “estremità” + “stichos” = verso”).

I Latini furono grandi cultori dell’acrostico: erano famosi quelli che formavano gli “argomenti” delle commedie di Plauto, nei quali le iniziali dei versi formavano il titolo dell’opera; ecco per esempio quello del “Persa” (“Il Persiano”):

Profecto domino suos amores Toxilus

Emit atque curat, leno ut emittat manu;

Raptamque ut emeret de praedone virginem

Subornata suadet sui parasiti filia.

Atque ita intricatum ludit potans Dordalum”.

Celeberrima è la scritta acrostica INRI posta tradizionalmente sulla croce di Cristo (in cui le lettere stanno per “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, cioè “Gesù Nazareno re dei Giudei”).

Altrettanto nota la sigla in caratteri greci IΧΘΥΣ (ἰχθύς “pesce”, pron. ichtys) collegata sempre a Gesù dai primi cristiani (᾿Ιησοὸς Χριστὸς Θεοῦ υἱὸς Σωτήρ “Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore”); per questo motivo il simbolo del pesce era diffusissimo nelle catacombe di Roma.

In seguito, per limitarci solo a qualche esempio, si trovano moltissimi acrostici nella letteratura italiana: nella “Divina Commedia” ad es. si è letto VOM, cioè “Uomo”, nelle terzine dedicate da Dante agli esempi di superbia punita nel Purgatorio (XII 25-63) o in un passo del Paradiso (XIX 115-141). Inoltre composero acrostici il Boccaccio (nel poema allegorico “L’amorosa visione”), Matteo Maria Boiardo (con un sonetto acrostico nel quale, leggendo le iniziali, si formava il nome della donna da lui amata, Antonia Caprara), Giovanni Pascoli (acrostici alle sorelle), Eugenio Montale (nella poesia “Da un lago svizzero”, in cui le lettere iniziali di ogni verso formano il nome e il cognome dell’amata “Volpe”, Maria Luisa Spaziani), Edoardo Sanguineti, ecc.

Basterà per ora soffermarsi su un paio di acrostici piuttosto misteriosi, utilizzati da due case reali antiche.

Il primo fu adottato dai sovrani della Casa d’Asburgo come proprio motto; si tratta di A.E.I.O.U.

Molti lo interpretano, scorgendovi un’autoesaltazione imperialistica da parte degli Asburgo, come “Austriae Est Imperare Orbi Universo”, cioè “È proprio dell’Austria comandare sul mondo intero”.

Non mancano però altre possibili soluzioni:

1. “Austria erit in orbe ultima” (“L’Austria sarà l’ultima [a sopravvivere] al mondo”); ma in questo caso non mancò chi, ostile agli Asburgo, intese ben diversamente (“L’Austria sarà l’ultima tra le nazioni”);

2. “Austria est imperio optime unita” (“L’Austria è ottimamente unita [al concetto di] impero”);

3. “Augustus est iustitiae optimus vindex” “L’imperatore è il migliore vendicatore della giustizia”;

4. “Austria Est Imperatrix Omnis Universi” “L’Austria è imperatrice di tutto il mondo”.

Creatore del motto fu l’imperatore Federico III (XV sec.), che aveva una passione spiccata per le formulazioni simboliche ed esoteriche; durante la sua vita non volle chiarirne il significato, ma a quanto sembra poco prima di morire ne avrebbe fornito una spiegazione in tedesco: “Alles Erdreich Ist Österreich Untertan”, cioè “L’Intero Mondo è Soggetto all’Austria”.

Nel 1951 il filosofo tedesco Eugen Rosenstock-Huessy propose un’interpretazione in chiave (forse troppo fiduciosamente) europeistica: “Austria Europae Imago, Onus, Unio” “L’Austria è l’immagine dell’Europa, onere ed unione”.

Secondo alcuni, AEIOU potrebbe rappresentare l’anagramma (IAOUE) della traslitterazione in latino o tedesco del Tetragramma biblico che indica l’innominabile appellativo di Dio, con allusione al diritto divino degli Asburgo.

I Savoia non vollero essere da meno degli Asburgo e crearono un motto probabilmente acrostico, cioè FERT, adottato già da Amedeo VI, il “Conte Verde” (1334 – 1383), e variamente interpretato:

1) Fortitudo Et Robur Taurinensis (“Forza e robustezza torinese”);

2)  Fors Eius Romam Tenuabit (“La sua forza distruggerà Roma);

3) Foedere Et Religione Tenemur (“Siamo tenuti uniti dai patti e dalla religione”)

4) Fides Est Regni Tutela (“La fede è la protezione del Regno”).

Secondo altri, più irriverenti, l’acronimo significherebbe “Frappez, Entrez, Rompez Tout” (“Battete, Entrate, Rompete tutto”). Altrettanto antisavoiarda era la decifrazione ironica “Foemina Erit Ruina Tua” (“La donna sarà la tua rovina”), con riferimento a Vittorio Amedeo II e al suo matrimonio morganatico con Anna Canalis di Cumiana, seguito poi dalla sua abdicazione.

Non manca poi chi nega che FERT sia un acrostico: in tal caso sarebbe la terza persona singolare del verbo latino “fero” e vorrebbe dire soltanto “sopporta” (con una sorta di invito religioso alla casa regnante ad accettare le difficoltà e le responsabilità del potere).

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *