I coltelli delle pizzerie

Avranno avuto anche loro un’ardente gioventù.

Erano nati taglienti, aguzzi, incisivi come bisturi. Avranno sbudellato pance nelle risse che rallegrano da secoli la nostra isola, avranno affondato la loro lama nelle pietanze più dure, avranno luccicato al sole minacciosi, avranno fatto bella mostra di sé nella “lapa” dell’arrotino (“è arrivato l’arrotino!”).

Ma ora, nella loro vecchiaia, che possono fare i coltelli? Ormai sono smussati, lisci, talora scheggiati, resi innocui dal troppo lavoro in tanti anni di gloriosa carriera; quale sarà allora la sede del loro pensionamento, la loro casa di riposo?

Ma è ovvio: le pizzerie.

Infatti nelle pizzerie i coltelli non tagliano, quasi mai. La consumazione di una pizza, rituale già faticoso di per sé nei sabati sera, diventa lotta aspra fra il velleitario tagliatore e la viva carne palpitante della pizza che sogghigna vedendo l’innocua lama puntata invano contro di lei.

Un (ex) coltello da pizzeria…

Non si contano le volte che, andando in pizzeria, ho avuto modo di constatare questa spiacevole circostanza. Quando infatti, dopo attese più o meno lunghe, arrivano le pizze, ecco che il coltello affonda nell’agognato cibo, ma questo, elude il contatto con la lama, ride dei vani sforzi del cliente affamato.

Sudare, contorcersi, digrignare i denti è inutile: il coltello non taglia. In questi casi viene in mente un detto popolaresco locale: “’a carne è dura e u cuteddu nun tagghia”.

A un certo punto, quando si è fra amici carissimi, non si hanno remore ad afferrare la beffarda “pizza” e ad “aggangarla” coi denti, lasciando l’esanime coltello accanto, sconfitto e forse demoralizzato di questo suo estremo impari combattimento. [Del resto, come ho avuto modo di vedere in America alcuni anni fa, lì mangiare la pizza con le mani è la prassi e chi usa il coltello e la forchetta viene guardato come un alieno].

In conclusione, mi permetto di rivolgere una domanda ai pizzaroli che ancora non l’hanno fatto (e purtroppo non mancano): che ne direste di creare un ospizio dei coltelli, ove ricoverare le vecchie glorie ormai esauste, e di comprare qualche bel coltello seghettato per i vostri clienti? L’unico rischio che correreste sarebbe di essere accoltellati con maggiore fortuna da qualche cliente deluso dalle pizze…

Io un pensierino ce lo farei; e comunque mi sa che la prossima volta mi porto il coltello da casa.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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