La “pastissada de caval”

Fedele alla mia radicata convinzione che, quando si parte, occorre assolutamente gustare a tavola le specialità locali (se no tanto vale starsene a casa), in occasione del mio breve soggiorno a Verona ho avuto modo di gustare, presso l’Osteria del Duca (vicino alla cosiddetta “casa di Romeo”), la “pastissada de caval” (non traduco per rispetto di vegetariani, vegani e altri analoghi astensionisti).

La “pastissada de caval” è preparata seguendo una ricetta antichissima: secondo la tradizione, al termine di una battaglia combattuta nel settembre 489 tra Teodorico (re degli Ostrogoti) e Odoacre (allora re d’Italia), centinaia di cavalli giacevano morti sul terreno. I veronesi affamati, non volendo che tutta quella carne andasse sprecata, la tagliuzzarono e la misero a macerare nel corposo vino rosso della Valpolicella, aromatizzandola con abbondanti spezie e verdure, per poterla poi consumare cuocendola a fuoco lento.

Il ristorante che ho citato sfoderava un menu molto equino: oltre al suddetto spezzatino di cavallo (con contorno di polenta), vi si trovavano: “carne di cavallo cruda con senape e capperi”, “bistecca di cavallo alla griglia”, “sfilacci affumicati di cavallo con insalatina e grana”, “spadellata di cavallo” e “polpettine di puledro alla griglia”.

Veniva davvero voglia di darsi all’ippica…

Mio giudizio sulla “pastissada”: ovviamente i vegetariani e i vegani si “imbizzarrirebbero” equinamente al pensiero di ingurgitare simili cavallinità; ma a me non è dispiaciuta (e uso la litote soltanto perché quella sera, avendola fatta golosamente precedere da una “pasta e fasoi” compresa nel menu da 22 euro, forse non avevo tutto l’appetito necessario a gustarla al meglio).

Del resto (sia detto ai lettori carnivori), se mangiamo la carne di maiale, animale certo meno pulito del cavallo, perché fare gli schifiltosi verso la carne equina? Fra l’altro si vende anche a Palermo, in diversi quartieri popolari, con la radicata e corretta convinzione che la carne equina serva a “fare sangue” (infatti in essa la concentrazione elevata di acidi grassi ω 3 è benefica per il cuore e utile a ridurre i livelli di colesterolo totale e i trigliceridi).

Nitrito di approvazione, dunque, per la “pastissada de caval”; del resto, il caval pagato lo si mette in bocca.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *