Il Far West in Italia

I giornali di oggi presentano in prima pagina l’omicidio di Voghera. “Repubblica”, ad esempio, titola «Assessore a mano armata» e sottotitola: «Esponente leghista uccide un immigrato per strada / Salvini: è stata legittima difesa, lo dice pure il pm” / Letta: vietiamo subito le pistole ai privati cittadini».

I fatti sono noti. Poco dopo le 22 dell’altro ieri, davanti a un bar gestito da cinesi nel cuore di Voghera (Pavia), Youns El Bossettaoui, uno sbandato trentanovenne di origini marocchine, con precedenti penali per spaccio e reati contro il patrimonio e senza fissa dimora, si aggirava (forse ubriaco) tra i clienti del locale e dava poi in escandescenze, urlando contro una coppia di giovani, tirando una sedia al cagnolino di altri due avventori del locale, minacciando gli astanti.

Là vicino si trovava Massimo Adriatici, assessore leghista alla Sicurezza nella giunta di centro-destra del Comune di Voghera, avvocato di 47 anni ed ex sovrintendente di Polizia presso il locale commissariato.

Massimo Adriatici

Assistendo alla scena, Adriatici (a quanto ha dichiarato) stava per chiamare la polizia: l’immigrato gli si è allora avvicinato ed è iniziato fra i due un vivace alterco; a questo punto, come si legge su “Repubblica”, il marocchino «mette una mano in faccia all’avvocato e lo spinge facendolo cadere sul marciapiede. […] E mentre cade la Calibro 22 di Adriatici spara un colpo, un solo proiettile che colpisce al cuore il marocchino e lo uccide».

L’assessore (da molti soprannominato «lo sceriffo») ha dichiarato che gli è “partito un colpo” mentre cadeva a terra; e ha attribuito la fatalità al violento atteggiamento della vittima: “era furioso perché stavo chiamando la polizia”.

In seguito al tragico avvenimento, Adriatici è stato arrestato; i suoi due avvocati hanno subito invocato la legittima difesa e Matteo Salvini si è affrettato a giustificare il comportamento dello “sceriffo”: «Non è stato Far West. A fronte di una aggressione, come estrema [sic] ratio, ovviamente la difesa è sempre legittima».

Secondo Salvini, dunque, va considerato legittimo uscire di casa armati e con il colpo in canna; va considerato legittimo sostituirsi alle forze dell’ordine nel mantenimento dell’ordine pubblico; va autorizzato l’assassinio di una persona non armata per “difendersi”.

Ora, dati alla mano, nel nostro Paese le licenze di porto d’armi sono cresciute del 10% nell’anno della pandemia e fra il 2015 e il 2018 i possessori di licenze di “tiro sportivo” sono aumentati di 400.000 unità. Contestualmente, sono aumentati i casi di “eccesso di legittima difesa”: gioiellieri, benzinai, commercianti, passanti aggrediti da rapinatori hanno reagito in più occasioni uccidendo gli assalitori; e sono state sempre analizzate le circostanze, ad es. nel caso in cui gli aggressori siano stati colpiti mentre fuggivano e quando non minacciavano più la vita e i beni delle “vittime”. In genere, come si legge sempre su “Repubblica”, «chi si fa giustizia da sé viene assolto. O quantomeno “archiviato”».

Interessante risulta in proposito la testimonianza di Luca Di Bartolomei, figlio di quell’Agostino calciatore della Roma che si tolse la vita a Castellabate nel 1994 sparandosi con la sua calibro 38; Luca, che da anni ha intrapreso una campagna contro la diffusione delle armi per uso personale, afferma ragionevolmente quanto segue: «Una società più armata non è una società più sicura, è soltanto più violenta. Una pistola in casa, come dimostra la storia di mio padre, aumenta il rischio che questa venga usata, per uccidersi, per uccidere».

In effetti, che il nostro Paese diventi un Far West fotocopiato sull’uso americano, dove le armi si comprano al supermercato, a me non piace; e spero che non piaccia a tante altre persone ragionevoli e aliene da ogni violenza.

Non mi piace, non ci piace che giustizieri della notte improvvisati vadano in giro con il colpo in canna sostituendosi alle forze dell’ordine.

Certo, sarebbero auspicabili un maggior controllo del territorio da parte di carabinieri e polizia, una presenza più assidua nei luoghi “a rischio” e un contatto più immediato con le necessità dei cittadini; e appaiono inaccettabili e autolesionisti i tagli di spesa e le riduzioni di personale attuati in passato in questi settori. Sembra incredibile, ad esempio, che in trasmissioni televisive come “Striscia la notizia” sia un privato cittadino come Vittorio Brumotti a rischiare la pelle per documentare la realtà degradata di quartieri italiani infestati da spacciatori e criminali d’ogni risma, provocando il (tardivo) intervento delle forze dell’ordine.

Sembra di essere tornati alla violenza documentata da un’antica legge romana delle XII Tavole: «Si nox furtum faxit, si im occisit, iure caesus esto», cioè: «Se di notte (qualcuno) avrà fatto un furto, se (il derubato) lo ha ucciso, (il colpevole) sia ucciso a buon diritto». Una norma assoluta, priva di sfumature, draconiana, a feroce e indiscriminata tutela della proprietà privata.

Ma ben più ragionevole appare l’art. 52 del nostro codice penale: «Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa».

Come si vede, qui si precisa che la difesa deve essere “proporzionata all’offesa”; e francamente, tornando al nostro caso, appare “sproporzionato” che un privato cittadino si aggiri con il colpo in canna (sia partito o no “accidentalmente” poco importa: era in canna!!) e ritenga lecito il pensiero di poter sparare su un’altra persona, chiunque questa sia (anche la peggiore al mondo).

Il V comandamento dice “Non uccidere”; punto e basta.

Non dice “di notte, di giorno, in certi casi sì e in altri no”; dice: “non uccidere” e stop.

Ci riflettano su, i tanti che vedono con tolleranza e rassegnazione l’avvento sempre più minaccioso dei troppi “giustizieri della notte”. Al degrado della società si risponde con un rilancio della civiltà e della giustizia, non con un abbrutimento generalizzato che ritenga lecita ogni ritorsione violenta.

Un’ultima riflessione. Siamo sicuri che, se l’aggressore dell’altra sera fosse stato un indigeno dell’oltrepò pavese e non un immigrato dall’Africa, la risposta dello “sceriffo” dalla pistola facile sarebbe stata altrettanto violenta e rabbiosa? Se alla violenza facile e indiscriminata si aggiunge la xenofobia più becera, il mix che ne deriva è davvero micidiale.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. Condivido le Sue riflessioni lucide e puntuali. Penso che la violenza si combatta con le “armi” legittime del diritto ma, anche e soprattutto, della cultura, dei valori, della non violenza.

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