Aprile 1968: un altro numero del giornalino del Liceo “Garibaldi” di Palermo

Il numero unico del giornalino del Liceo classico “Garibaldi” di Palermo datato aprile 1968 sviluppava ben 54 pagine di testo; il prezzo era sempre di 100 lire.

Il direttore era Antonio Calabrò, subentrato a Fabio Grasso e destinato a diventare un saggista e giornalista affermato a livello nazionale.

La redazione (profondamente rinnovata rispetto all’anno precedente) era composta da 22 fra ragazze e ragazzi, di cui riporto l’elenco completo: Bice Agnello, Adriana Arcara, Emilio Arcuri, Flora Arcuri, Augusto Cavadi, Enrico Cillari, Gigi Cusimano, Claudio Dell’Aria, Iunia De Mauro, Emilia Ferruzza, Lucia Gagliardi, Vincenzo Gulì, Nino Insinga, Paola Lantieri, Pompeo Macaluso, Duilia Martellucci, Alessandro Musco, Nanni Puliatti, Francesca Orestano, Claudio Riolo, Anna Scola e Guglielmo Wolleb. Il disegno di copertina era di Francesca Orestano.

Il maggior sviluppo del fascicolo aveva sicuramente richiesto un maggiore sforzo anche finanziario, per cui non ci si meraviglia di vedere un maggior numero di pagine pubblicitarie, in colore verde, dove si reclamizzano (ad es.) l’esposizione Piaggio di via Empedocle Restivo, il Club Marus 20 anni, la concessionaria Ribolla della Moto Guzzi, il negozio Quadrante Arredamenti, i tessuti Citarrella, lo specialista radiologo Nino Aquila, il parrucchiere Leone di p. Politeama, il celebre Hugony, il quotidiano “L’Ora – scuola” del giovedì e i tessuti e tappeti dei fratelli Gulì.

Visto lo sviluppo notevole dei testi pubblicati (fra l’altro stampati in corpo più piccolo rispetto al passato, a causa della maggiore lunghezza), non è materialmente possibile fornire un resoconto esauriente su di essi; mi limiterò dunque ad una rassegna, soggettiva e incompleta, dei materiali disponibili.

Alle pp. 2-3 un articolo non firmato parla ampiamente degli organismi rappresentativi studenteschi, definiti «espressione diretta e consapevole delle esigenze di effettiva educazione democratica che il giovane richiede oggi dalla scuola italiana».

A p. 4 Ivo De Gasperi commemora Martin Luther King, che era stato assassinato a Memphis pochi giorni prima, il 4 aprile 1968, con una breve ma intensa poesia: «… e una macchia rossa / di sangue / sul volto d’uomo / negro / … e una macchia nera / di vergogna / sulla coscienza di ogni uomo / bianco».

Le due pagine di “divagazioni” di Augusto Cavadi (pp. 6-7) affrontano diversi temi importanti, come la necessità di onestà e coerenza nelle scelte future (per cui la scuola non doveva diventare “un apprendistato dell’opportunismo”), l’obiezione di coscienza e l’autenticità del sentimento cristiano.

Diversi articoli parlano di poesia, letteratura e musica: Lucia Gagliardi parla di “Poesia e musica popolare siciliana” (pp. 8-9), Leonardo Samonà e Osvaldo Cisternino spezzano una lancia a favore della musica sinfonica (p. 10), Gigi Cusimano analizza la musica di Bach (p. 19) e scrive anche sul tema “Classicismo stile ‘900” (pp. 44-45).

Non mancano le analisi di tipo sociopolitico e storico-filosofico: Claudio Riolo nel suo articolo “La rivoluzione dei poveri” deplora le sperequazioni sociali (pp. 10-11), Alessandro Musco ed Enrico Cillari si occupano del tema del razzismo (pp. 12-15; da notare l’uso persistente del termine “negro”, ancora non eliminato dall’avvento del “politicamente corretto”), Emilia Ferruzza chiarisce il vero concetto di “libertà” (pp. 15-16) e parla del rapporto fra i giovani e la politica (p. 47), Antonio Calabrò parla di un “problema scottante” come la delinquenza (pp. 20-21), Nanni Puliatti si chiede se il Paese sia ancora governato da “militaristi” (p. 23), Pompeo Macaluso parla della guerra in Vietnam (pp. 30-31), Alberto Cacopardo affronta un discorso sullo studio della storia (p. 35), l’attivissimo Augusto Cavadi disserta sul tema “L’amore e l’ingrizzo” (pp. 36-38) e propone alcuni “Appunti di sociologia” (pp. 45-46), Guglielmo Wolleb propone una serie di “Pensieri” di carattere esistenziale (pp. 40-41), Enrico Cillari parla della violenza nei campi di calcio (“Il calcio si fa cattivo e il tifo esasperato”, p. 43). In particolare, un articolo di Pompeo Macaluso affronta il doloroso tema del terremoto, a pochi mesi dal catastrofico sisma nella valle del Belice (p. 42).

Si trovano spesso intense riflessioni di carattere etico: Liliana Lepanto parla dei trapianti di cuore e dell’allora popolarissimo dottor Barnard, con le relative implicazioni morali (p. 24), Paola Lantieri discute sul crescente fenomeno della pornografia e sulle carenze dell’educazione sessuale a scuola e in famiglia (p. 25), Francesca Orestano si pone “interrogativi sulla morale”, anche lei a proposito dei trapianti di cuore (p. 39).

Per quanto riguarda la didattica, Mario Gulli e Augusto Cacopardo esprimono un loro parere sul modo in cui dovrebbe essere organizzato lo studio delle materie scolastiche, deplorando lo sterile nozionismo: «Il professore dovrebbe saggiare non la quantità di cose che l’alunno ricorda sul momento e che non tarderà a dimenticare appena fuori dal Liceo, ma quello che di duraturo e di valido egli ha saputo ricavare dai libri. […] Purtroppo lo studio, nella mente di ognuno, è stato sempre accompagnato dall’idea di scuola, che vuol dire interrogazioni-controllo e preparazione esclusivamente in funzione di esse, e mai desiderio di capire un uomo per quello che egli fu e che può dire a noi, oppure una poesia o una situazione storica per quello che esse hanno di valido. […] Ma tutto questo, purtroppo, nella testa di molti non c’entra» (p. 18); dal canto suo, Franco Cisternino parla di “Scuola ed amore di conoscenza” (pp. 22-23): la scuola, a suo parere, dovrebbe essere «più fluida [nel ’68 questo aggettivo aveva un’altra accezione rispetto a oggi…], più aperta all’iniziativa del singolo: programmi elastici, studio su molti libri, interruzione della barriera fra insegnante e alunni, dialoghi e discussioni, vitalità».

C’erano pure delle interviste: Cavadi, Insinga e Martellucci intervistano i giornalisti Bianca Cordaro, Nino Bonsangue e Gregorio Napoli, affrontando il tema dei film “vietati ai minori” e delle motivazioni di tali divieti (pp. 26-29).

Sempre Cavadi, stavolta con Calabrò e Cusimano, intervista l’on. Raimondo Manzini, direttore de “L’Osservatore romano” sui “problemi della stampa studentesca” (pp. 32-33).

In entrambi i casi, si nota nei giovani intervistatori una maturità notevole, in grado di stimolare risposte articolate da parte degli intervistati. Dalla seconda intervista, in particolare, deriva la convinzione che il giornale d’istituto «deve essere rappresentato dalle idee più disparate, deve essere […] un’antologia di pensiero, emblema di libertà e saper vivere»: tolleranza, pluralità di prospettive, apertura al dialogo erano dunque gli elementi-cardine alla base dell’impegno dei giovani redattori.

In questo numero Augusto Cavadi fa la parte del leone: alle pp. 50-51 compare addirittura un ironico “Saggio pseudo-critico sopra la lirica di Vincenzo Gulì e Augusto Cavadi” in cui i fantomatici e parodistici professori Natalino Sapone e Ettore Baratore, “docenti indecenti alla Sorbona”, analizzano le figure dei due… intellettuali in erba; in particolare, a Cavadi viene raccomandato di “provare l’esperienza dell’esilio”, visto che è forse uno dei pochi elementi che lo distinguono da Dante…

Un resoconto delle attività del gruppo culturale dell’istituto si legge a p. 51: «Si è cercato di interessare di più di noi stessi e i nostri compagni alle materie scolastiche, mediante conferenze e discussioni su argomenti di studio particolarmente interessanti: un esempio è dato dalla conferenza sui filosofi presocratici, preparata da Alberto Cacopardo, Riccardo Cassinis, Aldo Cisterino e Mario Frangipane, che ci hanno mostrato, di questi filosofi, degli aspetti di solito trascurati dai libri di scuola; l’unico difetto è stato quello di non essere riusciti molto bene a fare appassionare il pubblico in un dibattito che potesse meglio chiarire gli eventuali dubbi, e che potesse rendere più viva la manifestazione. La musica è stata la grande protagonista dell’attività di questo anno: un’audizione di musica classica, con introduzione e commento ai pezzi di Ciccio e Aldo Cisterino, Leonardo Samonà e Franco La Cecla, ha attirato una vera folla di Garibaldini; un pubblico minore ma scelto ha riempito la sala dei professori per l’audizione di musica negro-americana, in cui Augusto e Alberto Cacopardo hanno illustrato lo sviluppo di questa espressione artistica, dalle origini africane fino allo “spiritual” e al “blues”. Iniziativa nuova è stata l’istituzione di un gruppo dibattiti, il cui scopo è quello di fare in modo che, attraverso la discussione di importanti problemi comuni a tutti i ragazzi, i Garibaldini comincino a conoscersi meglio e si scambino le loro idee, in modo che ciascuno possa uscire dal suo mondo ristretto per aprirsi a prospettive sempre più ampie e più varie. Due interessanti discussioni sul valore della cultura e sullo studio scolastico della storia sono state il frutto del lavoro di questo gruppo che indubbiamente avrebbe potuto essere più attivo. I dibattiti si sono tenuti in case private e con gruppi non troppo numerosi, ma diversi, in modo da evitare gli inconvenienti delle discussioni con troppe persone. Ultimamente poi il gruppo ha compilato un bollettino per mezzo del quale informa i Garibaldini delle diverse attività culturali che si svolgono in città. Si è già tenuta, poi, un’audizione sulle canzoni di protesta americane (Bob Dylan, Joan Baez etc.), che ha avuto molto successo presso i numerosi miscofili [sic!] garibaldini. Infine il gruppo culturale ha in programma ancora una conferenza su Verga e una su Kant, alle quali, o per paura degli esami, o per amor di conoscenza non mancherà il concorso di pubblico. Ripensando ai mesi passati non posso fare a meno di considerare che, senz’altro, speravamo in una maggiore collaborazione da parte dei Garibaldini, speravamo che essi organizzassero le conferenze che ritenevano più interessanti, o che, per lo meno ci aiutassero coi loro consigli. Evidentemente eravamo troppo ottimisti; tuttavia è soltanto in questa maniera – non mi stancherò mai di ripetere – attraverso una migliore conoscenza degli altri e di noi stessi, attraverso il dialogo e la discussione, che potremo formarci delle idee nostre, pensare con la nostra testa, e diventare finalmente delle persone serie. Per ciò che riguarda i componenti del gruppo ci sono da segnalare la mancanza di Gilda Arcuri e l’ingresso di Lorenzo D’Asaro».

Piuttosto deludente era invece la relazione sulle attività del gruppo ricreativo (p. 52): tale gruppo si era prefissato di «svegliarsi dal letargo degli anni precedenti per organizzare alcune attività di svago a beneficio dei garibaldini e per promuovere un maggiore avvicinamento tra tutti gli studenti»; si era quindi progettata la realizzazione di feste a Natale e a Carnevale, però le iniziative furono ostacolate dalla scarsa adesione delle studentesse e degli studenti e «da una certa opposizione delle autorità»; si dovette quindi ricorrere «alla compartecipazione di altre scuole, il che ha influenzato negativamente la psicologia dei garibaldini ed inoltre ha provocato notevole confusione alle manifestazioni». Ci si riprometteva però di recuperare il tempo perduto, organizzando un torneo di scacchi, uno di ping-pong e un concorso di pittura e fotografia.

Un trafiletto a fondo pagina invitava i “garibaldini” a recarsi “a giorni” al Teatro dei Cantieri Navali per assistere a due lavori teatrali (“L’uomo nudo e l’uomo in frac” di Dario Fo e “Esecuzione capitale” di Paolo Novelli), interpretati da un cast di attori garibaldini (Chuck Dell’Aria, Patrizia Salatiello, Nino Insinga, Giorgio Palumbo, Alberto ed Augusto Cacopardo, Maurizio Falcone, Franco La Cecla, Lucio Melazzo e Matilde Mitra); la regia era di Giorgio Palumbo e Franco La Cecla.

Chiudevano il giornale le cronache sportive, curate da Gianliborio Mazzola.

La mia impressione, ultimata la lettura del giornalino, è che alla pluralità dei temi affrontati in questo numero non corrispondesse lo stesso spirito libero, goliardico e audace dei fascicoli precedenti; fatte le dovute eccezioni (e salvando soprattutto la fantasia e l’estro di Cavadi), si ha la sensazione di un lavoro meno spensierato, meno “gioioso”, più “trattenuto” e quasi timoroso di andare a fondo nell’affrontare certi temi. Forse il particolare momento storico-politico, le tristi vicende di cronaca (era recente l’esperienza del terremoto) e un certo sospettoso clima autoritario aveva penalizzato e in parte paralizzato l’iniziativa della pur validissima redazione del giornalino. Il risultato è dunque una pubblicazione sicuramente interessante e poliedrica, da cui emerge la preparazione e l’alto livello culturale delle studentesse e degli studenti coinvolti, ma che forse sarebbe stata più brillante e coinvolgente in circostanze più favorevoli.

P.S.: Ringrazio Augusto Cavadi per le utili informazioni che mi ha dato e Nino Sparacino per avermi prestato i fascicoli del Giornalino del “Garibaldi”.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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