La Sicilia in giallo e i vaccinati in terapia intensiva

Da lunedì 30 la Sicilia quasi sicuramente ritornerà in “zona gialla”.

Come scrive “Repubblica”, la decisione “nasce essenzialmente dal flop della campagna vaccinale che vede immunizzata solo poco più di metà della popolazione dell’Isola”. A ufficializzare la decisione sarà oggi la cabina di regia del ministero della Salute, certificando il superamento dei tre parametri che inducono alle nuove restrizioni.

La nuova emergenza Covid, aggiunge il quotidiano, deriva però da diversi fattori: oltre ai no vax, hanno inciso negativamente le feste (una marea di matrimoni arretrati, lauree, compleanni, battesimi e chi più ne ha più ne festeggi), i funerali, gli assembramenti indiscriminati (specie durante i campionati europei di calcio), il boom di afflussi turistici. Conseguentemente, “in appena 53 giorni si passa da 58 nuovi contagiati e zero decessi in 24 ore a 1409 positivi e 9 morti”.

L’assessore alla salute Razza (tornato al suo posto come se niente fosse dopo lo scandalo dei dati Covid falsati) dichiara: “Abbiamo avuto un boom di turisti e paghiamo l’effetto di una grande circolazione del virus ma abbiamo il dovere [NDA: bello sentire parlare di “dovere” da questo pulpito…] di chiedere a quella percentuale di cittadini siciliani che non ha fatto il vaccino, di fare come la maggioranza, perché la minoranza non può consentire né consentirsi di decidere le sorti di tutti gli altri siciliani”.

Ma che significa “tornare in zona gialla”?

In pratica quasi niente: le restrizioni riguardano essenzialmente l’obbligo di mascherina anche all’aperto (ma i più responsabili già ora la indossavano al primo sentore di assembramento), norme più stringenti per i ristoranti (ad es. tavoli con non più di quattro commensali se non conviventi), riduzione della capienza degli stadi e degli altri impianti sportivi. Non a caso, tutti dichiarano apertamente che le nuove misure, anche ammesso che vengano rispettate (ma chi controllerà?), “potrebbero non essere sufficienti a frenare subito l’aumento dei contagi”.

Nel frattempo, finalmente (con grave e colpevole ritardo rispetto a molte altre regioni) da lunedì sarà possibile vaccinarsi anche in farmacia con le dosi Pfizer [NDA 2: ma non si era detto in origine che queste dosi erano conservate a -80° e che per questo non era possibile inocularle se non in centri opportunamente attrezzati?]. Inoltre, finalmente, si stanno creando punti di vaccinazione un po’ ovunque e non solo negli hub vaccinali, ad es. anche a Mondello vicino all’antico stabilimento balneare.

I problemi però rimangono, dato che chi è contrario al vaccino (per paure più o meno irrazionali, per ostinazione, per ideologia, per partito preso) difficilmente cambierà atteggiamento fino a che qualche misura estrema non lo costringa a farlo (e ne deriveranno non poche polemiche, anche a livello politico).

D’altro canto i vaccinati (come me) esibiscono con orgoglio in ogni occasione il loro green pass telefoninizzato: ah, che soddisfazione, quando – dopo diversi tentativi e giravolte – il controllore di turno vede comparire la spunta verde sulla sua macchinetta e vi fa passare! E già pensiamo alla terza dose, pronti a farci anche questa dopo le altre.

Nel frattempo, c’è chi è scettico sui vaccini dell’anno scorso ritenendoli ormai inadeguati alle nuove varianti. In proposito mi è capitato di fare questa riflessione: le terapie intensive in Sicilia tre giorni fa ospitavano 102 pazienti, di cui 78 non vaccinati. La notizia era ovviamente utilizzata per invitare i renitenti a vaccinarsi; ma che pensare di quei 24 vaccinati finiti in terapia intensiva? Perché ci sono finiti? Sono pazienti “fragili”? Avevano fatto una sola dose? Non avevano sviluppato il numero necessario di anticorpi? E a proposito, chi controlla il numero di anticorpi effettivamente sviluppati dai singoli? È sicuro, ad es., che chi ha già moltissimi anticorpi necessiti di una terza dose comunque?

Il dato è preoccupante: ci sono 24 persone finite in terapia intensiva, non in un normale reparto e con sintomi lievi; e, se non fanno parte dei non vaccinati, devono essersi vaccinati. Come mai stanno lottando per la vita?

In attesa di avere risposte, noi (noi col green pass, noi con le due dosi fatte, noi che sempre e comunque rispettiamo regole che nessuno si cura di far rispettare) continuiamo ad adeguarci.

“Non capisco, ma mi adeguo”, diceva un tormentone di qualche anno fa. Ma a volte piacerebbe adeguarsi capendoci qualcosa.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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