Il blitz “televisivo” a Caivano

Ieri mattina sul sito dell’agenzia Ansa veniva così annunciato il “vasto blitz interforze” in corso al Parco Verde di Caivano: «In corso, dalle prime luci dell’alba, una vasta operazione di carabinieri, polizia e Guardia di Finanza nel quartiere “Parco Verde” di Caivano, in provincia di Napoli, e nelle località limitrofe. Si tratta di un controllo straordinario ad “Alto Impatto” che, per la prima volta, viene svolto in contemporanea da oltre 400 operatori delle diverse forze dell’ordine che stanno eseguendo numerose perquisizioni e identificazioni di persone e veicoli sospetti. Coinvolti anche i reparti specializzati delle forze di polizia e, tra questi, i cinofili antidroga dei carabinieri, le Api dei Carabinieri e con il controllo dall’alto di un elicottero del Reparto Volo. Verranno eseguiti anche controlli amministrativi finalizzati alla verifica del rispetto delle norme del codice della strada e delle condizioni di salubrità ambientale ed igienico-sanitaria dei vari immobili anche con ausilio della polizia metropolitana».

I Telegiornali delle 13 hanno mostrato le immagini delle forze dell’ordine impegnate nelle operazioni: auto della polizia che svoltavano in massa allo svincolo di Caivano, carabinieri e poliziotti in pieno assetto di guerra impegnati a salire per le scale di condomini degradati, irruzioni in alcuni appartamenti (nelle quali ogni milite stava dietro a un collega tenendogli una mano sulla spalla), il quartiere (apparentemente) rivoltato come un calzino.

Il perennemente imbronciato ministro dell’interno ha così commentato l’operazione in corso: «Il governo Meloni è determinato a riaffermare la sicurezza e la legalità su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree da troppo tempo in sofferenza. Abbiamo iniziato con le grandi stazioni, poi Ostia, oggi Caivano e nei prossimi giorni andremo in altri contesti problematici affinché non ci siano zone franche. Lo Stato lavora per riportare la sicurezza in ogni periferia del Paese».

Ma qual è stato il bilancio del superblitz? Eccolo: «All’esito della predetta attività sono state denunciate tre persone per contrabbando di tabacchi lavorati esteri poiché trovate in possesso di oltre 5 kg di tabacchi lavorati esteri privi del marchio del Monopolio di Stato. Sono stati, inoltre, sequestrati 14.000 euro a due soggetti, altri 30.000 euro, due ordigni, di cui uno rudimentale, oltre 170 cartucce di vario calibro, 3 armi bianche, di cui una mazza da baseball, un coltello a serramanico e un arco, 5 bilancini di precisione, circa 408 grammi di hashish, 375 grammi circa di marijuana e circa 28 grammi di cocaina; inoltre, in un appartamento in disuso, sono stati rinvenuti diverso materiale per il confezionamento per la droga, una pistola replica e numerose munizioni. Ancora, personale della Polizia Metropolitana, con il coordinamento della Procura di Napoli Nord, ha sequestrato un “altarino”» (www.ilmeridianonews.it).

Avete capito benissimo: in un quartiere ad altissima densità criminale, piazza di spaccio più grande d’Europa, roccaforte della camorra, luogo ideale per ogni tipo di traffico illegale, zona di violenza sistematica e incontrollata (come è avvenuto anche nel recente triste caso delle due cuginette abusate da un gruppo di adolescenti), il bilancio di tanto spiegamento di forze si riduce alla denuncia di solo 3 persone, al sequestro di somme che rappresentano una percentuale infinitesimale dei guadagni ottenuti illegalmente, al ritrovamento tragicomico di solo tre armi bianche (in un quartiere ove verosimilmente si aggirano criminali armati sino ai denti), al rinvenimento di quantità di droga minimali rispetto alle dosi enormi che girano in quei luoghi, ecc.

Il fatto è che l’esibizione giornalistica e televisiva sembrerebbe destinata più a “mostrare” che a “fare” realmente.

I blitz, quelli veri e seri, si fanno di sorpresa, di notte, non certo (guarda caso) a pochi giorni dalla visita della premier a Caivano avvenuta giovedì scorso e sicuramente non a telecamere accese.

Dei blitz veri e seri non si mandano in onda le immagini in diretta, non si inquadrano sapientemente le fasi; non si rilasciano interviste, non si mira insomma a costruire un’immagine più o meno reale.

Nei blitz veri e seri, invece, si procede sistematicamente, efficacemente e totalmente al ripristino (definitivo e non provvisorio) della legalità e alla riaffermazione della tardiva presenza dello Stato in zone del tutto sfuggite al suo controllo.

Lo dimostra il fatto che le esibizioni pseudo-muscolari (tanto più quelle “annunciate”) lasciano il tempo che trovano.

Un esempio può essere dato dalle notizie che, una volta l’anno circa, vengono date qui a Palermo su analoghe azioni di polizia, come è avvenuto al Borgo Vecchio (altro territorio indipendente dallo Stato italiano); tali operazioni duravano lo spazio di 24 ore, con enorme spiegamento di mezzi, per poi cessare del tutto l’indomani, tollerando così il pacifico e indisturbato ritorno alle precedenti attività criminali di alto, medio e basso livello.

Insomma: si facciano, come no, i blitz; si mobilitino in modo massiccio le forze dell’ordine. Ma lo si faccia lontano dalle telecamere, lo si faccia a sorpresa, nel momento in cui gli arroganti criminali che controllano le zone illegali se lo aspettano di meno; e soprattutto lo si faccia sempre, non un giorno l’anno.

Nelle (troppe) zone degradate del nostro Paese, al Sud come al Nord, l’illegalità si è radicata a tal punto che occorrerebbe far letteralmente dimenticare che sia esistita. Se i mezzi blindati delle forze dell’ordine restassero a tempo indeterminato nelle zone a rischio, se i controlli di polizia, carabinieri e Finanza fossero quotidiani e capillari, se lo Stato investisse massicciamente in un’opera di recupero culturale, economico, sociale dei quartieri degradati, se ci fosse (soprattutto) la volontà politica di favorire le indagini e la repressione del crimine organizzato, sicuramente avremmo meno Telegiornali trionfalistici e più concreti risultati.

Invece, dopo i primi passi e le prime iniziative, mancano i mezzi, mancano i fondi, mancano le persone, manca (soprattutto) una tenace e definitiva volontà; e c’è da temere purtroppo che arrivino altre tragiche e scoraggianti notizie proprio da quelle zone in cui si proclama oggi il rispristino della legalità e della sicurezza (come ha dichiarato ieri la premier).

Speriamo, ovviamente, che non sia così: ma la triste esperienza del passato e il vacuo trionfalismo di ieri dopo un blitz sostanzialmente “di facciata” inducono a un pessimismo che vorremmo fosse smentito con i fatti e dai fatti.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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