57 anni, cioè due secoli

21 marzo 1964, Copenaghen (Danimarca): IX “Gran Premio Eurovisione della Canzone” (allora si chiamava così): sedici Paesi partecipanti.

Vince la sedicenne Gigliola Cinquetti con “Non ho l’età (per amarti)” di Nisa (= Nicola Salerno), Mario Panzeri e Gene Colonnello.

Testo:

«Non ho l’età, non ho l’età

per amarti, non ho l’età

per uscire sola con te.

E non avrei

non avrei nulla da dirti

perché tu sai

molte più cose di me.

Lascia che io viva

un amore romantico

nell’attesa

che venga quel giorno

ma ora no…».

22 maggio 2021, Ahoy Arena di Rotterdam (Paesi Bassi): Eurovision Song Contest 2021, 26 Paesi partecipanti.

Vincono i Måneskin, gruppo musicale romano composto da Damiano David (voce), Victoria De Angelis (basso), Thomas Raggi (chitarra) e Ethan Torchio (batteria).

Titolo del brano: “Zitti e buoni” (degli stessi Måneskin).

Testo:

«Loro non sanno di che parlo

Voi siete sporchi, fra’, di fango

Giallo di siga fra le dita

Io con la siga camminando

Scusami, ma ci credo tanto

Che posso fare questo salto

E anche se la strada è in salita

Per questo ora mi sto allenando

E buonasera, signore e signori, fuori gli attori

Vi conviene toccarvi i coglioni

Vi conviene stare zitti e buoni

Qui la gente è strana, tipo spacciatori

Troppe notti stavo chiuso fuori

Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni

Sguardo in alto tipo scalatori

Quindi scusa mamma se sto sempre fuori, ma

Sono fuori di testa, ma diverso da loro

E tu sei fuori di testa, ma diversa da loro

Siamo fuori di testa, ma diversi da loro

Siamo fuori di testa, ma diversi da loro».

Sono passati cinquantasette anni fra la vittoria della pudica ragazzina veronese e il successo dei Måneskin (il nome è tratto da una parola danese, traducibile come “chiaro di luna”). Il look, i testi, il ritmo, l’approccio, la musicalità sono quanto di più opposto possa esistere. Ma in effetti fra quell’Italia presessantottina (ancora illusa dal boom economico, educata, discreta, repressa, con le macerie della guerra perduta ancora radicate nelle anime) e questa Italia globalizzata (cosmopolita, sicura di sé e fiduciosa anche nella sventura, quasi arrogante nella sua voglia di esistere) sembra siano passati due secoli.

E aggiungo subito, a scanso di equivoci e di pregiudizi verso la mia anagrafica condizione di “boomer”, che i Måneskin mi piacciono: riempiono il palcoscenico con un vitalismo sfrenato e con un testo non banale, che racconta l’adolescenza come momento della ribellione, della rivoluzione interiore, del necessario distanziamento (a più di un metro di distanza!) dalla famiglia d’origine per trovare un pensiero proprio, diverso, proiettato nel futuro. E mi piace la parte musicale, un rock duro, estremo, tumultuoso, frenetico, folle quanto è necessario negli accordi sparati sulle chitarre e nel furore delle percussioni, con un ritmo aggressivo e privo di pause che promana energia creativa, ribellione agli stereotipi di ogni tipo e rabbia di vivere.

Capisco che a molti ciò possa non piacere; ma il gruppo romano merita comunque un applauso sia dal punto di vista musicale sia come fenomeno di costume.

Due considerazioni conclusive.

1) L’Eurofestival (continuo a chiamarlo così) ha ribadito, se ce ne fosse bisogno, la globalizzazione massificante del vecchio continente: greci, portoghesi e ciprioti cantano (purtroppo) in inglese; San Marino è rappresentata da un rapper di colore; l’israeliana Eden Alene, magrissima, ha una pettinatura degna del Bernini; molti gruppi presentano ottimi siparietti danzati, tutti globalmente massificabili, interscambiabili e cosmopoliti.

L’identità delle varie nazioni è azzerata: proprio per questo spicca in questo contesto la bellissima canzone francese “Voilà”, eseguita da Barbara Pravi (artista multietnica, con nonni originari dalla Serbia, dalla Polonia, dall’Iran e dal Nord Africa), in cui sembra di risentire Edith Piaf e Jacques Brel (un applauso alla Francia che ricorda se stessa ci starebbe…); ed è bella anche la canzone della Russia, eseguita da Manizha, con una bellissima dichiarazione per le donne (“Russian woman”) e una performance notevole, originale, trascinante, che mescola movenze “dance” e melodia russa, protesta e intrattenimento.

Manizha

2) Fra l’Italia mitica del 1964 cinquettiano e l’Italia vitale del 2021 måneskiniano è doveroso citare la via di mezzo: il 5 maggio 1990 il 35° Gran Premio Eurovisione della Canzone (a Zagabria in Croazia) fu vinto da Toto Cutugno con il brano “Insieme 1992”, dedicato all’unità Europea.

Toto Cutugno

Con tutto il rispetto per il bravo cantautore di Fosdinovo (compositore e artista di indubbia bravura), non riesco a ricordare quella canzone. Forse il tempo l’ha cancellata insieme con i sogni nati dopo la caduta del Muro, con le illusioni frettolose di una reale “unità” europea.

Quella “unità” però, non creata e anzi ostacolata da troppe beghe politiche ed economiche (la gestione della pandemia lo ha dimostrato), è invece – come si è visto ieri sera dalle esibizioni dei cantanti – già nei fatti e nella realtà.

L’Europa (ma direi il mondo) è ormai massificata in un unico impasto che ha poche residue differenze, destinate anch’esse ad esaurirsi.

Il futuro è globale, parla un’unica lingua, prevede abitudini-mentalità-convinzioni-speranze-espressioni identiche in ogni Paese, al di là dei retaggi storici (dimenticati) e delle antiche identità; e meno male, quando questo significava sciovinismo, intolleranza e contrapposizioni aprioristiche.

I giovani sono uguali ovunque: speriamo che se lo ricordino sempre.

POST SCRIPTUM

Sto vedendo su Youtube alcuni commenti sulla performance dei Måneskin. Un tripudio di lodi da tutto il mondo: ognuno può controllare guardando il video nel sito, ma qui ne riporto qualcuno (in inglese) indicando i nomi dei commentatori con le iniziali. 1) R.M. Italy should have won several more times. I’m amazed at the quality of Italian songs every time. The language is beautiful, definitely. – 2) L. R. I’m british and how many years do we have to come last to realise that THIS is the level that’s required to win, not boring little songs about coming together with hope and love. we’re embarrassing, this is such a worthy winner – 3) D.T. During of quarantine people were getting crazy and they all needed to scream. Italia made it so good and people finally found a way to make themselves crazy again. I think that’s why they won. (and of course it was so beautiful.) – 4) R.C.S. I’ve never rooted for anything as much as I did for italy this year, such a deserving song!!! lots of love from Turkey – 5) M. This is Eurovision, not only effects. Of course you will have fires and lights, but you have an insanely good song too. SIMPLY THE BEST❤️🇮🇹 – 6) B. The best songs are the ones being sung in their original language like the italian and french one, it’s sad that so many artists use english only nowadays – 7) A.D. I like this song a lot! (I’m not even European. I’m Asian.) The fact that the song breaks language barriers is enough to make this song win. – 8) F. X. I don’t speak Italian but they can transfer the feelings of the song without you speak the language, which that’s music is all about. – 9) V. Rock will never die! Love from Greece 🇬🇷❤🇮🇹 – 10) A. R. Congratulations to Italy for winning Eurovision 2021! A very well deserved first place for sure! Spain supports you 🇪🇸 🇮🇹 – 11) N. I. I will never get over how incredible this song is – 12) S. B. I’m actually not the typ that likes rock but thank you Italy for such an amazing Song! I just love it, my absolut favourite this year! Congrats from Germany! – 13) The thing about this song I love is the fact that it ain’t one of those songs you start listening to for a single epic part and skip the rest. The whole damn song sounds epic. – 14) K. G. I had no doubt that they would be the winner 🏆 Everything deals with them is incredible.  What a great performance🤗 Good Luck in every platform. Love from Azerbaijan 🇦🇿❤️🇮🇹 – 15) S.M.L. It blows my mind that they are all born between 1999-2001 and have THAT much stage presence – 16) A. R. At last the usual phrase “Italy should have won” has been replaced by “Italy has won!”. Bravi, ragazzi!!!

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

3 commenti

  1. La comunicazione veloce ed una lingua prevalente a livello mondiale non riduce le differenze e le distanze e parlare di globalizzazione come auspicio di un’ unità prossima ventura mi pare troppo. Quando i giovani crescono la similitudine delle loro aspirazioni si frantuma in una moltitudine di interessi personali e di clan e passa dalle gare canore a contese economiche e, speriamo mai, a guerre. Più ci globalizziamo più vediamo un mondo disuguale. Può anche essere una visione presbite per vecchiaia

    1. Io vedo, dalla marea di giudizi positivi su Youtube, che la performance dei ragazzi romani ha avuto un successo straordinario; e molti, da ogni parte del mondo, uniscono le lodi per l’esibizione a lodi per l’Italia, valutando positivamente di aver cantato in italiano. Se si sbarca in aereo in qualunque parte del mondo, la globalizzazione è di un’evidenza palmare, almeno in Europa (nel mondo pure, ma in proporzione diversa e con realtà profondamente diverse che richiederanno più tempo). La miscelazione delle popolazioni e delle etnie, il contatto fulmineo dalla Nuova Zelanda alla Cina al Canada al Cile al Sudafrica nel giro di pochi secondi, la proposizione di modelli globali nella musica, nel cinema, nei video, nelle memes, perfino negli slogan, mi rafforzano l’idea che la mia presbiopia sia presto passibile di essere semmai accusata di miopia, per non aver visto prima dove sta andando il mondo, a una velocità che lascia noi “boomers” indietro a tempo di record.

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